La Nuova Sardegna

Comici alla ribalta

Pino e gli Anticorpi: «Quasi trent’anni di carriera? Puntiamo a superare i Pooh»

di Alessandro Pirina
Pino e gli Anticorpi: «Quasi trent’anni di carriera? Puntiamo a superare i Pooh»

I fratelli Stefano e Michele Manca sbarcano a teatro con “Live in Tokyo”

18 aprile 2023
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Doveva essere un’intervista per presentare lo spettacolo che porteranno nei teatri dell’isola, ma si è trasformata anch’essa in una sorta di spettacolo. Riuscire a non ridere di fronte a Pino e gli Anticorpi è un’impresa, anche se loro sono dall’altra parte della cornetta, o come si chiama oggi. Un antipasto di quello che sarà lo show, “Live in Tokyo”, che, sotto le insegne del Cedac, i fratelli Stefano e Michele Manca porteranno giovedì a Ozieri, venerdì a Olbia, sabato a Meana Sardo e domenica a Macomer.

Partiamo dal titolo: perché “Live in Tokyo”?

STEFANO: «È l’ennesima fesseria. Piaceva anche a noi essere come le rock band, quelle che scrivono “live in Japan”, perché hanno registrato il concerto durante un tour in Giappone. Che noi non abbiamo ancora fatto, ma abbiamo il titolo pronto».

Che spettacolo sarà?

MICHELE: «Sarà un misto di spettacoli comici, dal classico comico più spalla al breve monologo, all’innesto di alcuni pezzi di clown puro. Riprende uno spettacolo che avevamo portato qualche anno fa al Verdi alla presenza di un attore giapponese, che apriva lo show come se fosse un grande live».

Lo spettacolo è inserito nel circuito Cedac: il pubblico degli abbonati è diverso dal vostro solito?

MICHELE: «Sarà più in stile Sanremo, ma alla fine non credo cambierà tanto».

STEFANO: «Magari tra i vari abbonati ci sarà qualcuno che non sa nemmeno cosa sta andando a vedere. Una volta a Napoli ci è successa una cosa analoga. Era un teatro in cui mettevano in scena commedie classiche, alla De Filippo. Noi ci siamo stati tot giorni e tot repliche. A una pomeridiana la più giovane avrà avuto 83 anni: erano basiti».

1994, il vostro esordio. Trent’anni di carriera: vi spaventa questo traguardo?

STEFANO: «Più che spaventarci ci stupisce: dopo trent’anni non se ne sono ancora accorti. Il nostro obiettivo comunque è superare i Pooh».

L’esordio in tv a “Scherzi a parte”: il più divertente?

MICHELE: «Ad Arrigo Sacchi. Io mi sono divertito tantissimo, lui di meno. Io dovevo essere un ladro che si era arrampicato sull’albero del suo giardino. Sotto c’erano i cani, che io avevo conosciuto il giorno prima. Buona parte dello scherzo era improvvisato e quando Sacchi mi ha chiesto cosa ci facessi lì a me è venuto spontaneo dirgli che mi era caduto il pallone ed ero entrato a riprenderlo. Lui era furioso, voleva entrare in casa a prendere un’arma, ma dopo un quarto d’ora sono riuscito a convincerlo. In cuffia sentivo il regista che non riusciva a smettere di ridere. A un certo punto sono sceso dall’albero e sono scappato a una velocità stratosferica. I cani mi rincorrevano e ho saltato il cancello a piè pari».

Cosa è stato per voi Colorado?

MICHELE: «Ci ha permesso di sviluppare e fare crescere i nostri personaggi. È anche grazie a loro che abbiamo trovato un nostro linguaggio. La saga di Pino conta ormai più 100 pezzi scritti, fa strano anche a noi che questo personaggio sia ancora così seguito oggi. È partito nel 2006... e sono quasi vent’anni anche dal nostro debutto in tv».

Ora siete protagonisti di “Only fun” sul Nove. Oggi è più difficile fare ridere in tv?

MICHELE: «Questa terza edizione è tornata ad avere il pubblico dal vivo. Siamo in un teatro da 1200 persone. E devo dire che la risposta è molto forte, ci vogliono bene, applausi generosi, ci sentiamo a casa. Per noi è come essere in un live».

STEFANO: «Quello però è con la U. Presto approderemo anche su Onlyfans, dove porteremo il nostro prodotto per non deludere i nostri fan».

Lol: chi vi ha fatto ridere di più?

STEFANO: «Mi avrebbero dato tutti filo da torcere, ma Corrado Guzzanti mi ha fatto ridere dall’inizio alla fine».

MICHELE: «Anche io dico Guzzanti e Virginia Raffaele: solo entrando e vedendoli lì sarei scoppiato a ridere. Mi avrebbero sbattuto subito fuori».

Il cinema: dopo “I giganti” di Bonifacio Angius ritornerete a ruoli comici?

STEFANO: «Anche quello era comico, non è stato capito. Scherzi a parte, al cinema ci piacerebbe essere considerati degli attori. Bonifacio ci ha dato la grande opportunità di fare vedere che sappiamo anche recitare...».

MICHELE: «Che possiamo fare anche ruoli drammatici. Anche se ora le cose che abbiamo in ballo sono tutte verso il comico».

Sassari, infine. Come sta la vostra città?

MICHELE: «È un momento critico, questa Rete metropolitana non si è consolidata e tutti gli investimenti si spostano verso sud».

STEFANO: «La Rete metropolitana dovrebbe estendersi fino a comprendere tutto ciò che non è Cagliari. Anche l’Ogliastra, Carbonia. Forse a quel punto, con sette ottavi del territorio, ci riconoscerebbero qualcosa».

MICHELE: «O forse dovremmo fare entrare Quartu nel comune di Sassari, perché finché Olbia non ci pappa tutti resta la seconda città della Sardegna. Non c’è altra soluzione: annettiamo Quartu».

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