La Nuova Sardegna

«Le mie poesie da volontario per raccontare la pandemia»

Giovanni Dessole
«Le mie poesie da volontario per raccontare la pandemia»

Lo sceneggiatore di origini sassaresi parla del suo libro “La direzione è storta”. Una raccolta di versi scritti a Bologna mentre era in prima linea contro il Covid

02 giugno 2020
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BOLOGNA. «Nel tempo della pandemia, prestare servizio come volontario a Bologna, significa farlo per ogni luogo e per ogni comunità. Per la città di mio figlio e per la terra in sui sono nato, la Sardegna. Chi offre le proprie mani in qualunque angolo del mondo, dà un piccolo aiuto al luogo in cui agisce e a tutti i luoghi, dal momento che il contagio è globale». Filippo Kalomenidis vive nel capoluogo emiliano ma è nato a Sassari nel 1976. È sceneggiatore, autore di importanti serie televisive (Ris-Delitti imperfetti su Canale 5, “La nuova squadra su Raitre, “Intelligence” prossima programmazione su Canale 5). Uno che la vita la vive a fondo e sa raccontarla. E l’ultima sua esperienza, nel 2021, prenderà forma di libro: “La direzione è storta”, una raccolta di versi scritti nel pieno della pandemia edita da Homo Scrivens - casa editrice indipendente di Napoli – il cui ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza.

«Mai come in questo momento la scrittura e il racconto del presente e del mondo devono opporsi alla narrazione dominante della realtà. Chi scrive oggi dovrebbe dare generosamente la propria sensibilità individuale per raccontare il mondo, per raccontare le donne e gli uomini smarriti nella pandemia, al servizio di un sentire collettivo». Identifica il suo volontariato bolognese come «mobilitazione civile. Tutti dobbiamo mobilitarci per compiere qualcosa di pratico per contenere la catastrofe – dice –. Conosco persone che pur rischiando il lavoro a causa del collasso economico si sono mobilitate e agiscono concretamente per gli altri, mentre troppi privilegiati parlano solo di business as usual, credendo di essere al sicuro». Un susseguirsi di esperienze, incontri e azioni forti «vere e terribilmente dolorose – spiega Kalomenidis – che ti cambiano e cambiano ciò che ci circonda in meglio. È straordinario imparare che essere sinceri e generosi è la cosa più bella che esista, triste accorgersene così tardi».

Il suo agire è libera conseguenza dello scorrere di questo tempo: «Non c’è nulla di straordinario. Ci sono nella storia situazioni e condizioni personali e collettive che ti portano a ri-orientare la tua vita, a trovare le strade più giuste per te e gli altri. Quello che stiamo vivendo è una grande opportunità di cambiare – prosegue – non si può restare fermi. La pandemia ha messo in luce cosa ha prodotto un sistema culturale e valoriale che mette un prezzo su vita umana e natura. In questo momento la mobilitazione civile è una delle forme di lotta più efficaci contro una visione del mondo che ci ha portato ad essere indifesi davanti al virus». Una scelta la sua, chiara e inequivocabile: «A marzo – dice Kalomenidi – ho cominciato il mio servizio dopo aver fatto richiesta alle associazioni che cercavano volontari temporanei. L’Anpas di Bologna è stata la prima ad accettare la mia richiesta. Non sarò mai abbastanza grato ai responsabili e a tutti i compagni di lavoro». Non una missione, ma una opportunità: «Poter dare una mano è un’opportunità, questa catastrofe è una reale opportunità di cambiare noi stessi e agire. Agire davvero, come piccola parte di una comunità, di un mondo che dobbiamo cambiare per salvarlo».

Tanti i servizi svolti: dall’aiuto a malati di Covid-19, anziani, immunodepressi, disagiati e alle persone che sono state travolte dalla pandemia, alla consegna casa per casa di farmaci cibo e mascherine ai più deboli. Un impegno collettivo, non individuale. Sottolineatura importante che vale «per chiunque è uscito dalla sua vita e dalla sua casa per dare tutto quanto possibile con generosità assoluta. Sono tantissimi, di ogni età: una delle grandi speranze di questo tempo e di un Paese che si è svegliato in una fine che può essere inizio».

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