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Sardara si concede un ultimissimo ballo

di Andrea Sini
Sardara si concede un ultimissimo ballo

L’annuncio: «Ancora un anno, poi uscirò di scena»

10 giugno 2021
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SASSARI. Il tanto temuto elefante alla fine è stato spolpato e mangiato. Ma ora, dopo 10 anni di “safari” sui campi di tutta Italia e mezza Europa, l’idea di partire per l’ennesima avventura non è esattamente in cima alle sue priorità.

Stefano Sardara tra dodici mesi non sarà più il presidente della Dinamo. Ad annunciarlo è stato lo stesso dirigente biancoblù, che ieri in Club House ha di fatto avviato il conto alla rovescia della sua gestione. La società sassarese è in vendita e c’è un anno di tempo per trovare un acquirente interessato a prendere il testimone.

L’annuncio. «Inizia il mio ultimo anno da presidente – ha detto ieri Sardara davanti ai giornalisti –, è arrivato il momento di passare la mano, la prossima iscrizione la farà qualcun altro. Sono trascorsi dieci anni entusiasmanti, dei quali sono felice, ma è tempo che qualcuno più fresco prenda in mano la situazione e la gestisca. Lavoro 18 ore al giorno, ho un lavoro come amministratore delegato di una società che assorbe molto del mio tempo, e poi avrei anche una famiglia. Non resterò nel mondo del basket: vorrei avere più di 5 minuti per fare colazione, vorrei vedere mia moglie a pranzo e qualche amico a cena. Mia madre ha sempre detto che sono un “culu di mal’assentu” (una persona che non sta mai ferma, ndr), ma ora devo davvero rallentare».

The last dance. Non si può dire che si tratti di un fulmine a ciel sereno. Già lo scorso anno Sardara aveva raccontato pubblicamente di avere pensato di lasciare la società tra il 2019 e il 2020, ma di avere deciso di restare al timone per traghettare il vascello biancoblù fuori dalle acque agitate causate dalla pandemia. «Umanamente avrei lasciato tre anni fa – ha spiegato –. Una parte importante dei tifosi mi ha fatto sempre vedere il lato bello della Dinamo ed è stata la motivazione principale per farmi restare. Due anni fa non bastava più neanche quello e avevo quasi deciso di fare il passo. Poi è arrivato il Covid, ero pronto a salutarvi ma lasciare la Dinamo così sarebbe stato un disastro. Sono ancora qua ma serve ridare fiato a questa società. Non sarà un ultimo anno nel quale tireremo i remi in barca – ha sottolineato il presidente –. È un anno che vogliamo fare alla grande, e farlo bene. Deve essere una stagione importante, nella quale vogliamo rilanciare. Quest’anno con il 40% in meno di fatturato abbiamo fatto calare il budget soltanto del 20%. Fare bene fa parte della cultura di questa società».

Le prospettive. A precisa domanda a proposito di eventuali acquirenti, Sardara ha spiegato che «a oggi non si è fatto avanti nessuno, ma può farlo quanto prima. Faremo di tutto per agevolare il subentro di chiunque creda nel progetto. Stiamo ad esempio rinnovando i contratti più importanti degli sponsor. La società dovrà restare a Sassari, sarebbe suicidio per chiunque prenderla per spostarla, per favore non apriamo scenari del genere. Ho sempre detto essere alla guida della Dinamo è come fare una staffetta. Io credo di avere fatto il mio tempo. Il presidente della Dinamo per me sarà sempre Dino Milia, un uomo che merita una statua in piazza d’Italia per avere dedicato 30 anni della sua vita alla Dinamo. Poi ci siamo tutti noi che siamo e saremo di passaggio, ognuno con le sue idee e i suoi progetti». Per quanto riguarda Torino, Sardara garantirà comunque un altro anno di vita alla società gialloblù. «Ma in caso di promozione immediata – ha chiarito, se non arriveranno acquirenti la strada della rinuncia alla massima serie sarebbe la più probabile».

Volti nuovi cercansi. Il territorio del nord Sardegna è in grado di esprimere uno o più imprenditori appassionati e capaci, in grado di subentrare? «Perché no? Se torniamo indietro di 10 anni – dice il dirigente sassarese – la domanda era la stessa, poi sono arrivato io e abbiamo fatto degli step importanti rispetto alla gestione precedente. E la gestione precedente a sua volta aveva fatto passi avanti rispetto a chi c’era prima. Se non sei mosso dalla passione è difficile, ma il territorio ha più di una potenzialità da questo punto di vista». Insomma, non è il caso di fasciarsi la testa prima di averla rotta. Anche perché – salvo imprevisti ulteriori – Sassari avrà presto un palazzetto più spazioso. «Il covid come tutte le grandi crisi provoca grandi danni ma anche grandi opportunità – ha chiarito Sardara –. Lo stop ha permesso di aggiungere una parte dei lavori che inizialmente non era finanziata. Un palazzetto con 2mila posti in più cambia le economie di scala. È un plus importante per chi vuole subentrare».

I timori. La piazza biancoblù per il momento resta in attesa: il tempo e le prospettive per trovare una degna alternativa ci sono, ma è chiaro che il solo pensiero di rivivere i mesi drammatici di dieci anni fa è in grado di far perdere il sonno ai tanti fedelissimi sassaresi e ai tanti tifosi sparsi per tutta la Sardegna. Va bene l’ultimo ballo di Sardara, purché non sia anche l’ultimo ballo della Dinamo.

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