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L’intervista

Bruno Perra: «Lo sport sardo è in salute e non deve porsi limiti»

di Andrea Sini
Bruno Perra: «Lo sport sardo è in salute e non deve porsi limiti»

Il presidente del Coni regionale: «Bisogna puntare al top. La formazione e gli impianti sono le priorità»

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Sassari «Lo sport sardo non deve porsi limiti, da nessun punto di vista. Questo non significa che non ci siano problemi, ma che metteremo tutto l’impegno possibile per cercare di farlo crescere ulteriormente». Bruno Perra vive di sport, ottimismo e praticità. Il dirigente cagliaritano il mese scorso è stato confermato per il suo secondo mandato alla guida del Coni regionale con larghissima convergenza di voti (54 su 56) e ieri ha incontrato il consiglio regionale dell’organismo.

Presidente, com’è andato l’incontro?

«Direi che non poteva andare meglio. C’è stata una grandissima partecipazione da ogni parte dell’isola, e questo non è mai scontato. In più ho trovato un clima ottimo, una volontà chiara di collaborare per lavorare e crescere».

Tutti insieme appassionatamente?

«Ci sono anche visioni differenti su alcuni temi, ma per me questo è solo un arricchimento. L’importante è puntare al bene comune. Io vengo dal basket, dove la cosa più importante è passarsi la palla».

Domanda scontata: come sta lo sport sardo?

«Secondo me molto bene, ma da un lato i problemi che si presentano vanno affrontati e risolti, dall’altra non bisogna avere paura di voler migliorare e puntare in alto. Però io vedo una crescita complessiva davvero notevole. Abbiamo superato gli anni drammatici del Covid e ne siamo venuti fuori alla grande».

Nei risultati?

«Sicuramente, come hanno dimostrato le ultime olimpiadi, ma anche i recenti successi a livello individuale e di squadra. Cito gli ultimi in ordine di tempo così non faccio torto agli altri: lo scudetto del Tennistavolo Sassari e il titolo europeo conquistato da Cristian Zara nella boxe sono risultati straordinari».

Le discipline cosiddette minori stanno regalando tante soddisfazioni.

«In questo momento abbiamo eccellenze in tutte le discipline, dal calcio al volley, dal basket agli scacchi, dalle arti marziali alla pesistica. Non “peso” le discipline, sono tutte importanti, il Coni rappresenta lo sport a 360 gradi e io sono fermamente convinto di questo principio».

In cos’altro si cresce?

«Quando si parla di sport si pensa alla performance. Ma dietro ci sono una marea di aspetti da curare ai quali magari non si pensa. I trasporti, per esempio, perché chi fa tiro a volo e viaggia con le armi deve poter avere la certezza che le procedure siano le stesse in tutti gli aeroporti. E l’impiantistica, ovviamente: la Regione lo scorso anno ha messo sul piatto 54 milioni e questo ha permesso di fare tantissimo, è stata un’opportunità enorme. Da parte della Regione, è giusto che lo dica, sto trovando grande collaborazione e sensibilità su certe tematiche».

Quali sono le prossime priorità?

«Una cosa sulla quale non bisogna mai accontentarsi è la crescita delle competenze. Ma in generale tutto è priorità. E lo riassumo in un concetto: dobbiamo dare risposte ai giovani, soprattutto, ma anche agli aduli. E quindi alla società nel suo complesso, perché lo sport è un’opportunità, un servizio alle comunità, anche nei piccoli centri».

Una bella responsabilità...

«Non ho la bacchetta magica, ma un pregio me lo riconosco, anzi due: cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e di collaborare con tutti».

Parlava di competenze: cosa intende esattamente?

«Migliorare la formazione dei dirigenti, di giudici di gara e arbitri, e soprattutto di tecnici e istruttori. Il Coni deve dare a tutti gli strumenti per crescere e dobbiamo sempre puntare al top senza paura. Creiamo una cultura che non deve essere eccezione ma normalità, non dobbiamo piangerci addosso ma al contrario essere ambiziosi. Perché in questo periodo storico stiamo ottenendo già risultati eccellenti ma il potenziale della Sardegna è enorme».

I campioni fanno da traino al movimento o è il contrario?

«Entrambi sono fondamentali. Quando ci sono strutture adeguate e istruttori preparati è più facile che sbocci un campione. E quando un bambino vede un campione vuole diventare come lui. Ma è importante anche portare da fuori i campioni, per questo i grandi eventi sono una scommessa che la Sardegna sta vincendo alla grande. Una mossa importante per il turismo, per l’economia e ovviamente per lo sport stesso. In questo, lo ripeto, la sinergia che stiamo avendo con la Regione è fondamentale».

Ha un sogno per questo quadriennio?

«Ne ho tanti, ma vorrei che in Sardegna la pratica sportiva aumentasse, dai bambini agli amatori, per migliorare le condizioni di vita di tutti. Penso alla dimensione ludica ma anche a tutti temi toccati sinora: l’inclusione, la salute, l’educazione, il benessere economico».

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