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«Vivo per fare gol ma è più bello segnarli a casa»

di Andrea Sini
«Vivo per fare gol ma è più bello segnarli a casa»

Luigi Scotto racconta la sua stagione d’oro a Rieti «Una bellissima cavalcata. La Torres? Sempre nel cuore»

04 giugno 2018
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SASSARI. Una stagione a tutto gas, con la serie C riconquistata a suon di gol e un futuro che può riservare ancora tante sorprese. Luigi Scotto, classe 1990, è stato l’uomo in più del Rieti, tornato tra i professionisti dopo 11 anni, ma da giocatore con la valigia è stato anche il giocatore sardo che ha realizzato più reti (16) nell’ultimo campionato di serie D, con una particolare predilezione per le squadre sarde. «È stata una bella annata – sottolinea l’attaccante sassarese – Sono molto contento per avere confermato il numero di gol della passata stagione ma soprattutto per avere vinto il campionato. L’anno scorso avevamo vinto i playoff ma la società non se l’è sentita di chiedere il ripescaggio e ha preferito rifare la D. Stavolta ce l’abbiamo fatta, meritatamente».

Un’annata super. Scotto, 42 gol nelle ultime tre stagioni in serie D, compagno di reparto di El Shaarawy ai tempi del settore giovanile al Genoa, ha indossato anche le maglie di Cosenza, Pergocrema, Santarcangelo, Savona, Alessandria e Torres. Cosa c’è nel futuro del bomber sassarese? «Ho un po’ di tempo per pensarci, vedremo anche i programmi del Rieti. L’anno scorso ho fatto la scelta di restare e mi sono trovato bene. Ho avuto richieste in C anche a gennaio, ma avevo iniziato un progetto là e ci tenevo a portare a termine questa “missione”. Il mio obiettivo personale è crescere sempre. Onestamente la serie C fatta in una certa maniera mi interessa, altrimenti la serie D è un signor campionato. Cerco di fare sempre qualcosa in più, mi piace rimettermi in gioco e dopo il terzo anno di fila in doppia cifra spero di poter fare un salto di qualità».

Le altre sarde. La serie D è terminata con la salvezza di Latte Dolce, Budoni e Lanusei e la retrocessione San Teodoro, Nuorese e Tortolì. Come spiega questo mezzo disastro per le formazioni isolane? «Da un certo punto di vista un po’ mi sorprende – sottolinea Scotto –. Erano più o meno tutte squadre attrezzate per fare bene, forse si sono svegliate un po’ troppo tardi. L’insularità continua a essere un fattore che penalizza pesantemente le squadre sarde, la serie D costa molto di più. Sicuramente serve programmazione, ma purtroppo i soldi che girano sono sempre meno e bisogna fare i conti con quello che si ha a disposizione. Spero di rivedere presto le squadre sarde protagoniste in D, lottare per i playoff piuttosto che per evitare la retrocessione. Il materiale umano c’è, ci sono tanti giocatori buoni sui quali scommettere. Il nostro bacino è abbastanza limitato rispetto a regioni come il Lazio, ma la qualità c’è anche in Sardegna. Sarebbe bello riportare a casa i tanti sardi che stanno in giro per l’Italia, per far sì che facciano la fortuna delle nostre squadre. Sono convinto che si possa fare, anche se la scarsezza delle risorse finanziarie di cui parlavo rende tutto un po’ complicato».

Il vecchio amore. Rientrato a Sassari per le vacanze Scotto ha ripreso a frequentare l’Acquedotto per le partite della sua squadra del cuore, la Torres. «L’ho seguita passo passo da lontano. Vedendola giocare secondo me è la squadra migliore e più attrezzata per l’Eccellenza, al pari del Castiadas. I rossoblù hanno a disposizione diversi giocatori in grado di spostare gli equilibri. Faccio il nome di Spinola, su tutti, ma poi la squadra è cresciuta trovando una dimensione precisa. E poi la verità è che quando dal campo ti volti e vedi un muro di 3mila persone che ti sostengono, anche un giocatore normale diventa forte. Io ho avuto la fortuna di trovare quel pubblico e devo dire che è veramente difficile giocare male o non riuscire a dare tutto di fronte a quella gente. Spero davvero che domenica prossima al città possa festeggiare il salto di categoria che merita».

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