La Nuova Sardegna

«Sanremo aperto e noi chiusi Norme ingiuste da cambiare»

di Monica De Murtas
«Sanremo aperto e noi chiusi Norme ingiuste da cambiare»

Murtas, Mancini e Conconi: parlano gli operatori del settore in Sardegna «Siamo al disastro, servono regole chiare per una riapertura immediata»

29 gennaio 2021
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SASSARI. «Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile». Così in un tweet il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Oltre la polemica, il caso Sanremo scoppiato in questi giorni riapre la ferita e la discussione sui danni inferti al comparto spettacolo dalla pandemia e dalle restrizioni ad essa collegate. «Anche in Sardegna la situazione è al collasso – spiega Alessandro Murtas, gestore di diverse sale cinematografiche a Cagliari e Sassari – Siamo arrivati al limite ed è davvero pazzesco che si pensi alla possibilità che l’Ariston di Sanremo possa aprire al pubblico e per giunta ad un pubblico pagato e non pagante. Questa è una discriminante incomprensibile e inaccettabile. Ma la polemica è utile forse a riaprire la discussione sul concetto di sala come luogo sicuro. Come operatori culturali abbiamo il dovere di resistere ma non potremo farlo in eterno ci conforta il feedback che riceviamo dal nostro pubblico. Sia a Sassari sia a Cagliari abbiamo aperto a Natale una campagna abbonamenti, senza scadenza, che ha avuto grande successo. Nel bel mezzo della seconda ondata con i cinema chiusi il nostro pubblico ha acquistato e regalato abbonamenti per il cinema. Un segnale importante».

A parte la breve apertura estiva cinema e teatri sono chiusi ormai da quasi un anno. « La situazione è disastrosa – dice Luciano Lombardo presidente Anec Sardegna – Le case cinematografiche sono ferme e anche se dovessimo riaprire domani avremmo bisogno di almeno due mesi per riavviare il sistema di produzione. Abbiamo sperato di poter continuare a lavorare in quella breccia aperta tra l'estate e l'autunno, adeguandoci alle normative investendo in parametri di sicurezza ma ci è stato detto che non bastava e questa nuova chiusura è stata un duro colpo soprattutto per le realtà più piccole che rischiano di non sopravvivere». Le sale teatrali e cinematografiche avevano investito nella riapertura mettendosi in regola con tutti i requisiti imposti. «Mascherine, scanner per la temperatura, sanificazione dei locali distanziamento e spettacoli senza intervallo – dice Stefano Mancini direttore artistico di Teatro e/o musica che gestisce il Verdi di Sassari – abbiamo pianificato ogni dettaglio per evitare gli assembramenti. Tutte queste pratiche hanno reso le sale dei posti sicuri almeno secondo i dati pubblicati dell’Agis ma la programmazione in cui avevamo investito è stata interrotta. La speranza è ora quella di trovare al più presto formule di progettazione affidabili che ci consentano di riaprire in tempi brevi». Dello stesso avviso Pierpaolo Conconi, regista della “Botte e cilindro” che gestisce il Ferroviario di Sassari. «E' necessario lavorare alla progettazione, il sistema è in grande sofferenza e necessita di risposte tempestive che consentano una ripresa delle attività artistiche in sicurezza magari già in primavera».

Il direttore artistico di Sanremo Amadeus, com'è noto, puntava ad un evento aperto al pubblico che avrebbe bypassato le normative anti Covid19. Così dopo una prima della Scala di Milano e una stagione lirica della Fenice di Venezia in live streaming l'unico teatro italiano a poter aprire le porte al pubblico sarebbe stato l'Ariston, perché Sanremo è Sanremo, si sa. Amadeus e Fiorello avevano trovato nei giorni scorsi anche una soluzione al problema normativo dichiarando: «Al posto del pubblico metteremo dei figuranti». E sembra avessero già aperto addirittura il casting. Ma la risposta degli operatori dello spettacolo di tutta Italia non si è fatta attendere con manifestazioni pubbliche, picchetti davanti all’Ariston e una petizione lanciata su change.org da Claudio Bellumore, direttore di coro e musicista, per chiedere al governo e alla Rai di invertire immediatamente la rotta e assicurare la parità di trattamento tra tutti i teatri italiani. In realtà la linea di Amadeus e della Rai era quella di considerare il teatro Ariston alla stregua di uno studio televisivo come quello di “Amici” per intenderci con un “finto” pubblico composto appunto da figuranti. «Questo escamotage legale – si legge nella petizione di Bellumore – offende tutti gli italiani che non possono lavorare nei teatri e quelli che da mesi non possono godere dell'arte. In altro modo anche tutti gli altri teatri italiani potrebbero applicare rigidi criteri e protocolli di monitoraggio della diffusione del Covid-19, sanificazione e distanziamento, come hanno già fatto nei mesi estivi con ottimi risultati».



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