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Ginnastica, Bartolini si racconta: «Un oro nato in Sardegna»

di Gianna Zazzara
Ginnastica, Bartolini si racconta: «Un oro nato in Sardegna»

Il 25enne quartese campione del mondo nel corpo libero «Dopo due Olimpiadi saltate ormai non ci credevo più, è stato il mio riscatto»

06 novembre 2021
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SASSARI. «Dopo un mese a Villasimius in spiaggia con gli amici sono andato ai Mondiali in Giappone pronto ad azzanare il mondo». È tutto merito del sole della sua Sardegna se Nicola Bartolini ha vinto l’oro al corpo libero due settimane fa ai Mondiali di ginnastica di Kytakyushu, primo italiano della storia. «Un mese di relax totale, sveglia tardi, zero allenamenti, solo tuffi e aperitivi al tramonto. Mi ha fatto bene, mi è servito a ricaricare le pile e soprattutto a superare la batosta dopo la mancata qualificazione ai Giochi di Tokyo per un gioco di incastri nella tappa di Coppa di Doha che mi ha tagliato fuori. Ero distrutto, ho anche pensato di mollare tutto. Ma è stato un attimo, come facevo a buttare via 21 anni di sacrifici non solo miei ma anche dei miei genitori che si facevano ogni giorno 30 chilometri Quartu-Cagliari e ritorno per farmi allenare? Quella è stata la spinta per vincere i Mondiali, il mio riscatto. D’altronde la ginnastica è come la vita: tutto può accadere, l’importante è reagire subito e non mollare neanche per un attimo. Una lezione che stavo per dimenticare».

Per capire cos’è la determinazione bisogna ascoltare la storia di Nicola, 25 anni, da Quartu, nostro signore del corpo libero, la stella cresciuta all’Amsicora, a Cagliari, e approdata a Milano a 12 anni su segnalazione del tecnico federale Maurizio Allievi.

La verità è che non ha mai smesso di crederci, nonostante due olimpiadi mancate.

«Nel 2016 mi sono rotto la spalla a pochi mesi dalle Olimpiadi di Rio. Un brutto infortunio. Dopo l’operazione sono stato fermo per parecchi mesi. Mi sentivo sfortunato. Poi la riabilitazione, difficile. E la voglia che tornava. In segno di sfida mi sono tatuato sul collo la scritta “unlucky”, sfigato. Alla fine ho vinto io ».

Il suo rapporto con le Olimpiadi è maledetto: nel 2016 la spalla, nel 2021 la beffa degli incastri. Come l’ha presa?

«Malissimo. Ho fatto subito le valigie e con la mia ragazza, Anastasia, sono tornato a casa, a Quartu. Mi bruciava troppo, ad aprile avevo vinto il bronzo agli Europei di Basilea e speravo che questa fosse la volta buona, invece... le olimpiadi non le ho neanche viste in tv».

Si rifarà ai Giochi 2024.

«Devo conquistarmi il pass ma non per l’individuale. L’obiettivo è andare ai Giochi per la squadra. Io Niccolò Mozzato, Stefano Patro, Lorenzo Casali ai sei attrezzi, Marco Lodadio agli anelli, corpo libero, volteggio e parallele, E poi Ludovico Edalli. Siamo fortissimi».

Come ci si sente ad essere il signore del corpo libero?

«È stato surreale, sapevo di aver fatto un buon esercizio ma ne ho avuto la conferma solo quando ho visto il mio nome sul tabellone, sto ancora metabolizzando. Non mi sembra possibile dopo tutto quello che mi è accaduto».

Yuri Chechi le ha reso onore, ha detto che il suo atterraggio è unico al mondo.

«Ne sono onorato. Non è facile tornare sulla terra dopo aver volato!».

Lei è diventato famoso a 13 anni grazie al reality su Mtv “Vite parallele”.

«Ero diventato famoso senza aver vinto ancora niente, solo per essere finito in tv. Le ragazzine mi fermavano in strada per chiedermi la foto. Ora mi piacerebbere che la gente mi riconoscesse come campione mondiale, sarebbe bello».

Lei non fa parte di un gruppo sportivo dello Stato, “colpa dei tatuaggi” ha denunciato. È cambiato qualcosa dopo l’oro?

«Mi auguro di sì, sono in attesa di una risposta. Mi piacerebbe molto far parte di un corpo militare perché potrei guadagnarmi da vivere con la mia passione, la ginnastica. D’altronde non è dai tatuaggi (ne ha 50 su tutto il corpo, ndr) che si giudica un atleta. Comunque ne ho appena fatto un altro sul polpaccio per festeggiare la vittoria: un teschio con il numero 1 e il sole della bandiera giapponese».

Pensando ai suoi inizi, quando il bambino Nicola Bartolini fa i primi salti nella palestra Amsicora, a Cagliari...

«Ammazza, quanta strada ho fatto».

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