La Nuova Sardegna

Il vero obiettivo? Diventare come la via Francigena

Il vero obiettivo? Diventare come la via Francigena

Semplici punti di osservazione (torrezzillas), avamposti di difesa leggera (torri senzillas) o pesante (gagliarde), a seconda del numero e del calibro di cannoni, spingarde e fucili, un tempo...

17 marzo 2018
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Semplici punti di osservazione (torrezzillas), avamposti di difesa leggera (torri senzillas) o pesante (gagliarde), a seconda del numero e del calibro di cannoni, spingarde e fucili, un tempo servivano per difendere le coste dai pirati. Oggi le oltre cento torri che, a partire dall’alto medioevo, scandiscono i litorali della Sardegna, disegnano un percorso storico-ambientale di quasi 1300 chilometri. Un anello lungo il quale si snoda il Cammino100Torri, brevettato dall’associazione cagliaritana omonima (www.cammino100torri.it) e rodato in questi giorni da un gruppo di ventisette camminatori partiti dal capoluogo lo scorso 24 febbraio.

Zaino, scarponi e due mesi di tempo libero (tanti ne occorrono per completare a piedi il periplo dell’isola), i pellegrini guidati da Nicola Melis, l’ideatore del circuito, si stanno muovendo in senso antiorario, da sud a nord, lungo le coste e sulle spiagge dell’isola. Con tappe giornaliere che, sulla carta, variano dai dieci ai venticinque chilometri. E che vengono certificate dai timbri apposti sul passaporto rilasciato alla partenza. Per intraprendere il Cammino100Torri si può iniziare da un punto qualsiasi lungo le coste e percorrere l’intero anello, o tratti più o meno lunghi di esso. Gli “ingressi” più consigliati sono, comunque, oltre a Cagliari, le località che collegano l’isola con il resto d’Italia e d’Europa: Porto Torres, Alghero, Olbia, Oristano e Arbatax. L’ambizione dell’associazione guidata da Melis, «è far diventare il nostro cammino il secondo più importante d’Italia, subito dopo la via Francigena», che nel medioevo collegava l’Europa occidentale a Roma e agli imbarchi della Puglia per la Terrasanta. Il Cammino100Torri è un modo per vivere la Sardegna lontano dai circuiti del turismo di massa. Un potenziale che, col tempo, potrebbe riguardare tutto l’anno, fino a tenere aperte alcune strutture adesso in funzione solo d’estate. Alcuni degli 88 comuni lungo il percorso iniziano a rendersene conto: «non solo a Cagliari, dove siamo stati accolti, alla partenza, in Sala Consigliare, – racconta Nicola Melis – ma anche, per esempio, a Sinnai, a Baunei e a Villaputzu dove abbiamo ricevuto i saluti degli amministratori. Ringraziamo poi in modo particolare, tra i nostri partner, l’Avis di Muravera, una delle prime tappe, che ci ha accolto a braccia aperte, l’Ente Geominerario e l’Associazione Sardi Soccorso che ci ha donato una tenda da diciotto posti». (gr.br.)

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