La Nuova Sardegna

I maestri dell'arte sarda: «Ecco la guida verso un tesoro ancora nascosto»

di SEBASTIANO CONGIU
I maestri dell'arte sarda: «Ecco la guida verso un tesoro ancora nascosto»

L’editore Sebastiano Congiu parla della collana: «Una mappa per percorrere la nostra identità»

25 gennaio 2020
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Sebastiano Congiu è l’editore che con Vanna Fois ha dato vita negli anni ’80 alla Ilisso di Nuoro. Casa editrice pionieristica nello studio dell’arte sarda. Congiu in questa pagina parla della collana della Nuova e della situazione delle arti visive nell’isola.

Oramai un secolo fa, al grande scrittore David Herbert Lawrence la Sardegna apparve come “lasciata fuori dal tempo e dalla storia”. È una delle rarefatte visioni poetiche che ritroviamo nel suo diario di viaggio “Mare e Sardegna”, che tuttavia non sembra appropriata per la storia dell’arte sarda: fenici, romani, bizantini, pisani, aragonesi, spagnoli, piemontesi hanno lasciato nell’Isola la loro impronta d’arte, spesso con dei veri capolavori a cui oggi il mondo guarda. Per avere una civiltà figurativa tutta sarda bisogna arrivare al Novecento.

IL NUOVO VOLTO DELL’ISOLA. A cavallo dei due secoli, tra Ottocento e Novecento, in Sardegna operava una nutrita schiera di artisti, principalmente scultori d’arte cimiteriale ma anche pittori dediti soprattutto alla ritrattistica di personaggi dell’aristocrazia e ricca borghesia, che, cosi come nella gran parte delle provincie italiane ed europee, lontane dai grandi centri in cui imperversavano le avanguardie, si attardavano nella produzione di opere ispirate alla ormai esangue tradizione figurativa ottocentesca, raramente con risultati ragguardevoli. In quegli stessi anni, diversi pittori e scultori, ma anche incisori e illustratori, erano impegnati nell’elaborare una propria personale e inedita rappresentazione figurativa dell’Isola; tali artisti, pur riconoscendosi nella giovane entità nazionale nata con l’Unità d’Italia, spesso, anzi, in uno sforzo di adesione ad essa, sentivano tuttavia il bisogno di creare un immaginario figurativo fortemente identitario: lirico, con Antonio Ballero; mitico, con Francesco Ciusa; epico, con Filippo Figari; fiabesco, con Giuseppe Biasi. Per la prima volta va sviluppandosi nell’Isola un’arte tutta sarda, pur nelle differenze individuali, che attinge alla storia e alle tradizioni popolari e acquista caratteristiche ben riconoscibili rispetto ad altri fenomeni regionali del continente.

LE AVANGUARDIE. Non è eccessivo definire tali risultati un’impresa epica, che, nei primi decenni del Novecento, sovverte radicalmente il corso della civiltà figurativa della Sardegna, gettando le basi per le esperienze delle avanguardie che cominceranno ad emergere nell’isola a partire dagli anni ‘50. All’impresa, oltre agli artisti citati, parteciparono, su vari fronti espressivi, personalità originali quali Mario Delitala, Stanis Dessì, Carmelo Floris, Melchiorre Melis, Salvatore Fancello, Edina Altara, Mauro Manca, e altri ancora. Il risultato di tutto questo straordinario fermento ancora negli anni ’80 attendeva di essere conosciuto e storicizzato; chi avesse voluto approfondire la conoscenza di un artista non avrebbe avuto a disposizione strutture museali dedicate né specifiche pubblicazioni. Qua e là, nelle sedi delle istituzioni pubbliche e nelle case della borghesia isolana, o di qualche illuminato collezionista, ci si poteva imbattere in un capolavoro di questi artisti.

È dalla necessità personale di conoscenza di quella sorprendente pittura sommersa che nel 1985, insieme a Vanna Fois, fondiamo la casa Editrice Ilisso, con l’intento innanzitutto di soddisfare una curiosità personale, e, secondariamente, di ricercare e divulgare attraverso il libro e le mostre d’arte un fenomeno che si intuiva ricco di sorprese e meraviglie.

GUIDA ALLA CONOSCENZA. In 35 anni di attività posso affermare che tutto quel fenomeno artistico è oggi conosciuto ed è stato storicizzato con l’aiuto delle migliori forze intellettuali che da allora, insieme all’Ilisso, sono cresciute nell’isola. La collana “I Maestri dell’Arte in Sardegna” ne è un esempio e rappresenta un’agile guida alla conoscenza della storia dell’arte sarda del Novecento. Abbiamo pubblicato volumi dedicati ai vari periodi storici ma anche monografie su tutti i più significativi artisti, e realizzato circa 70 mostre d’arte, nella convinzione che la migliore divulgazione si ottenga attraverso i libri ma anche facendo godere ai fruitori della visione materiale dell’opera d’arte. Anche per questa diretta necessità, ovvero di mostrare con continuità al pubblico la ricchezza e la varietà del nostro patrimonio identitario, abbiamo recentemente inaugurato a Nuoro Spazio Ilisso, un nuovo museo, realizzato in una casa primi Novecento, filologicamente restaurata, che propone un’esposizione permanente di scultura e mostre temporanee, come quella, in corso, sul poderoso archivio fotografico di Marianne Sin-Pfältzer, fotografa tedesca che della Sardegna lascia una narrazione visiva fra le più straordinarie del Novecento.

ARTE NUOVA. A oggi resta certamente da affrontare, ed è quanto ci proponiamo di fare nel prossimo futuro, la storicizzazione degli artisti che hanno operato con nuovi linguaggi a partire dagli anni ‘50. È persino pleonastico dire che l’arte ha un valore identitario, che è espressione ideologica e culturale di un popolo: sentirsi sardi significa avere la consapevolezza di appartenere a una specifica civiltà culturale, che ha una sua letteratura, una tradizione popolare, dei caratteri antropologici propri e una propria arte figurativa. Se ci si vuole confrontare alla pari con tutte le altre culture del mondo, occorre in primo luogo conoscere e amare la nostra.

UN GRANDE MUSEO. Di questo dovrebbero avere consapevolezza le nostre Istituzioni. Che la Sardegna non disponga a tutt’oggi di uno splendido e grande museo permanente, dove poter fruire dei capolavori dell’arte isolana, con un’esposizione che ne faccia comprendere, a sardi e non, le peculiarità, è solo sintomo di cattiva amministrazione di Regione, Provincie e Comuni. Con colpe gravi anche degli intellettuali che non ne esigono con forza la creazione.

Un Museo offrirebbe un decisivo contributo ad accrescere una maggiore cultura figurativa in tutte le fasce della popolazione, creando le condizioni anche per l’attitudine al collezionismo, base essenziale per i giovani che oggi si cimentano nella sperimentazione artistica. Nelle regioni del mondo più progredite il collezionismo sostiene gli artisti, sono le istituzioni però a favorirne le condizioni istituendo Accademie e Musei: il tutto genera una circolazione virtuosa, culturale e economica.

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