Ilaria Occhini racconta la “Bellezza quotidiana”
Un viaggio lungo il Novecento accanto a Visconti, Ronconi e Mastroianni Pagine che rendono la magia e il fascino di un mondo perduto per sempre
«La mia bellezza è come se fosse una cosa, una borsetta, un foulard che porto con me, non ne parlo con nessun vanto». Ilaria Occhini, l’ultima diva, una delle più note e versatili attrici italiane, si racconta in un libro autobiografico, “La bellezza quotidiana” (Rizzoli, 159 pagina, 17 euro), in cui tratteggia il profilo della sua famiglia fuori dal comune, dei compagni di viaggio, di amici e amori che hanno attraversato la sua vita densa e appagante. La vita di una donna dal fascino senza tempo e di un'attrice tra le più longeve e intense, che festeggia 60 anni di carriera.
«Non mi abituerò mai a pronunciare la prima battuta. Cerco di modulare, ritmare, impostare. Ma ogni volta è morire», svela nel libro, dove racconta che il cinema l’ha scoperta tardi, perché dopo l’esordio televisivo negli sceneggiati “Jane Eyre”, “L'alfiere”, “Graziella”, si è dedicata anima e corpo al teatro, lavorando, tra gli altri, con Luchino Visconti, Luca Ronconi e Giuseppe Patroni Griffi. Un amore totale quello per il palcoscenico, che ha tradito negli ultimi anni con il cinema d’autore, lavorando con attori come Gassman e Mastroianni. Nel 2008 ha vinto il Pardo d’oro a Locarno per “Mar Nero” di Federico Biondi. «Tra i giudici c’era anche Paolo Sorrentino che ha votato per me. Mi hanno dato il premio come migliore attrice. È stata per me una grande emozione: in fondo ero arrivata al cinema tardi e le mie insicurezze come al solito facevano il loro lavoro. Ma a quel punto ho deciso di non fermarmi. Il mio rapporto con il cinema è quindi continuato. E ho incontrato una persona davvero straordinaria, un grande regista: Ferzen Ozpetek». Con lui Ilaria Occhini ha vinto il David di Donatello nel 2010 per “Mine vaganti”.
La Occhini esibisce la fragilità di un’esordiente. La esibisce perché la sua è una vita fatta di sentimenti da custodire. Fin dall’amore di bambina per il nonno, Giovanni Papini. Per una donna cresciuta nell’ambiente letterario fiorentino, con un padre raffinato collezionista che le ha insegnato ad amare l’arte, la bellezza va trattata con riguardo. Nel suo lavoro è passata con altrettanta disinvoltura dagli sceneggiati tv, che le hanno dato la notorietà, all'impegno teatrale più coraggioso.
Donna bellissima, amata, desiderata, Ilaria Occhini racconta in questo suo libro le gioie dell’amore coniugale, che vive da oltre cinquant’anni con il romanziere Raffaele La Capria. Racconta una vita vissuta in un continuo corpo a corpo con la bellezza: «Non vale la pena dipingersi migliori di quello che si è. Io sono stata, si dice, bellissima. Non credo di esserlo più. Ma non è ridicolo tutto questo affannarsi?».