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Da Gigi Riva alla Torres: Abete promuove l’isola

Da Gigi Riva alla Torres: Abete promuove l’isola

Il presidente della Lega nazionale dilettanti a Cagliari: «Un onore essere qui». La sala del comitato regionale intitolata allo storico numero uno federale sardo

20 giugno 2022
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CAGLIARI. Quarant’anni al servizio del calcio dilettanti, ventisette da presidente. Tra partite da organizzare e guardare e conti da far tornare per consentire alle società di spendere il meno possibile per fare giocare i propri ragazzi. E da ieri la sala che ospita le riunioni del Comitato regionale della Lega nazionale dilettanti porta il nome di Benedetto Piras, per tutti il professore. Scomparso nel 2019 all’età di ottantaquattro anni, ma non dimenticato. Per lui si è mosso anche il presidente della Lega Nazionale dilettanti Giancarlo Abete. Piras è stato anche vicepresidente della Lnd. Alla cerimonia hanno partecipato tra gli altri i familiari di Piras, l’assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, il presidente regionale del Coni Bruno Perra e l’attuale presidente del comitato regionale sardo Gianni Cadoni.

«Per me è un onore essere qui – ha detto Giancarlo Abete – per un amico. Ricordo le battaglie per fare quadrare i conti con i costi arbitrali per evitare che le spese potessero ricadere sulle società. Ricordo anche l’attenzione al settore giovanile scolastico». Commosso il ricordo di Gianni Cadoni: «Benedetto Piras – ha detto – continua a dare luce a questo comitato regionale. Io stesso continuo a usufruire del suo lavoro e dei suoi insegnamenti». Un lungo applauso ha chiuso la cerimonia di intitolazione della sala con la benedizione e la scoperta della targa per il professore. Un uomo di sport: «Nel 2006- ha raccontato l’assessore Chessa– ero presidente della Johannes di Cagliari e avevamo risistemato l’impianto di via Is Mirrionis e organizzato una festa, una volta ultimati i lavori, che aveva coinvolto tutto il quartiere. Piras era con noi e guardava quello che stava succedendo estasiato, contento perché stava vivendo la rinascita di un campo che sicuramente aveva visto prima di me».

Emozionato anche Bruno Perra: «Mi ha insegnato tutto quello che c’era da sapere sul ruolo di dirigente – ha detto – mi aveva preso in simpatia. E io lo adoravo». Una giornata speciale. Abete, mentre parlava nella nuova sala Benedetto Piras, non ha potuto fare a mano di notare la gigantografia di Gigi Riva. E ha aperto una parentesi. «Ecco Riva – ha sorriso – abbiamo condiviso insieme tante esperienze in Nazionale. Da Leggiuno alla Sardegna: ha sempre rappresentato il rigore, la chiarezza e la determinazione di quest’isola». A margine un passaggio sullo stato del calcio professionistico in Sardegna, tra un Cagliari retrocesso in B e i numeri che parlano di due sole società, quella rossoblù e l’Olbia, a rappresentare l’isola nelle prime tre serie. Più la Torres che a Sassari spera nel ripescaggio. «Teniamo presente che situazioni come Toscana e Emilia, ad esempio, ma il discorso si allarga anche ad altre realtà – ha spiegato il numero uno della Lega dilettanti – con la presenza di tante società professionistiche, sono anche legate alla forza del territorio in termini anche di popolazione e di mondo d’impresa».

La Torres? «È una società che ha una dirigenza - ha proseguito – finalizzata alla crescita. Le situazioni collegate alle posizioni dei vari campionati dipendono da diverse variabili. Per ora gli organici sono fatti, ma poi bisogna vedere se si verificheranno carenze che determineranno la necessità di ripescaggio. Di solito queste situazioni di definiscono entro il mese di luglio». Un focus sull’impiantistica con l’ultimo caso di una società, anche in D, che non può giocare nel suo paese: «È cuore del problema – ha continuato – senza un impianto è tutto molto complicato. Un problema che spesso coinvolge anche le amministrazioni locali perché la maggior parte dei campi è pubblico». Infine un pensiero alla Nazionale e ai talenti italiani. «La Lega dilettanti – ha concluso Abete – rappresenta circa un milione di tesserati e ha innanzitutto una dimensione sociale. Ma può dare il suo contributo: si può lavorare di più sullo scouting a livello tecnico, perché ci si concentra troppo sul mondo professionistico e si rischia di perdere delle opportunità di crescita».

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