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Cagliari, un rossoblù sbiadito nell’anno del centenario

di Stefano Ambu
Tommaso Giulini
Tommaso Giulini

Da gennaio a dicembre meno di un punto a partita, 17 sconfitte e solo 6 vittorie Ben tre allenatori si sono alternati in panchina. La mazzata l’ha data il Covid 

28 dicembre 2020
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CAGLIARI. Da Maran a Zenga e poi a Di Francesco. Tre allenatori, ma la media complessiva del Cagliari versione 2020, da gennaio a dicembre, è al di sotto del punto a partita. Totale 30. Bel voto universitario, ma non se è il bilancio di 35 partite. Solo sei vittorie in campionato nel 2020 divise tra Zenga (Torino, Spal e Juventus) e Di Francesco (ancora Torino, Crotone e Samp). Le sconfitte invece sono 17. In compenso è stato l'anno di Joao Pedro: 13 reti nel 2020 e secondo posto nella classifica marcatori rossoblù di tutti i tempi in A. Davanti c'è solo Gigi Riva.

Dai sogni europei al “tifo” per le squadre in campo con le dirette concorrenti per la salvezza. Un classico, a parte qualche luminosa eccezione, per il Cagliari post scudetto. E, a proposito di tricolore, la festa dei cinquanta anni, congelata e “rubata” dal Covid. Così come le celebrazioni del centenario: ai posteri rimangono una maglietta creata ad hoc e usata tre volte in campionato e un documentario. Ma una cosa il Covid non l’ha tolta, la consapevolezza che il Cagliari ha davvero fatto storia. E pazienza se champagne e partite tra campioni sono rimasti nel frigorifero e a casa.

Che non fosse un buon anno, il 2020, sportivamente si è visto subito. Il Cagliari, nonostante la sconfitte con Lazio (con lo stop alla serie di risultati utili positivi lunga tredici giornate) e Udinese, aveva chiuso il 2019 praticamente ai preliminari di Europa League, sesto, col Parma dietro di quattro punti. Poi il tracollo. All’inizio sembra solo una crisetta. Certo, lo zero a quattro iniziale della Befana è un po’ pesante. Ma è la Juventus. E lo stesso discorso vale il turno successivo: zero a due, ma è il Milan. Così si dice. In effetti nelle tre partite successive il Cagliari pareggia a Brescia, ma soprattutto a Milano con l’Inter con vendetta di Nainggolan. In più c’è il pari interno con il Parma. Il gol di Cornelius nel recupero però è davvero l’inizio della fine. E quello con gli emiliani sará l’ultimo punto conquistato da Maran. Sì, perché poi arrivano tre sconfitte consecutive. E l’esonero per il tecnico ex Chievo.

In effetti Maran nel 2020 ha raccolto davvero poco: solo tre punti in otto partite. Dopo la sconfitta con la Roma, una disfatta interna mitigata nel punteggio dai gol del rinforzo di gennaio Pereiro e di Joao Pedro, il Cagliari è undicesimo, a trentadue punti. Ma evidentemente Giulini pensa che si possa fare di più e chiama Zenga per dare una scossa alla squadra. Maran paga insomma, più che per la posizione in graduatoria, per l’illusione svanita. Arriva l’uomo ragno. Ma non può fare il supereroe perché il Covid devasta l’Italia e il mondo. E il campionato viene sospeso. È marzo. Già il Cagliari, ancora con Maran, aveva fatto i conti a febbraio con una trasferta-ritiro surreale a Verona. Lì quasi una settimana prima per cercare spirito giusto e concentrazione. Ma la notte prima della gara, la scoperta: partita rinviata. La squadra rimane lì perché non si capisce bene che cosa si debba fare. E poi torna a casa psicologicamente a terra perché la partita del possibile riscatto non l’ha potuta nemmeno giocare. È il preludio alla disfatta interna con la Roma dell’1 marzo, ancora con il pubblico sugli spalti.

Poi è lockdown: il 4 marzo chiudono le scuole e tutta l’Italia, sportiva e non sportiva, sta a casa ed esce solo per portare il cane a passeggio. Zenga fa in tempo a vedere il suo Cagliari in amichevole contro l’Olbia alla Sardegna Arena, uno a zero con gol di Simeone. Poi si chiude davvero. Zenga trascorre ad Assemini tutto il periodo del lockdown, compreso il giorno del suo compleanno, il 28 marzo, Sa die de sa Sardigna. Si ricomincia il 20 giugno al Bentegodi con lo stadio vuoto. Verona fatale anche per l’esordio del nuovo mister. Il Cagliari è subito sotto di due gol, ma poi ha un’occasione d’oro: l’Hellas rimane in dieci. Il Cagliari accorcia con Simeone, ma al 70’, Cigarini si fa espellere per il secondo giallo. E addio rimonta. Per il regista ripresa del campionato amara: qualche settimana dopo rompe con Zenga e finisce in tribuna sino al termine del campionato.

Il Cagliari però si riprende: vince a Ferrara e con il Toro in casa. Poi pareggia a Bologna. E perde partita e speranze europee in casa con l’Atalanta. Anche perché nel frattempo Nainggolan si rompe definitivamente e non torna più in campo. L’ultimo sussulto è una vittoria alla Sardegna Arena con la Juventus con gol di Gagliano e Simeone. Questo non basta a Zenga per ottenere la conferma: tredici punti in tredici partite, questo il bottino dell’allenatore. Il Cagliari chiude al quattordicesimo posto.

Giulini pensa a una svolta. E nasce il Cagliari di Di Francesco. Il 4 agosto la presentazione ufficiale del nuovo tecnico. In realtà è una rivoluzione perché qualche giorno prima salta pure il direttore sportivo Marcello Carli. Per la sostituzione soluzione interna con la promozione di Pierluigi Carta. La richiesta del presidente Tommaso Giulini? Una squadra che faccia divertire i tifosi. Il Cagliari durante il mercato estivo-autunnale perde Nainggolan. La squadra prova a rinforzarsi con Marin, Ounas e il rassicurante colpo Godin. Più giovani che sono o finiscono nel giro Under 21 come Sottil, Zappa e Tripaldelli. Nel frattempo il Cagliari fa i primi conti con il Covid: positivi Ceppitelli, Bradaric e Cerri.

A settembre inizia il nuovo campionato. Con il Sassuolo di parte con un gol di Simeone. Ma anche con quella che diventa subito un’abitudine della nuova gestione: la rimonta degli avversari. Il pari all’87’ è di Bourabia. Cagliari sconfitto in casa dalla Lazio e poi sonoramente a Bergamo, 5 a 2 con la prima di Godin in squadra. Di Francesco corregge qualcosa: rinuncia al suo marchio di fabbrica 4-3-3 perché a sinistra Joao Pedro non vede la porta. E si converte al 4-2-3-1 con il brasiliano che può fare il trequartista e l’attaccante. Il numero dieci si risveglia e i rossoblu si riprendono: vittoria fuori con il Torino e in casa con il Crotone. Ma ancora c’è molto da fare perché il Cagliari perde a Bologna una partita in pugno due volte. Rimedia subito con la vittoria con la Samp. Ed è l’ultimo successo. Perché poi succede di tutto. C’è la sosta per le Nazionali in piena seconda ondata Covid. E il Cagliari paga dazio in maniera pesante: il rinforzo più importante, Godin, è positivo. A ruota poi tocca al compagno di Celeste Nandez. Si fermano per coronavirus anche Simeone, Ounas e Pereiro. E il Cagliari, che aveva conquistato dieci punti in sette partite, nelle successive sette gare conquista solo quattro punti. Senza vincere mai più. E se, dopo la doppia vittoria con Torino e Crotone, si era fatto prendere dal pensierino Europa, al termine della sfida con la Roma deve fare i conti con le vecchie preoccupazioni: terzultimo posto a soli quattro punti di distanza.

Preoccupa l’involuzione nel gioco: prima il Cagliari attaccava bene e magari difendeva male. Adesso anche coraggio e fase offensiva sembrano un po’ offuscati. Forse sono ancora le scorie atletiche del Covid: la gara del 3 gennaio alla Sardegna Arena è già la prova della verità.

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