La Nuova Sardegna

Maestri dell'arte sarda, Mauro Manca: l’avanguardia arriva nell’isola

Maestri dell'arte sarda, Mauro Manca: l’avanguardia arriva nell’isola

Da venerdì 27 in edicola con La Nuova il nono volume della collana “Maestri dell’arte sarda”

24 marzo 2020
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SASSARI . Da venerdì 27 in edicola con La Nuova (a 7,60 euro oltre il prezzo del quotidiano) il nono volume della collana “Maestri dell’arte sarda”. Il protagonista del nuovo libro è Mauro Manca, il testo è curato da Gianni Murtas. Nato nel 1913 a Cagliari, da un’agiata famiglia sassarese, Mauro Manca ebbe una formazione artistica a contatto con le correnti più innovative dell’arte italiana. Nel 1934 frequentò la scuola la scuola comunale di incisione diretta da Stanis Dessy e i corsi di nudo della Scuola d’arte. Le sue esposizioni del 1934 e del 1935 i Littoriali di Venezia del 1936 e la prima Mostra del Movimento d’arte moderna mediterranea, suscitarono l’interesse della critica. A Roma, dove si trasferì nel 1938, ebbe modo di frequentare l’ambiente artistico in particolare Gino Severini, Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli. Tornato in Sardegna per il servizio militare nel 1942, Mauro Manca portò una ventata di modernità e rifiutò di aderire alla tendenza “regionalista” degli artisti sardi.

«Tra gli artisti della Neoavanguardia isolana Mauro Manca è il più noto – scrive Murtas nel volume proposto dalla Nuova Sardegna –. La sua affermazione alla Biennale nuorese del 1957 con un’opera astratta, “L’ombra del mare sulla collina” è stata a lungo considerata un evento epocale nella modernizzazione della cultura artistica sarda, e sebbene egli risiedesse a Roma da quasi due decenni, i legami mai venuti meno con l’ambiente sassarese ne hanno fatto immediatamente un punto di riferimento del dibattito regionale. (...) Però, nonostante la notorietà, solo da poco la critica ha superato una visione parziale dell’opera di Manca, basata fondamentalmente sulle fasi finali della sua ricerca e su una interpretazione tutta locale della sua figura. La cosa è forse comprensibile, dato che egli è stato per quasi tre quarti della carriera un pittore romano, fatto che ha determinato una serie di fraintendimenti. Se è vero infatti che l’artista ha avuto un ruolo decisivo nell’aggiornamento del dibattito isolano (...) l’appiattimento su un’ottica esclusivamente regionale ha finito paradossalmente per stemperarne l’originalità».

(red.cul.)

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