La Nuova Sardegna

Matt Bianco, quando il jazz ti fa ballare

di Gabriella Grimaldi
 Matt Bianco, quando il jazz ti fa ballare

Ad Alghero il concerto dell’intramontabile band britannica, tra i brani più famosi degli anni Ottanta e i nuovi progetti

29 settembre 2021
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La classe dei Matt Bianco in una incantevole sera di settembre. Musicisti di prim’ordine, pezzi d’annata per nutrire la nostalgia e arrangiamenti contemporanei che hanno fatto ballare sulle sedie i tanti spettatori che non hanno voluto mancare all’appuntamento con un’icona dello smooth jazz degli anni Ottanta. Quasi sold-out per il concerto di Mark Reilly e compagni nello spazio Lo Quarter di Alghero nell’ambito della rassegna organizzata dalla Fondazione Alghero (con la collaborazione di Bayou Club Events). E c’era davvero da rimanere incantati, lunedì scorso, davanti a una band di sette elementi che ha sciorinato per oltre un’ora e mezza musica di altissima qualità a ritmo irrefrenabile. Per la gioia di chi è corso a Lo Quarter per vedere dal vivo i Matt Bianco, in molti casi dopo averne perso le tracce per trent’anni. «Pensavo che si fossero sciolti tanto tempo fa...», ha detto qualcuno. E invece, dopo i primi tre pezzi appartenenti agli album più recenti e quindi meno conosciuti, quando Mark Reilly ha intonato “Whose side are you on?” la platea si è sciolta, travolta dall’entusiasmo. Forse qualcuno ha storto il naso per gli arrangiamenti decisamente più declinati nelle forme del jazz tradizionale, ma è la stagione più matura di questo artista britannico che non ha mai smesso di cercare e che oggi fa di nuovo pace con i puristi che negli anni Ottanta lo accusavano di essersi convertito al più commerciale pop.

E le nuove inclinazioni sono venute fuori chiare durante il concerto grazie ai musicisti che lo hanno accompagnato sul palco, a partire dal sassofonista Dave O’Higgins con cui Reilly ha scritto molti dei pezzi di “Gravity” e Sebastiaan de Krom, batterista funambolo che ha pestato le sue bacchette, oltre che su piatti e tamburi, su tutti gli oggetti del palco dando vita a una performance divertentissima. Geoff Gascoyne ha dato il meglio al contrabbasso e convincenti sono state le esibizioni di Graham Harvey al pianoforte e al Fender Rhodes, (molto conosciuto per il suo lavoro con “mostri sacri” come George Benson, Incognito e Stacey Ken) e del fortissimo Martin Shaw alla tromba e al flicorno, membro dell’orchestra della Bbc che vanta collaborazioni con Sting, Jamiroquai e Natalie Cole. Così, anche grazie alla caldissima voce di June Fermie, si sono susseguiti successi come la latineggiante “Paradise”, le storiche e bellissime “Half a minute” e “More than I can bear” fino alla trascinante “Yeah Yeah”, il twist più cool che sia mai stato concepito.

C’è stato spazio anche per un omaggio di O’Higgins alla musica di Nino Rota con un assolo sul celebre tema del film “Il Padrino”, mentre Mark Reilly, elegantissimo con completo scuro, camicia bianca e cravatta in perfetto stile agente segreto (a cui si ispira il nome fittizio della band per la passione del suo fondatore per il genere spy) ha tenuto banco per tutta la serata con simpatia, generosità e una presenza scenica ineguagliabile. Elemento che ha fatto passare in secondo piano il calo di voce di un artista che per il resto, a 70 anni suonati, non ha perso una briciola del suo appeal e che ha regalato ai fortunati spettatori una serata di musica divertente e di alto livello. Gran finale, con il pubblico in piedi ad applaudire l’indimenticabile e scatenata “Get out of your lazy bed”.

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