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Chiamatemi Torres Pinna

Chiamatemi Torres Pinna

Il portierone rossoblù (42 anni ad agosto) continua a regalare emozioni

31 gennaio 2017
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SASSARI. «Sapevo che sarebbe stata una partitaccia ma sapevo anche che non sarebbero passati». Tore Pinna, protagonista del derby tra la sua Torres e il Latte Dolce è consapevole di aver scritto una pagina importate nella storia della stagione rossoblù ma tiene i piedi per terra. «Credo nella salvezza – spiega – e se ho accettato di rimettermi in gioco è perchè ho questa maglia cucita sulla pelle. Però non sarà facile e dobbiamo prepararci a tredici battaglie».

Sa che quando ha detto che sarebbe tornato tra i pali a quasi 42 anni in tanti hanno pensato a uno scherzo?

«All’inizio della stagione non ci pensavo neanch’io. Avevo accettato di dare una mano alla Torres come preparatore dei portieri. Poi le cose hanno preso una piega diversa e sono passato dall’altra parte della barricata».

Ha debuttato in una squadra sull’orlo del fallimento e con una rosa di ragazzini. Non l’ha sfiorata il dubbio di aver osato troppo?

«Non ho pensato a me ma alla Torres. E’ vero, avevo qualche chilo di troppo e un po’ di ruggine da tirare via, però mi sono rimesso al lavoro e devo dire che non mi pesa la differenza di età con i miei compagni».

Oggi come si sente?

«Credo di averlo dimostrato domenica. Sto bene, ho perso peso e ne ho guadagnato in reattività e velocità».

Domenica perfino i tifosi del Latte Dolce le hanno tributato un lungo applauso. E’ consapevole di aver fatto tre o quattro miracoli?

«Ho fatto quello che deve fare un portiere. E devo riconoscere che ci sono riuscito bene. Ho salvato la mia porta e ne sono felice».

Qual è il segreto di Tore Pinna?

«Mi sto allenando sei giorni alla settimana con grande passione. Le altre sono doti che ho sempre avuto: buoni riflessi, senso della posizione e la serenità che mi deriva dall’aver giocato per tanti anni ad alti livelli».

Si sente un po’ la chioccia della squadra?

«In parte sì anche se non sono solo. Mi sento protagonista di un’avventura che spero si concluda bene».

Riuscirete a salvarvi?

E’ una corsa in salita anche se io sono ottimista. Credo che Foligno e Città di Castello siano arrivate al capolinea, noi dobbiamo cercare di evitare i playoff. Sarà durissima».

La società ha promesso qualche rinforzo.

«Spero che mantenga l’impegno. Ci serve un uomo per reparto».

Ma sul mercato ci sono giocatori che servono alla Torres?

«Oggi chiude il mercato dei professionisti e molti resteranno a piedi. Le occasioni per portare a Sassari qualche nome importante ci sono. Però io dico che il blasone non bastano. Chi viene deve sapere che bisogna rimboccarsi le maniche dare l’anima per la maglia. Io, Frau e Sias stiamo dando l’esempio. Se qualcuno ha un po’ di puzza sotto il naso è meglio che resti a casa».

Ha qualcuno ha cui dedicare il capolavoro di domenica?

Ho perso uno zio a cui ero molto attaccato quindici giorni fa. Credo che mi stia seguendo da qualche altro posto. Lo dedico a lui e alla mia famiglia».

Antonio Ledà

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