La Nuova Sardegna

1949. Il primo consiglio regionale: vince la Dc, buoni risultati per i sardisti e i monarchici

Articolo pubblicato l'11 maggio 1949
La prima pagina della Nuova Sardegna dell'11 maggio 1949
La prima pagina della Nuova Sardegna dell'11 maggio 1949

La Nuova: "Avevamo chiesto un voto sulla pura amministrazione e non sulla politica. Gli elettori hanno dato ragione a noi"

19 novembre 2021
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I risultati delle votazioni servono all’indagine sull’andamento dell’opinione pubblica e sulla evoluzione delle situazioni politiche e amministrative. È necessario prendere in esame non solo le cifre dell’ultima consultazione elettorale, ma anche i dati precedenti. Questa indagine costituisce il presupposto di considerazioni e di illazioni (...) che formuleremo successivamente. Tuttavia il nostro giudizio, secondo la nostra consuetudine, potrà essere integrato o anche contraddetto da quanto i nostri collaboratori vorranno scrivere in proposito: poco importa se le loro impressioni non saranno conformi alle nostre.

Nel 1948 (elezioni politiche) la D.C. riportò in Sardegna 309.447 voti. Nel 1949 193.553. Si ha quindi una perdita di 115.894; cioè oltre un terzo. Registrano una perdita sensibile (6041 unità) anche i socialisti saragatiani. Nella colonna dei guadagni vengono in prima linea i sardisti delle due tendenze, con 28.586 voti in aumento. Questa cifra è data da 59.333 voti della corrente quattro mori, e da 37.208 dei lussiani. Nel 1948 i sardisti della unica tendenza allora esistente ebbero nel complesso 64.202 voti, e con i repubblicani 67.955. Il progresso attuale, come si vede è molto sensibile; esso vale a sfatare l’opinione di alcuni, secondo i quali il sardismo sarebbe destinato a scomparire presto. La tendenza Msi, (che alcuni definiscono neo-fascismo, e che indubbiamente raccoglie simpatie tra i militanti fascisti del ventennio), ha progredito di 22.487 unità. Dall’altra parte i comunisti e socialisti nenniani, che nel 1948 formavano insieme il fronte popolare, sono in aumento per 21.882 voti.

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Infine viene il così detto fenomeno monarchico, che forse è meno importante di quanto apparirà in un primo momento. La monarchia ha totalizzato 66.048 voti, che certamente sembrano molti di fronte ai 9595 del 1948. Ma se si considera che nelle elezioni del 1948 riportò 46.180 voti un così detto «blocco nazionale», che comprendeva nella quasi totalità elementi notoriamente monarchici, si avrà una differenza 1948-49 di soli 10.273 voti. Si osserva questo non perché si voglia comunque svalutare l’indubitabile successo monarchico; ma perché è pregio dell’indagine stabilire, sia pure in via di ipotesi, quali possono essere stati i mutamenti fra la massa elettorale (...) osserviamo infatti che anche il numero dei voti attribuiti registra una variazione da 600.728 nel 1948 a 568.615 odierni, con diminuzione di 32.172 unità. Se si aggiunge la cifra a quelle cumulate dai partiti in guadagno (83.028 unità) si hanno così 115.140 voti, che presso a poco corrispondono ai 121.033 perduti dalla D.C. e dal P.S.L. I.

In base alle cifre percentuali la D.C. ha ottenuto il 34,1 per cento dei voti validi, in luogo del 51 per cento raccolto nel 1948. I comunisti hanno il 19,4 e il Psi il 6 per cento. I monarchici 11,6; il partito sardo repubblicano 10,4; quello socialista di Lussu 6,5. Il Msi 6,2 per cento; 2,9 e 2 per cento rispettivamente le percentuali dei saragatiani e liberali. Le altre inferiori all’unità. Il nuovo consiglio regionale di sessanta membri avrà da una parte 22 consiglieri democristiani, dall’altra il gruppo delle sinistre, con 13 comunisti, 3 del Psi, e 3 sardisti lussiani. Si tratta quindi di 19 oppositori di fronte 22 democristiani. La costituzione di una maggioranza o meglio lo squilibrio fra i due più forti raggruppamenti, potrà essere modificato solo dai gruppi intermedi. Da una parte vi saranno 7 sardisti repubblicani, un socialista democratico e un liberale, in totale 9 unità, che con i 22 democristiani potrebbero formare la precisa maggioranza di centro di 31. Dall’altra 7 monarchici e 3 missini, che con i democristiani potrebbero dare una maggioranza destra di 32 su 60.

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La situazione numerica del nuovo consiglio regionale apparisce, pertanto, molto delicata e complessa. Sarà possibile risolverla sul terreno della pura amministrazione? Questo giornale, fino dagli inizia della lotta elettorale ha proposto che fosse dato il bando alla politica, e che le elezioni si svolgessero sul terreno della pura amministrazione. I partiti maggiori sono stati di diversa opinione. Non si direbbe invece che gli elettori abbiano dato ragione a noi?

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