Corradi e una sfida chiamata Rio
Nei prossimi giorni l’atleta sassarese sarà in gara nel tennis. In Brasile anche altri cinque sardi
SASSARI. A volte i sogni si avverano quando sembra troppo tardi per poterne averne. È il caso del sassarese Alberto Corradi, classe 1961, che parteciperà alle sue prime Paralimpiadi in programma nel mese di settembre, nel tennis in carrozzina.
«Mi sento abbastanza pronto – conferma lui, sottolineando quel “abbastanza” che è tutto un programma – mi sto allenando bene, parto il primo settembre alla volta di Rio de Jeneiro, e devo dire che sono carichissimo».
Un traguardo importante per un atleta non giovanissimo come lei. Come è maturata la scelta di questo obiettivo?
«Dal fatto che due anni fa sono entrato nella categoria quad, per chi non ha il controllo del tronco o ha problemi a uno degli arti superiori, dove mi sono reso conto che potevo essere competitivo. Allora ho cominciato ad allenarmi due-tre ore al giorno, e dopo sei mesi di duro lavoro ho vinto un torneo in Repubblica Ceca ed uno a Firenze, arrivando in finale in altri due, in Svizzera ed a Torino. Ci ho dato dentro, ed alla fine ho ottenuto l’undicesima posizione a livello mondiale. Alle Paralimpiadi partecipano di diritto i primi dodici della classifica, più quattro wild card. Insomma, ce l’ho fatta».
E ora, dove vuole arrivare?
«Una volta che siamo in ballo balliamo. In un anno e mezzo ho fatto 27 voli, ho girato mezzo mondo fra Giappone e Stati Uniti, e gareggiato con tutti. I primi quattro sono molto forti, ma con alcuni di loro ho lottato alla pari. L’unico inarrivabile sembra il numero uno della classifica, un australiano di 22 anni, che è nettamente il favorito per l’oro. Dipende dal sorteggio, se incrocio lui già all’inizio è difficile, ma se mi si apre il corridoio giusto sono abbastanza competitivo, e penso di poter arrivare almeno fino alle semifinali».
Come è nata la sua passione per il tennis?
«E’ il mio primissimo amore, ad otto anni mi alzavo di notte per guardare Panatta agli open d’Australia. Ho provato anche il basket nell’Anmic Sassari, prima degli anni d’oro degli scudetti e della Coppa dei Campioni. Le gare le perdevamo tutte di 30-40 punti».
Su sei sardi che andranno alle Paralimpiadi due sono tennisti, lei e Marianna Lauro, della stessa società, la Asd Saridinia Open. Questo significa qualcosa?
«Che la nostra società, che è nata nel 2000, ha fatto un bellissimo lavoro. Oltre a noi due ci sono anche Luca Arca, che ha iniziato a giocare due anni fa ed ora è fermi per motivi personali, ed altri ancora. Merito anche dell’allenatore Alessandro Ciotti, che ormai ci segue a dieci anni con grandissima passione».
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