La Nuova Sardegna

Ignazio Camarda: «Il mio ritratto in verde dei patriarchi dei boschi sardi»

Paolo Curreli
Ignazio Camarda: «Il mio ritratto in verde dei patriarchi dei boschi sardi»

Il libro del botanico ci guida alla scoperta di 800 grandi alberi sardi: sopravvissuti che raccontano secoli

22 novembre 2020
6 MINUTI DI LETTURA





Sono stati testimoni dell’avvicendarsi delle epoche e della mutazione del paesaggio, hanno resistito a incendi e disboscamenti.

Una presenza costante nelle vite degli uomini tanto da diventare simbolo e alimentare i miti.

Sono gli alberi della Sardegna, una terra che tra i tanti tesori naturalistici, può vantare anche il fatto di essere uno scrigno che ha conservato tra i più antichi patriarchi verdi d’Europa. A questo patrimonio la Delfino editrice dedica: “Grandi alberi e foreste vetuste della Sardegna”. Un vero a proprio atlante in grande formato, ricco di dettagliate schede botaniche e annotazioni storiche, con un ricco apparato fotografico che documenta (esemplare per esemplare, ecosistema per ecosistema) il percorso tra gli alberi monumentali dell’isola. Una ricognizione, storica e scientifica dentro questo patrimonio che ha come autore un altro patriarca (per quanto molto più giovane) della botanica sarda: Ignazio Camarda, per molti anni ordinario di Botanica sistematica nell’università di Sassari, con un intensa attività scientifica e divulgativa sugli ecosistemi botanici isolani, attività che viene perfezionata ulteriormente da questo poderoso volume. «Sì è una ricerca che ha richiesto molti anni e sopralluoghi in tutta l’isola, anche in località impervie e di difficile accesso naturalmente – ci spiega il professor Camarda –. Però sono soddisfatto dell’opera: sono 850 pagine che parlano di 800 esemplari di alberi monumentali. Con le coordinate geografiche, lo stato di salute di ogni esemplare e naturalmente con le definizioni scientifiche della specie. Fondamentale l’ecosistema, infatti si parla di “foreste vetuste” ma anche di paesaggio forestale e dei giardini storici di come l’albero sia un elemento fondamentale della storia della nostra isola».

Com’è il ritratto “forestale” della Sardegna professor Camarda?

«È un volto mediterraneo, naturalmente, con estati calde e secche, inverni piovosi ma con temperature miti. Anche se adesso il cambiamento climatico ha influito notevolmente sull’andamento stagionale. Tra i paesaggi caratteristici c’è la macchia caratterizzata da un forte dinamismo in costante evoluzione tra la vegetazione rada (la gariga) e il bosco vero e proprio. Due ecosistemi in contatto costante con l’uomo, col pascolo, l’allevamento brado, la raccolta del legname e dei frutti. Un ambiente caratterizzato da arbusti come corbezzolo, ginepro, lentisco, mirto, che nella nostra isola possono raggiungere notevoli dimensioni. Il bosco della Sardegna è stato indagato nel libro suddividendo le zone particolari: la conifere native e le querce sempreverdi, i boschi misti, con pascoli, caducifogli. Il paesaggio legato alle colture agrarie per il legno fino ai paesaggi dei rimboschimenti. Va ricordato che a livello naturalistico la Sardegna conserva importanti elementi endemici per la sua storia di contatti e lunghi isolamenti, con un volto geologico molto vario tra i più antichi d’Italia, con tracce di piante fossili del Paleozoico e del Miocene».

Come si collocano i grandi alberi in questo mondo in equilibrio tra uomo e natura?

«Il valore del patrimonio dei grandi alberi della Sardegna travalica i confini isolani con una notevole importanza per la storia naturale di tutto il Mediterraneo. Un grande albero è, prima di tutto, un micro-ecosistema. Un universo naturale in miniatura, che ospita specie particolari di insetti e mammiferi, come il raro ghiro sardo, il topo quercino, per esempio e altri numerosi momenti di simbiosi a livello del suolo e sotterranei, le radici stabilizzano l’erosione. Il grande albero è anche una testimonianza ambientale, un sopravvissuto che può raccontare lunghi avvicendamenti temporali. La sua mole lo ha salvaguardato dal taglio, tentato con strumenti semplici, e fatto rinascere dagli incendi. Poi è una macchina efficiente che riesce a filtrare grandi quantità di CO2».

Il rapporto con le comunità in Sardegna?

«In tutto il mondo l’uomo ha visto nell’albero un simbolo molto potente di saggezza e rinascita. Tra tutte queste simbologie è particolarmente diffusa quella dell’ “albero della vita” e nel libro ho voluto citare quella antichissima riprodotta sulle pareti della necropoli prenuragica di Sa Pala Larga a Bonorva, l’albero eradicato del giudicato d’Arborea. La flora in Sardegna è talmente importante che almeno 100mila toponimi sono riferiti a nomi di piante. Tra questi l’albero ha una parte importante, spesso il nome del luogo deriva da un solo grande esemplare, tanto da diventare simbolo della località. O da gruppi di alberi, anche se nel tempo se n’è persa la memoria.

In questa mia indagine, come dicevo durata parecchi anni, mi sono spesso imbattuto in persone che possedevano terreni in cui crescevano grandi esemplari di alberi. Per la maggior parte pastori e contadini. Erano particolarmente orgogliosi di queste piante, un orgoglio che veniva tramandato per generazioni, da padre in figlio veniva trasmessa la cura per “l’albero di famiglia”. Una cura che rappresenta il legame tra generazioni, è l’albero a ricordare il padre, il nonno, l’antenato».

La tutela in questi tempi di maggior consapevolezza?

«Nel 1982 il Corpo Forestale ha realizzato un censimento elencando gli alberi da salvaguardare in tre categorie: di particolare interesse con 22 mila esemplari, 2 mila di grande interesse e 150 monumentali. In Sardegna erano state individuate 11 specie. In seguito, nel 1989, la Regione sarda ha varato una legge per la tutela di parchi, riserve naturali e dei monumenti naturali in cui gli alberi rivestono una particolare importanza come Villa Piercy a Bolotana o il parco Aymerich a Laconi. Gli studi sugli alberi monumentali hanno attirato il lavoro di molti botanici come è aumentata l’attenzione con diverse produzioni editoriali scientifiche o fotografiche. Il sentimento comune di tutela è sicuramente aumentato in tutto il Paese e anche nella nostra isola. Vorrei poi ricordare che proprio ieri si è tenuta la Giornata dell’albero, una ricorrenza che risale ai primi decenni dell’Ottocento. Gli alberi sono diventati un forte attrattore turistico con effetti non sempre positivi per la loro tutela».

In pericolo per troppo amore?

«Strutture come panchine, parchi giochi e altro, costruite sotto la chioma delle piante e sopra le loro radici non sono particolarmente indicate per la salute degli alberi. Come non lo è permettere a decine di migliaia di visitatori di arrampicarsi sui rami. Errori che sono troppo diffusi. Intorno all’olivastro di Luras la pressione turistica è particolarmente elevata e non sembra sufficiente la recinzione approntata, in quanto l’apparato radicale si estende ben al di là di essa.

Le migliaia di visitatori che ogni anno l’oleastro attira se da un lato sono positive per l’economia, dall’altro dovrebbero tenere conto dei possibili fattori di degrado che questo determina e operare di conseguenza. Le radici fuori terra attorno al tronco stanno a dimostrare l’ero- sione che il suolo ha subito nel tempo e che continua tuttora. L’olivastro è tra i 20 grandi alberi italiani. Il controllo sistematico è strettamente necessario per seguire il suo stato fitopatologico e strutturale, due aspetti peraltro strettamente legati».

Quali sono gli esemplari a cui è più legato, o meglio quelli che l’hanno maggiormente colpita?

«Ogni pianta ha una storia e tanti motivi che hanno stimolato il mio interesse di studioso. Direi, quindi: tutti gli alberi, ma se devo sottolineare una particolarità davvero affascinante consiglio di cercare e visitare gli esemplari di alberi che crescono insieme e si fondono in un’unica chioma. Questo accade per il tasso e l’agrifoglio, il leccio e la roverella. Il nome sardo di queste meraviglie arboree racconta molto bene il loro fascino: sos amorados, gli innamorati».

In Primo Piano
La siccità nell'isola

Acqua, bacini a secco in Sardegna: partono i razionamenti

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative