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“Nonno” Bell e baby Trevor «Oltre la fatica, vinci col gruppo»

dall’inviato
“Nonno” Bell e baby Trevor «Oltre la fatica, vinci col gruppo»

Dieci anni di differenza, stesso ruolo anche se con caratteristiche differenti, stesso istinto da killer. David Bell, classe 1981, e Trevor Lacey, nato nel 1991, sono rispettivamente il più anziano e...

23 febbraio 2017
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Dieci anni di differenza, stesso ruolo anche se con caratteristiche differenti, stesso istinto da killer. David Bell, classe 1981, e Trevor Lacey, nato nel 1991, sono rispettivamente il più anziano e il più giovane dei dieci giocatori normalmente utilizzati da Pasquini. Entrambi sono stati grandi protagonisti nell’ultimo - folle - minuto di Nymburk. Bell è tra biancoblù che hanno pagato di più lo stress di questa settimana, ma al momento del dunque ha piazzato la zampata del campione; Lacey, che in queste quattro gare ha giocato più di tutti (sempre oltre i 30’), in Boemia è stato il più produttivo della squadra e la rimonta finale porta soprattutto la sua firma, poi completata da super Dusko Savanovic.

«È la prima volta in vita mia che mi capita di vivere qualcosa del genere – dice “baby” Lacey –. Non sono mai stato così felice per una sconfitta. Perdere di 21 è una brutta cosa, ma conta il doppio confronto. Quello che abbiamo fatto conferma che abbiamo un carattere enorme. Anche sotto di 30 non potevamo arrenderci, al diavolo la stanchezza e tutto il resto, ci abbiamo messo il cuore. Ora però non parlate solo di me, David e di Dusko: Lydeka e Carter hanno fatto tanto lavoro sporco e hanno dato un contributo straordinario. Una partita come qulla la vinci solo se tutti vanno dalla stessa parte».

«Lo stress fisico ed emotivo di questi giorni è stato davvero enorme – conferma David Bell –, questo è il nostro mestierie, siamo atleti, ma tante partite tiratissime concentrate in pochi giorni annullano tutto. Abbiamo provato restare in partita, ma loro erano molto aggressivi e sono stati bravi a metterci in difficoltà. Pensare che fosse finita? Mai, ci ho sempre creduto e ci abbiamo creduto tutti insieme, non a caso la qualificazione è arrivata grazie a tante piccole e grandi cose fatte da ognuno di noi. La voglia di vincere certe volte ti permette fare cose che non immagineresti». (a.si.)

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