La Nuova Sardegna

I nipoti donano le loro opere: «Maria Lai sarebbe contenta»

Giusy Ferreli
I nipoti donano le loro opere: «Maria Lai sarebbe contenta»

Dopo la polemica tra l’erede e la Fondazione voluta dall’artista ogliastrina il gesto di solidarietà di Massimo Lai e Bettina Pisu per il museo di Ulassai

20 febbraio 2021
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Quel bellissimo vestito rosso e verde a guisa di papavero, cucito e disegnato per una lontana festa di Carnevale della piccola Giulia dalle mani di zia Lola, come veniva chiamata in famiglia Maria Lai, farà parte della collezione della Stazione dell’arte di Ulassai. Il piccolo capolavoro non sarà l’unica donazione al museo ogliastrino: al vestito donato da Giulia, oggi 24enne, si aggiungeranno anche una scultura in ceramica e un quadro.

Due opere significative donate rispettivamente da Massimo Lai, figlio di Giovanni, fratello maggiore di Maria, e Bettina Pisu, sorella di Maria Sofia, l’erede dell’artista ogliastrina che ha intentato causa alla Fondazione costituita nel 2006 dalla stessa Maria Lai nel suo paese natale, e ottenuto il blocco di tre volumi sulla base della legge sul diritto d’autore. Il gesto, nella sua generosità, acquista un significato ancora più profondo e forte.

«Questa scelta viene spontanea perché vogliamo dare un segnale di solidarietà al museo che mia zia ha voluto con tutte le sue forze» racconta Bettina, figlia della sorella Giuliana. «Sono stata testimone – ricorda ancora la nipote – di tutte le volte che ci ha parlato della volontà di lasciare la sua produzione artistica al paese di Ulassai; ho visto quale cura abbia messo nello scegliere e imballare le opere più belle destinate al museo. Un volta mi ha persino detto che la Fondazione era, per lei, il figlio che non aveva mai avuto».

Bettina vive a Torino dove ha lavorato come medico internista. Quando l’artista aveva ancora il suo studio a Roma e Bettina studiava a Siena, la frequentazione era assidua. Un rapporto che veniva rafforzava ogni estate dalle lunghe vacanze in Ogliastra. Il suo regalo per il museo, realizzato nella vecchia stazione ferroviaria del borgo ogliastrino ai piedi dei Tacchi, è uno splendido acrilico del 2003.


Una scena visionaria che fa parte della serie sui presepi e che andrà ad arricchire la collezione che, attualmente, consta di 140 opere. «Ci piaceva l’idea di donare un’opera e lo abbiamo fatto in questo momento, con la speranza che questa contesa si risolva positivamente. Siamo molto soddisfatti di quanto fatto in questi anni dalla Fondazione e dal dinamismo del direttore, Davide Mariani. Speriamo che l’eredità artistica e culturale di zia Lola – conclude Bettina Pisu – non venga dispersa a causa di questa triste diatriba».

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Anche suo cugino Massimo ha deciso di testimoniare la sua vicinanza all’istituzione culturale che, chiamata in causa dall’erede, rischia di interrompere il percorso che ha proiettato il nome di Maria Lai nel panorama nazionale ed internazionale. «Ne abbiamo parlato in famiglia e, con mia moglie Tiziana e mia figlia Giulia, abbiamo deciso di donare alla Stazione dell’arte una scultura. Si tratta di un nastro celeste che si ricollega allo straordinario intervento di arte pubblica del 1981 “Legarsi alla montagna”» dice il nipote, anche lui medico, molto conosciuto in Ogliastra.

«Da quando Maria è tornata da Roma, mia moglie, che ha collaborato con lei nel laboratorio di ceramica, ed io abbiamo assistito alle genesi della Stazione. In questa maniera – sottolinea – vogliamo testimoniare quanto grande fosse la sua passione nel portare avanti questo progetto come dono alla collettività e vogliamo che questa esperienza continui a vivere con la competenze che hanno contraddistinto negli ultimi anni l’operato della Fondazione».

Ma è la donazione del vestito di Carnevale ciò che simboleggia maggiormente lo spirito di un gesto dirompente. «Sono molto affezionata a quell’abito indossato, quando ero una bambina, alla festa dell’asilo di Barisardo, ma ci rinuncio con grande piacere. Zia Lola – commenta Giulia – mi ha fatto un altro grande regalo: le sono immensamente grata per aver condiviso con me la sua sensibilità e la sua visione del mondo. Mi piacerebbe avere quello stesso confronto con la consapevolezza di adesso ma so che non è possibile. Ciò che invece è possibile è far vivere la sua straordinaria generosità rispettando la sua visione dell’ arte: un’arte aperta a tutti».

Su questo solco si è mosso il direttore Mariani che per l’ultima mostra antologica “Fame d’infinito”, tutt’ora visitabile al museo, ha voluto riprodurre fedelmente in polvere di gesso alcune opere: copie tattili che si possono leggere con le mani e possono essere apprezzate anche dai non vedenti. Perché tutti possano riannodare i fili dell’emozione che Maria Lai sapeva intrecciare giocosamente.

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