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Dilettanti pagati come professionisti: troppi stranieri e pochi talenti

di Argentino Tellini

	Una gara di un campionato dilettanti
Una gara di un campionato dilettanti

La doppia faccia del pallone regionale: chi spende tanto e chi rischia di sparire

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Sassari Dilettanti nel calcio? Forse solo il nome. La realtà è diversa anche in Sardegna, dal campionato di Eccellenza ai gironi addirittura di Seconda categoria. Pullulanti di stranieri, che campano dal pallone. Cifre come 1500-2000 euro mensili sono quasi la normalità per diversi calciatori (stranieri e non) che militano in Prima categoria. Se si sale di livello le cifre lievitano. In Eccellenza lo scorso campionato squadre come Budoni e Monastir (entrambe promosse) hanno investito cifre di livello professionistico. Nonostante il pubblico non sia certo quello di una volta, con la spietata concorrenza delle pay tv e degli altri sport.

La voce incassi è secondaria. La differenza la fanno le tasche dei presidenti (e di qualche dirigente) e degli sponsor. Quando arrivano. Diversamente il banco può saltare. Il budget annuale medio di una società di Promozione è di circa 100 mila euro. Superato dalle squadre che ambiscono al salto di categoria. Salendo di livello (Eccellenza) la cifra media cresce.

Con il passare delle stagioni la caccia agli stranieri è sempre più massiccia. Sono diverse centinaia gli argentini che militano nei gironi dilettanti isolani. Che fanno concorrenza ai talenti sardi. Non tanti a dir la verità. Non esistono quindi più i Floriano Congiu (Carbonia), Marcello Nicolai (Calangianus e Tempio), Salvatore Marongiu (Sorso) e Antonello Coni (Porto Torres, Torres e Castelsardo), uomini simbolo in cui si identificavano le tifoserie.

«Un abisso di differenza con i miei tempi –  spiega Floriano Congiu, trequartista anni 70 e 80 del Carbonia, uno dei più grandi talenti espressi dal calcio sardo – . Io ho esordito col Carbonia a 16 anni. I primi due anni non mi pagavano. Poi anche noi qualcosa l'abbiamo guadagnata. Oggi troppi soldi, troppi procuratori, scarso pubblico e livelli tecnici poveri».

Concetto ribadito da Salvatore Marongiu, ex bomber del Sorso anche ai tempi di Amarildo. «Il calcio dilettantistico è malato, la stessa malattia del calcio professionistico –  ribadisce l'ex centravanti –. Troppi stranieri soffocano i nostri giovani, che peraltro non è che brillino, salvo qualche eccezione. Bisogna trovare una soluzione che tuteli tutti. Così non si può andare avanti».

Antonello Coni, ex attaccante, cagliaritano di nascita, ma oramai sassarese di adozione, offre la sua testimonianza. «Ai miei tempi in Prima categoria di soldi non ne prendeva praticamente nessuno –  dice – . Figuriamoci in Seconda. Ora ci sono i fuori quota. Mentre allora si giocava per merito».

Deluso anche Marcello Nicolai, grande ex talento. «Soldi e procuratori stanno rovinando anche il calcio dilettantistico –  sentenzia –. Io ancora non mi spiego come certe società facciano a reggere».

Chiude Ignazio Tedde, ex allenatore e calciatore turritano. «Noi portotorresi per tanti anni abbiamo giocato gratis – sottolinea –. È vero, erano altri tempi. Porto Torres viveva il periodo della Sir ed ognuno di noi lavorava. Il calcio era un bellissimo passatempo. Ora un ragazzo pretende di vivere giocando al calcio in Prima categoria. Non va bene».

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