Galleri e la sua pallavolo un amore lungo 60 anni
di Fabio Fresu
Lo storico allenatore e dirigente è il simbolo indiscusso della Silvio Pellico Sassari Dal campetto di via Amendola alla soglia della serie A: una vita spesa per il volley
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SASSARI. «Io sono ancora qua. Eh, già». Parole e musica che si adattano perfettamente a Giampaolo Galleri, che prima da allenatore, poi da dirigente, ma soprattutto da vero “deux ex machina” della Silvio Pellico Sassari, nel corso degli ultimi sessant’anni ha segnato il percorso della pallavolo nel Nord Sardegna, e non solo. Un cammino che è cominciato alla fine degli anni cinquanta, al villaggio Mancuso, in provincia di Catanzaro, in un campo estivo, con il suo primo incontro con un mondo sconosciuto, quello della pallavolo. «Poi abbiamo iniziato ad allenarci in un campetto in via Amendola – ricorda Galleri – nei primi anni sessanta».
Il primo campionato è arrivato nella stagione 1966–67, nella seconda divisione maschile, ed è arrivata subito la promozione alla serie superiore. «All’inizio perdevamo sempre contro la San Paolo Cagliari, poi abbiamo vinto una partita, e da quel momento in poi lì non abbiamo perso più». Un cammino straordinario, nel quale sono emersi due atleti di livello assoluto, Pierpaolo Peru e Rosanna Bajardo, arrivati entrambi sia in A1 che in nazionale. «Rosanna aveva un fisico eccezionale. Faceva atletica, ma io insistevo con il padre, che per alcuni anni ha anche allenato assieme a me, che doveva fare pallavolo – ricorda Galleru –. Aveva una grinta grazie alla quale ha superato ostacoli enormi, e in campo faceva la differenza. Pierpaolo me l’ha portato in palestra la madre. Lo chiamavamo “gancio” perché era magro e stava sempre piegato, ma aveva voglia di imparare, così andavamo io e lui a lavorare tutte le sere alla palestra di San Camillo».
L’unico rammarico è una serie A solo sfiorata. «Con la squadra maschile abbiamo perso una gara a Roma determinante, al nostro arrivo in palestra gli avversari stavano giocando a calcetto e ridevano – continua Galleri –. In campo eravamo superiori, ma gli arbitri non ci hanno fatto giocare, ci fischiavano tutto. Con quella femminile abbiamo fatto i playoff nel Lazio nel campionato 80–81, contro le vincenti dei gironi di Lazio e Calabria. La promozione ci è sfuggita solo per quoziente punti». Da lì i decenni sono volati via in un batter d’occhio. La società ha conosciuto alti e bassi e al momento milita nella serie B maschie, e nella C femminile, ancora alla caccia di un suo ruolo preciso nel panorama italiano. «Viviamo in una situazione incerta – precisa Galleri –. Abbiamo investito molto sugli allenatori, prendendo due professionisti, Milo Zanardo per la squadra di B maschile e Maria Ilaria Donadi per quella di C femminile. Sono cambiate le metodologie di allenamento, ma anche se ci costa molto sono convinto che la strada sia quella giusta».
Un passato glorioso, un presente incerto. I progetti? «Ne ho già parlato con la società – conclude lo storico allenatore e dirigente –. Quest’anno dobbiamo pensare solo a salvarci, poi però l’obiettivo deve essere quello di andare avanti. Anche perché se riesci ad arrivare al vertice puoi riuscire a coinvolgere gli atleti di quel livello».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il primo campionato è arrivato nella stagione 1966–67, nella seconda divisione maschile, ed è arrivata subito la promozione alla serie superiore. «All’inizio perdevamo sempre contro la San Paolo Cagliari, poi abbiamo vinto una partita, e da quel momento in poi lì non abbiamo perso più». Un cammino straordinario, nel quale sono emersi due atleti di livello assoluto, Pierpaolo Peru e Rosanna Bajardo, arrivati entrambi sia in A1 che in nazionale. «Rosanna aveva un fisico eccezionale. Faceva atletica, ma io insistevo con il padre, che per alcuni anni ha anche allenato assieme a me, che doveva fare pallavolo – ricorda Galleru –. Aveva una grinta grazie alla quale ha superato ostacoli enormi, e in campo faceva la differenza. Pierpaolo me l’ha portato in palestra la madre. Lo chiamavamo “gancio” perché era magro e stava sempre piegato, ma aveva voglia di imparare, così andavamo io e lui a lavorare tutte le sere alla palestra di San Camillo».
L’unico rammarico è una serie A solo sfiorata. «Con la squadra maschile abbiamo perso una gara a Roma determinante, al nostro arrivo in palestra gli avversari stavano giocando a calcetto e ridevano – continua Galleri –. In campo eravamo superiori, ma gli arbitri non ci hanno fatto giocare, ci fischiavano tutto. Con quella femminile abbiamo fatto i playoff nel Lazio nel campionato 80–81, contro le vincenti dei gironi di Lazio e Calabria. La promozione ci è sfuggita solo per quoziente punti». Da lì i decenni sono volati via in un batter d’occhio. La società ha conosciuto alti e bassi e al momento milita nella serie B maschie, e nella C femminile, ancora alla caccia di un suo ruolo preciso nel panorama italiano. «Viviamo in una situazione incerta – precisa Galleri –. Abbiamo investito molto sugli allenatori, prendendo due professionisti, Milo Zanardo per la squadra di B maschile e Maria Ilaria Donadi per quella di C femminile. Sono cambiate le metodologie di allenamento, ma anche se ci costa molto sono convinto che la strada sia quella giusta».
Un passato glorioso, un presente incerto. I progetti? «Ne ho già parlato con la società – conclude lo storico allenatore e dirigente –. Quest’anno dobbiamo pensare solo a salvarci, poi però l’obiettivo deve essere quello di andare avanti. Anche perché se riesci ad arrivare al vertice puoi riuscire a coinvolgere gli atleti di quel livello».
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