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Roma-Cagliari, Tomasini dà l'addio campionato

Enrico Gaviano
Roma-Cagliari, Tomasini dà l'addio campionato

50 anni fa lo scudetto: il libero si infortuna definitivamente, rossoblù indenni all'Olimpico

10 aprile 2020
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CAGLIARI. La marcia del Cagliari verso lo scudetto non si interrompe neanche in casa della Roma. Match temuto per due motivi: uno perché l’avversario allenato dal mago Helenio Herrera è comunque di buona levatura e secondo perché intanto la Juve, che segue la capolista rossoblù a due lunghezze di ritardo, gioca in casa contro il Napoli non trascendentale di quei tempi e dunque potrebbe accorciare se non annullare il divario.

Roma-Cagliari 1-1. Alla fine, in quella giornata di 50 anni fa disputata l’8 marzo, pareggiarono sia il Cagliari (1-1) che la Juve (0-0) lasciando tutto inalterato alla vigilia della sfida fra le due battistrada in programma una settimana dopo al Comunale di Torino.

Tomasini, fine di un sogno. Fra i protagonisti della sfida dell’Olimpico c’è anche Beppe Tomasini. Infortunatosi al ginocchio destro con la Sampdoria alla prima di ritorno per uno scontro con Benetti (“ma – dice lui oggi – non fu colpa di Romeo”), Scopigno lo ributta nella mischia contro la Roma, nonostante il brillante libero rossoblù, grande regista della difesa in tutto il girone d’andata, sia molto perplesso. «Il mister si era stufato – racconta “Tomas” – così mi disse: Beppe, scendi in campo, così ti rompi definitivamente e devono operarti». Tomasini non era convinto. «Anche se in effetti – ricorda lui – dopo l’infortunio con i doriani sbagliarono tutto in clinica. Avrebbero dovuto operarmi subito. Invece continuai ad allenarmi e andai anche nel ritiro della nazionale under 23. Peggiorando la situazione».

Botta e risposta. Contro la Roma le cose precipitarono molto presto. «I giallorossi segnarono dopo 10 minuti con Peirò – ricorda Tomasini –, poi dopo altri 4 minuti dovetti lasciare il campo perché il menisco del ginocchio era saltato definitivamente. Il giorno dopo mi operarono ». Nel frattempo il Cagliari, già orfano di Nenè a centrocampo, mette una pezza all’iniziale vantaggio romanisti. Controllati Riva e Gori a dovere, al 25’ segna invece Domenghini che servito da Poli supera un avversario e batte Ginulfi con un tiro da calcetto, si direbbe oggi, con la punta del piede. Poi sale alla ribalta Albertosi che para tutto e mette sotto chiave il pareggio. E Tomasini? «Mi operarono al menisco, persi i mondiali messicani. Una disdetta perché Valcareggi mi aveva confidato che puntava su me e Niccolai. Rientrai solo nella stagione successiva».

Cagliari forever. Il libero rossoblù è uno di quei giocatori che poi ha deciso di vivere definitivamente a Cagliari. «E pensare che quando al Brescia mi dissero che dovevo venire in Sardegna rifiutatai subito. Ero stato per un paio di stagioni a Reggio Calabria e per me il sud era tutto come da quelle parti. Ma non tardai a cambiare idea, la Sardegna è una terra bellissima, unica». Mario Brugnera continua a ripetere scherzosamente che il Cagliari ha vinto lo scudetto nel 1970 perché Tomasini si è infortunato e lui ha giocato titolare nel girone di ritorno... Beppe risponde ridacchiando. «Si, lo so che Mario dice così. Ma la realtà è che se non mi fossi infortunato, lo scudetto lo avremmo vinto con 6 giornate d’anticipo non con tre».

Il tabellino. ROMA: Ginulfi, Bet, Petrelli (nella ripresa Scaratti), Salvori, Capelli, Santarini, Cappellini, Landini, Peirò, Capello, Cordova (12. Evangelista, non utilizzato).

CAGLIARI: Albertosi, Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai, Tomasini (dal 14’ Poli), Domenghini, Brugnera, Gori, Greatti, Riva (12. Reginato, non utilizzato).

ARBITRO: Angonese di Mestre.

RETI: nel primo tempo al 10’ Peirò, al 25’ Domenghini.

NOTE: ottantamila spettatori sugli spalti. (7/continua)

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