La Nuova Sardegna

Il suo documentario alla Festa del cinema  

Gabriele Salvatores: «L’Italia sotto il Covid»

di Francesco Gallo
Gabriele Salvatores: «L’Italia sotto il Covid»

ROMA. Un Gabriele Salvatores rilassato e disponibile, raggiunto in remoto a casa dove è in isolamento per il Covid, racconta il suo “Fuori era primavera”, passato ieri alla Festa del cinema di Roma....

25 ottobre 2020
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ROMA. Un Gabriele Salvatores rilassato e disponibile, raggiunto in remoto a casa dove è in isolamento per il Covid, racconta il suo “Fuori era primavera”, passato ieri alla Festa del cinema di Roma. Un documentario che raccoglie i video fatti durante il lockdown mandatigli da migliaia di italiani.

Queste alcune delle cose dette dal regista nella sua intervista.

LA NATURA E NOI. «Diceva Guccini in Noi non ci saremo: “Dai boschi dal mare ritorna la vita, e ancora la terra sarà popolata ma noi non ci saremo, noi non ci saremo”. Per questo, a inizio film, ho messo immagini della natura e quelle degli animali che si sono ripresi la città durante la quarantena. Il fatto è che i veri parassiti del mondo siamo noi. Le condizioni climatiche, gli allevamenti intensivi, le deforestazioni credo siano legate a quello che è successo. Sarebbe bello se, prima o poi, imparassimo qualcosa, ma non succederà: mettiamo sempre avanti il potere e il denaro».

MALATTIA. Sono stato attentissimo alla malattia per tutti i mesi del film, poi il primo giorno di montaggio ho scoperto di avere il Covid. Attenti, siamo tutti vulnerabili. Smettiamola di essere arroganti, siamo solo di passaggio, non siamo il centro del mondo».

GLOBALIZZAZIONE. «L'incontro tra culture è meraviglioso se costruttivo e aperto. Ma se lo si usa solo per sfruttare non va bene. In Africa siamo andati ad esempio solo per estrarre petrolio e diamanti e, va detto, in questo continente anche un bicchiere d'acqua è importante, mentre noi ricchi occidentali la lasciamo aperta quando ci laviamo i denti. Non giustifico certo l'atto terroristico del professore decapitato in Francia, ma va visto certamente come una reazione: 'Voi vi mangiavate la pizza e ci lasciavate il cornicione ora avete iniziato a mangiarvi anche il cornicionè. La globalizzazione è terribile, tutti sanno tutto degli altri, vedono che la torta la mangiamo tutta noi e questo può stimolare atti di violenza».

PICCOLE STORIE. «Raccogliendo tutti questi video che mi sono venuti dagli Italiani, ho scoperto una cosa: l'importanza delle piccole storie. Se il racconto è vero è sempre interessante, non ci vogliono insomma grandi idee per fare cinema. Quello che mi ha colpito poi degli Italiani è che hanno imparato davvero a filmare e a proporre immagini interessanti».

NUOVO LOCKDOWN. «Sarebbebe del tutto diverso. Nel primo c'era ancora ottimismo da parte di tutti. Oggi temo che i video avrebbero un altro spirito e poi attualmente non c'è più fiducia nel governo».

POLITICA. «Mi arrabbio molto con i negazionisti e con i nostri politici in generale. Se fai il politico ci deve essere vocazione e così non è possibile che venga messo a capo di una Asl qualcuno solo perché ha una tessera di partito. Certe immagini di alcuni politici sono davvero terribili e questo a parte gli schieramenti. Tu sei un politico e dovresti dare il buon esempio, come diceva mio padre. La loro comunicazione non è mai chiara: ti dicono una cosa e poi ne fanno un'altra. In Oriente le cose vanno meglio perché c'è maggiore fiducia nei politici, noi siamo invece individualisti».

RABBIA SOCIALE. «Quello che temo di più oggi? Senza alcun dubbio laa rabbia sociale che potrebbe scaturire da tutta questa situazione. E ho paura anche che si abbassi la guardia verso il Covid. Chi, tra gli uomini di potere, opinionisti, giornalisti e tuttologi dà un messaggio sbagliato spero che, prima o poi, venga punito».



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