La Nuova Sardegna

Cyberpirati all’attacco «Ma i nostri studenti sapranno fermarli»

di Stefano Ambu
Cyberpirati all’attacco «Ma i nostri studenti sapranno fermarli»

La nuova laurea magistrale in attivazione all’Università di Cagliari «Fare i conti con l’intelligenza artificiale per proteggere le aziende»

10 marzo 2018
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Piccole e grandi intelligenze artificiali. Dai dispositivi frenanti delle auto ai sofisticati meccanismi delle grandi industrie. Il pericolo non è roba da fantascienza: ci sono mille motivi che potrebbero convincere un malintenzionato ipertecnologico a entrare nei sistemi e provocare disastri. Morale della favola: le aziende cercano ingegneri informatici in grado di scrivere programmi sempre più sofisticati tenendo presenta il fattore sicurezza. O meglio cybersicurezza. Chi li forma? L'Università di Cagliari. Titolo – e studi – in inglese: nella facoltà di Ingegneria e Architettura a Cagliari è prevista l'attivazione del corso di laurea magistrale in Computer engineering, cybersecurity and artificial intelligence. In realtà l'ateneo del capoluogo ha già formalizzato la proposta al Ministero e sta aspettando valutazione e risposta. Ma non ci dovrebbero essere problemi.

«L'ingegnere informatico – spiega Giorgio Giacinto, docente di sistemi di elaborazione delle informazioni al dipartimento di Ingegneria elettrica e elettronica – che sviluppa sistemi per aziende e industrie non può non tenere conto della sicurezza informatica: bisogna proteggere l'azienda da eventuali attacchi perché i sistemi sono raggiungibili dall'esterno. L'ingegnere informatico deve quindi far i conti con l'intelligenza artificiale. Che è dappertutto, anche in una banalissima ricerca su internet. Sino a sistemi più complessi come la profilazione degli utenti o quello che avviene con i robot che in maniera più o meno sofisticata noi possiamo usare tutti i giorni». Non solo, ci sono altri aspetti che legano intelligenza artificiale e cybersicurezza. «Da un lato l'intelligenza artificiale è usata nella cybersecurity per poter analizzare i sistemi e poter individuare in maniera tempestiva gli attacchi – continua –. Allo stesso modo, essendo molti sistemi equipaggiati da un motore che usa intelligenza artificiale, una delle mire di chi compie gli attacchi è proprio quella di puntare a colpire la stessa intelligenza artificiale». L'esempio più lampante è quello dei sistemi intelligenti e tecnologici che regolano il funzionamento delle automobili: se qualcuno interviene dall'esterno per non far attivare i dispositivi frenanti di ultima generazione che cosa succede a una macchina in mezzo al traffico? «Questo corso – precisa Giacinto – si basa su anni di studi, ricerche e di esperienze in questo settore. Parliamo agli studenti non di qualcosa che abbiamo sentito da qualche parte, ma di argomenti che trattiamo e su cui lavoriamo da tempo».

Il gruppo cagliaritano, trenta persone tra docenti, ricercatori, dottorandi e collaboratori – Fabio Roli è il direttore del Pra Lab, la struttura che si occupa dello sviluppo di “pattern recognition” per applicazioni biometriche, di videosorveglianza, intelligenza d'ambiente e di sicurezza dei sistemi e delle reti informatiche – è stato spesso ascoltato dal Dipartimento della sicurezza della Stato, in parole povere dai servizi segreti. E viene invitato in tutto il mondo a parlare di cybersicurezza. Un corso in inglese, perché? Non per far scappare gli studenti fuori dall'Italia.

«C'è mercato in Sardegna e nel resto d'Italia – precisa Giacinto –, l'utilizzo dell'inglese è legato al fatto che stiamo parlando di una comunità che parla inglese: le informazioni di ultimo grido, da leggere e da comunicare sono in inglese». Secondo motivo: la lingua non italiana rientra nell'obiettivo strategico dell'ateneo di aumentare l'internazionalizzazione.

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