La Nuova Sardegna

Marghinotti, eroi e artisti: romantica poetica della liberazione

di Paolo Curreli
Marghinotti, eroi e artisti: romantica poetica della liberazione

Alla Pinacoteca di Sassari l’epopea greca dell’indipendenza nell’arte del pittore sardo

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Politica e patriottismo, guerra e arte. Soldati, eroi e poeti. La mostra alla pinacoteca di Sassari “1821-2021. Giovanni Marghinotti e il fascino di Markos Botzaris, eroe romantico” celebra il bicentenario dall’inizio della guerra d’indipendenza e dà conto della temperie in cui artisti e intellettuali vengono coinvolti dalla resistenza dei greci contro l’oppressore turco. Una lotta che diventa, in Europa, anche la battaglia per salvare le radici classiche e cristiane dell’Occidente e, nemmeno tanto sottotraccia, affermare i valori etnici e nazionali dei popoli soggiogati dai grandi imperi. Lord Byron arma navi da guerra e immola la sua stessa vita, nel 1824, al fianco dei greci. Popolo guidato dall’eroe nazionale Markos Botzaris che muore nel 1823. Delacroix nello stesso anno dipinge “Il massacro di Scio”, per denunciare la strage della popolazione dell’isola da parte degli ottomani. L’intelligente mostra curata dalla direttrice della Pinacoteca Maria Paola Dettori illumina, attraverso l’opera del pittore sardo Giovanni Marghinotti, una Sardegna certamente ancora lontana dai grandi centri, ma per niente provinciale.

Marghinotti si forma a Roma, insegna all’Albertina di Torino, ha solidi legami con la corte sabauda. Ha viaggiato e conosce l’opera di Goya, a Torino frequenta circoli impregnati del fervore mazziniano, aristocratici, imprenditori e intellettuali coinvolti negli ideali risorgimentali. Tutto questo diventa racconto, nella tradizione della pittura storica dell’epoca che, specie nelle piccole dimensioni, raggiunge esiti moderni nell’uso vibrante del colore e della luce, abbandonando l’enfasi spesso retorica e didascalica del genere.

La mostra ha il pregio di raccogliere le opere di Marghinotti ispirate alle vicende eroiche di Botzaris, della collezione della Pinacoteca e di diversa provenienza e una preziosa rassegna di dipinti, sullo stesso tema, che arrivano da oltre Tirreno. Da citare l’interessante tempera del nobile sassarese don Simone Manca di Mores, probabilmente ispirato dalle opere di Marghinotti. Testimonianza di una Sassari innovativa, nel secolo che ne cambierà radicalmente il volto urbanistico e politico. In esposizione “Saremo liberi!” di Cesare Mussini (autore della celebre tela “Leonardo muore tra le braccia di Francesco I”) vero specialista di pittura storica. Opera che Marghinotti ebbe verosimilmente modo di vedere a Torino dove è conservata nei Musei Reali. Due tele di Marghinotti per la prima volta in Italia che arrivano dal Museo del Filellenismo di Atene.

La mostra è corredata da una raccolta di libri, scritti e altre pubblicazioni che ricostruiscono il momento storico e il contesto torinese in cui viveva e lavorava Marghinotti prima del suo ritorno nell’isola: opere di letteratura, come l’edizione d’epoca di “Scene elleniche” di Angelo Brofferio, deputato di sinistra eletto nel nuorese, il cui libro ispirerà il pittore sardo. Testi di critica d’arte e di argomento politico, che descrivono non solo l’ambiente rivoluzionario nel quale si muovevano i patrioti italiani che lottavano per l’indipendenza, ma anche, nello specifico, i rapporti tra l’artista e il gruppo di intellettuali e politici democratici, sardi e no, primo tra tutti il mecenate Giovanni Antonio Sanna.

La mostra, visitabile dal martedì al sabato fino al 17 aprile, è realizzata dalla direttrice Maria Paola Dettori, in collaborazione con il Museo del Filellenismo di Atene, i Musei Reali di Torino, i Musei Civici di Cagliari, la Galleria Berardi di Roma, la Biblioteca Universitaria di Sassari e quella di Cagliari.

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