«La Dinamo può fare molto meglio»
di Andrea Sini
Basket, l’analisi di Stefano Gentile: «Felice per essere rientrato ma non per il risultato. E quell’ultimo tiro...»
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SASSARI. La felicità per il ritorno in campo dopo una lunga assenza per infortunio; la delusione per la sconfitta e per quell’ultimo tiro che avrebbe potuto trasformarlo nell’uomo da prima pagina, e che invece ha rimbalzato sul ferro. Domenica pomeriggio Stefano Gentile ha fatto il pieno di emozioni e sensazioni contrastanti. Il ko di misura contro l’Allianz Trieste brucia ancora, ma per la Dinamo, nell’ottica del medio periodo, la notizia più importante è il recupero dell’ala di Maddaloni, costretta a saltare cinque gare di Supercoppa, oltre all’esordio in campionato a Pesaro. «Commentare una sconfitta interna non è mai piacevole – dice il numero 22 del Banco di Sardegna –. Oggettivamente potevamo fare di meglio, molto meglio. Avevamo iniziato bene, avevamo tutto nelle nostre mani ma poi ci siamo fatti in un certo senso trascinare dagli eventi. L’ultimo tiro? Le partite spesso si decidono sugli episodi. Penso al loro rimbalzo in attacco sull’ultimo possesso, con la palla che è finita a Doyle completamente libero, che è stato bravo a segnare quella tripla. Invece il mio tiro allo scadere non è entrato».
Come è stato in generale il rientro in campo? «Sono consapevole del fatto che la mia condizione fisica in questo momento non sia quella ideale – sottolinea Gentile –. Però sono molto contento di essere rientrato, all’inizio mi sentivo bene e stavo facendo le cose in una certa maniera, poi invece è arrivata un po’ di stanchezza, ho iniziato a sentire le gambe un po’ pesanti e questo mi ha condizionato soprattutto al tiro. Non sono scuse, sono semplicemente dinamiche normali dopo un mese di assenza. Però, ripeto, si poteva comunque fare meglio. Non vedo l’ora di rimettermi al lavoro con un po’ di continuità e dare il mio solito contributo. La squadra mi piace, sono sicuro che abbiamo le carte in regola per far bene anche quest’anno.
Contro Trieste forse a un certo punto è mancata qualcosa a livello mentale. «Eravamo partiti bene, poi siamo entrati in una sorta di loop negativo. Sono sicuro che se avessimo segnato qualche tiro aperto in più, compresi quelli che ho sbagliato io, la partita sarebbe andata in un’altra direzione. Quando non fai canestro però devi pensare a stringere un po’ di più le maglie in difesa, cosa che a noi è riuscita solo in maniera altalenante. Diciamo che ’abbiamo fatto a metà».
Pozzecco ha ruotato dieci uomini già nel primo quarto. Con la prospettiva del rientro di Tillman, sarete in tanti a dividervi le responsabilità. «Siamo una squadra in cui dalla panchina possono alzarsi e giocare veramente tutti – conferma la guardia classe 1989 –. Dobbiamo trovare il nostro equilibrio: è normale che in queste fasi iniziali della stagione le squadre un po’ più corte possano avere un minimo vantaggio, ma il campionato non si vince ai primi di ottobre. Siamo tranquilli, sappiamo di dover continuare a lavorare per ritrovare fiducia e continuità».
Come è stato in generale il rientro in campo? «Sono consapevole del fatto che la mia condizione fisica in questo momento non sia quella ideale – sottolinea Gentile –. Però sono molto contento di essere rientrato, all’inizio mi sentivo bene e stavo facendo le cose in una certa maniera, poi invece è arrivata un po’ di stanchezza, ho iniziato a sentire le gambe un po’ pesanti e questo mi ha condizionato soprattutto al tiro. Non sono scuse, sono semplicemente dinamiche normali dopo un mese di assenza. Però, ripeto, si poteva comunque fare meglio. Non vedo l’ora di rimettermi al lavoro con un po’ di continuità e dare il mio solito contributo. La squadra mi piace, sono sicuro che abbiamo le carte in regola per far bene anche quest’anno.
Contro Trieste forse a un certo punto è mancata qualcosa a livello mentale. «Eravamo partiti bene, poi siamo entrati in una sorta di loop negativo. Sono sicuro che se avessimo segnato qualche tiro aperto in più, compresi quelli che ho sbagliato io, la partita sarebbe andata in un’altra direzione. Quando non fai canestro però devi pensare a stringere un po’ di più le maglie in difesa, cosa che a noi è riuscita solo in maniera altalenante. Diciamo che ’abbiamo fatto a metà».
Pozzecco ha ruotato dieci uomini già nel primo quarto. Con la prospettiva del rientro di Tillman, sarete in tanti a dividervi le responsabilità. «Siamo una squadra in cui dalla panchina possono alzarsi e giocare veramente tutti – conferma la guardia classe 1989 –. Dobbiamo trovare il nostro equilibrio: è normale che in queste fasi iniziali della stagione le squadre un po’ più corte possano avere un minimo vantaggio, ma il campionato non si vince ai primi di ottobre. Siamo tranquilli, sappiamo di dover continuare a lavorare per ritrovare fiducia e continuità».