La Nuova Sardegna

"Stanis Dessy, mio padre e mio maestro"

Paolo Curreli
"Cagliari da Monte Urpino", olio del 1926 di Stanis Dessy
"Cagliari da Monte Urpino", olio del 1926 di Stanis Dessy

I ricordi della figlia Paola, anche lei artista. Domani con il giornale la monografia dedicata al grande sassarese

27 febbraio 2020
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SASSARI. Paola Dessy è un artista tra le più prolifiche, innovative e colte della generazione contemporanea dell’arte sarda. Il suo è un lungo e prestigioso curriculum di mostre e attività che spaziano dalla grafica, alla ceramica, dalla pittura alle installazioni. Una produzione improntata sulla ricerca più coraggiosa e su un coltissimo e virtuoso utilizzo dei materiali e delle tecniche. Una creatività che ha un primo fondamentale maestro: suo padre Stanis Dessy. L’artista a cui La Nuova Sardegna dedica la quinta monografia sui Maestri sardi dell’arte, in edicola domani a 7,60 euro più il costo del giornale. Paola Dessy, figlia, discepola e artista racconta Stanis, l’uomo, l’artista e il maestro.

FIGLIA E DISCEPOLA. «È naturalmente difficile per me parlare brevemente di mio padre – ci dice Paola Dessy nella sua bella casa al centro di Sassari – preferisco leggerle queste parole che la storica dell’arte Giuliana Altea scrisse nel 1990 in occasione dell’intitolazione dell’aula di disegno dal vero dell’Istituto d’arte di Sassari, dove papà insegnò per più di 35 anni: “alla parlata aulica e nazionalista, nella sua astratta retorica, Dessy contrappose nel piccolo spazio della pagina, la robusta concretezza di un linguaggio strapaesano che trae la forza dalle salde ragioni etiche del sardismo, una cultura regionale profondamente condivisa”. Ecco prima di tutto Stanis Dessy era un sardo che racchiudeva tutte le virtù che vengono attribuite al nostro popolo, prima di tutte la tenacia e l’amicizia sincera e disinteressata. È stato un maestro di diverse generazioni all’Istituto d’arte, chiedeva il massimo a tutti, me compresa, e aveva l’onestà di uscire dalla stanza quando venivano assegnati i voti per i miei lavori. Un uomo e uno stile di altri tempi».

Un carattere che poteva apparire burbero e chiuso e che invece racchiudeva una grande generosità. «La sua infanzia, come quella di molti della sua generazione, non fu facile, era nato nel 1900 a Arzana, dove il padre faceva per scelta (poteva anche intraprendere la carriera universitaria) il medico condotto – racconta Paola Dessy –. A 17 anni era già il capo famiglia, dopo la morte di mio nonno e la tragica scomparsa del fratello sul Carso, seguita anche dalla morte della sorella. Esperienze molto dure che lasciarono segni profondi nel suo carattere».

MANO VIRTUOSA. Guardando le opere gelosamente custodite dalla figlia, si rimane incantati dall’altissima capacità tecnica, e si corre il rischio di cogliere in maniera superficiale l’arte di Stanis Dessy. Un’opera che va molto oltre il virtuosismo figurativo e che può apparire poco interessata all’innovazione. «Papà aveva il dono della intelligenza della mano, occhio, mano e cervello erano per lui collegati – spiega la figlia Paola –. Possedeva una felicità e una semplicità del tratto davvero unica, percepiva immediatamente la soluzione grafica per rendere quello che vedeva e lo interessava. Non dimentichiamo che era stato chiamato dalla prestigiosa Accademia del disegno, un’istituzione che in tutto il Paese seleziona solo 500 iscritti e di cui si può far parte solo quando un accademico muore. Era un artista completo, interessato a diversi ambiti della creatività in maniera davvero moderna, fu progettista di mobili, caricaturista e illustratore. Mio padre nutriva un forte interesse per tutta l’arte, compresa quella dei suoi contemporanei, certo era un figurativo ma affrontò con passione anche l’astrattismo. Frequentò durante i suoi studi a Roma i Futuristi, che all’epoca erano gli artisti italiani più sperimentali e innovativi».

A confermarlo nella casa di Paola Dessy fanno bella mostra una serie di monotipi che rendono merito al solo gesto pittorico, alle assonanze dei colori in forma completamente non figurativa. «Questa sua produzione era alimentata da una insaziabile curiosità verso tutti i tipi di innovazione. Il rapporto con gli artisti più vecchi di lui era intenso e connotato da una forte amicizia, a partire dal suo maestro che fu Francesco Ciusa, che lo ospitò nel suo studio dove lavorò alla xilografia e alla scultura. L’amicizia e solidarietà profonda con il gruppo di incisori, Mario Delitala e Remo Branca, con cui creò un sodalizio affiatato e fondamentale per la diffusione delle tecniche grafiche, che hanno portato risultati altissimi nell’isola, apprezzati in tutta Italia. Fu da questa tradizione che nacque la scuola di incisione comunale Primo passo per la fondazione di quella che divenne Scuola comunale d’arte e infine Istituto d’Arte, il primo in Sardegna, sempre per l’impegno personale e gratuito di mio padre. Inoltre Stanis Dessy era un organizzatore instancabile, un vero e proprio operatore culturale: organizzava mostre, incontri sull’arte. Da ricordare la serie di esposizioni dagli anni ’50 ai ’70 con partner di alto livello come la Biennale di Venezia e la Calcografia Nazionale di Roma».

L’IMPEGNO SOCIALE. Questa intensa attività di promozione dell’arte come impegno sociale e didattico portò Stanis Dessy ad avere un colloquio e uno scambio continuo con le nuove generazioni e gli artisti che percorrevano strade innovative anche fuori dall’isola. «Papà era molto amico di Costantino Nivola, quando arrivava in Sardegna da New York, non mancava di fargli visita, ricordo molto bene le discussioni e i progetti intorno a questo tavolo sul progetto della “Pergola Village”, per esempio» e sulla parete un acquerello di Nivola documenta la poetica idea di ricoprire l’intero paese di Orani con una vite gigantesca. «Mauro Manca, il grande innovatore che portò l’astrattismo nell’isola, aveva con papà un rapporto da discepolo, e mio padre era molto interessato e ammirato dalla sua arte». Stanis Dessy fu un “artista compreso” e amato. «Papà è stato riconosciuto come uomo e come artista tra i più validi dei suoi tempi – conclude Paola Dessy –. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo e nelle rassegne più importanti, anche nei periodi di crisi il suo lavoro è stato sempre apprezzato. La sua notorietà era tale che a guerra finita un gruppo di ufficiali americani si presentò a casa nostra, conoscevano il suo lavoro che avevano visto in diverse gallerie, negli Usa e in Europa, e acquistarono diversi lavori. Walter Molino gli dedicò una copertina della Domenica del Corriere, quando Stanis cadde dalla scogliera di Balai dove si era recato per dipingere. Trovo davvero valida e importante questa iniziativa della Nuova che diffonde l’arte della Sardegna. I libri sono davvero belli e ben fatti».

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