La Nuova Sardegna

1953. Orgosolo spezza la catena delle vendette

Articolo pubblicato il 4 gennaio 1953
Un anziano davanti a un murale a Orgosolo
Un anziano davanti a un murale a Orgosolo

Si celebrano "le paci" tra le famiglie. La benedizione del Papa con un telegramma. I cittadini sottratti al pericolo e all'incubo della "segreta lista" compilata sul Supramonte

15 novembre 2021
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(dal nostro inviato speciale)

ORGOSOLO, 3. – Orgosolo ha mantenuto fede alla parola data. Abbiamo assistito oggi commossi ad una solenne cerimonia i cui protagonisti sono legati alle tristi vicende di questo ultimo scorcio di vita orgolese. Oltre trecento persone si sono date convegno nello spiazzo antistante la scuola, sul grande bastione naturale che guarda l’ubertosa valle di Locoe, l’Ortobene e la possente catena di Corrasi, per pronunciarvi con severa semplicità di forma un solenne giuramento.

I fuorilegge diffidati

Preoccupati dell’aggravarsi del fenomeno criminale che ha portato Orgosolo al centro dell’attenzione isolana e nazionale, un gruppo di cittadini, per iniziativa del locale medico, dott. Leonardo Monni, decideva di costituire nel Comune un comitato per il riscatto morale, economico e sociale del paese. Dopo aver preso gli opportuni contatti con i gruppi famigliari più rappresentativi nella vita del Comune, e aver raccolto l’adesione di una larga cerchia della popolazione, il comitato volgeva il passo verso il concreto, interessando alla propria iniziativa le autorità responsabili. Nello stesso tempo (...) i fuorilegge venivano diffidati dal comitato ad astenersi da ulteriori atti contro le persone ed il patrimonio, pena l’essere sottoposti ad una implacabile azione di polizia esercitata dagli stessi civili. I fuorilegge avrebbero accettato la diffida, impegnandosi ad astenersi per il futuro da qualunque azione che possa in qualsiasi modo turbare il sereno convivere della popolazione. La loro azione non investe più, quindi, la generalità dei cittadini, i quali sono sottratti al pericolo e all’incubo della “segreta lista”, compilata sul Supramonte, ma si esaurisce in un problema personale di processi e accertamenti che avranno il loro epilogo nell’austera e degna sede della giustizia che dovrà giudicarli.

È quindi solo un problema di individui e non di un intero paese. Le famiglie nelle quali il delitto ha creato dei vuoti incolmabili nella violenza della morte, depongono ogni velleità di realizzare la “propria” giustizia con esecuzioni sommarie, lasciando che questa eredità di sangue sia liquidata attraverso la serena valutazione degli organi giudiziari. E così stamane abbiamo potuto vedere i volti di uomini, anziani e giovani, solcati da profonde rughe, volgersi decisi al Crocifisso nell’esprimere il giuramento che li lega indissolubilmente al progresso civile del paese. E mentre costoro si accostavano per pronunciare il giuramento, nello spiazzo antistante faceva corona la popolazione di Orgosolo: la sua gioventù bella e splendente nei severi costumi; i suoi bambini innocenti e spensierati; i vecchi. Tutti assistevano in religioso silenzio al compimento del sacro rito. A dare maggiore solennità alla cerimonia sono intervenuti il Prefetto di Nuoro, dott. Volpes, il vescovo mons. Melas, i senatori Pietro Mastino e Luigi Oggiano e l’on. G. B. Melis, consiglieri regionali e autorità civili e militari della provincia e un gran numero di sindaci dei paesi limitrofi (...) Da ultimo si è data lettura del telegramma del S. Padre con il quale si benediceva la raggiunta pace.

Simbolica offerta

Tutta la popolazione si è quindi raccolta nella chiesa, dove è stata celebrata una cerimonia officiata dal Vescovo, cerimonia che si è conclusa con il cristiano ringraziamento del “Te Deum”. Si era fatto tardi. Erano ormai le 13 e il comitato ha voluto trattenere tutti gli intervenuti a mensa comune, allestita nei locali della scuola elementare. Tutto ciò che vi si è servito era stato offerto e preparato dalla popolazione, quasi ad attestare, secondo il vecchio rito, che la pace la si consacra nello scambio e nella reciproca offerta del pane e del vino. Servivano a tavola delle ragazze in costume, e fra queste erano delle laureate, come delle contadine. Abbiamo lasciato Orgosolo con la sensazione che qualcosa di veramente grande sia quest’oggi avvenuto. (...) L’odio e la paura non dovranno più essere gli inseparabili compagni di questa larga parte della nostra gente; il lavoro riprenderà nei campi a premiare la fatica degli onesti e degli umili; la vita riafferma rigorosamente il suo diritto al progresso.

M.

* * *

NUORO, 5. – Ci viene assicurato che membri del comitato riuscirono ad avvicinare lo stesso Pasquale Tandeddu. Il colloquio fra loro e il bandito fu improntato a risoluta chiarezza. Per ottenere da lui lo stesso giuramento che tutti prestarono di non far più male, i messaggeri lo assicurarono che nessun orgolese si macchierà del suo sangue né per vendetta né per taglia, pur senza promettergli alcun favore o alcuna protezione in contrasto coi pubblici poteri. E anche Tandeddu ha giurato. Non gli restava altra scelta. Sapeva che di fronte a lui erano uomini onesti, decisi a tutto per preservare la pace nelle loro famiglie. Circa i fratelli Floris si riferisce invece che essendo essi accusati del solo fatto del sequestro e del conseguente omicidio del possidente Antonio Congiu di Orotelli, ed essendo per tale fatto detenuti altri due loro fratelli, è molto probabile la loro prossima costituzione.

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