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Negli alberi di pietra il tesoro dell’Anglona

di Mauro Tedde
Negli alberi di pietra il tesoro dell’Anglona

La “foresta” di Carrucana, sito unico e magico. Nel 1992 la nascita del Parco paleobotanico

18 agosto 2023
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Una delle specialissime particolarità dell’Anglona è quella di essere una della tre zone al mondo dove si possono trovare i misteriosi fossili della cosiddetta “foresta pietrificata” silenziosi ed enigmatici testimoni della Preistoria. Lungo la valle del rio Altana che attraversa buona parte di questa regione affluendo poi nel fiume Coghinas e nel lago omonimo sono riemersi gli enormi fossili di quella che è stata una grande foresta scomparsa. La zona del comprensorio più ricca di reperti fossili, molti dei quali si trovano ancora interrati a varie profondità sotto terra, è quella di Carrucana, in territorio di Martis, ma se ne trovano anche nei territori di Laerru, Perfugas e Bulzi. Quelli più visibili, disposti lungo l’argine del rio Altana, sono di grosse dimensioni, alcuni forati al centro, altri invece si sono completamente mineralizzati nel corso del tempo, nel senso che tutte le parti di legno si sono trasformate in roccia creando nel corso dei millenni delle sculture naturali. Negli anni scorsi è nato in questa regione il Parco paleobotanico dell’Anglona con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare la suggestiva foresta pietrificata, unica nel suo genere. Costituita da reperti xilofossili e fossili, la foresta si estende su una superficie di circa 100 chilometri quadrati e costituisce una delle risorse paleoambientali e geologiche più significative della Sardegna. Il termine “foresta” deriva dal fatto che i tronchi si possono spesso trovare in posizione eretta, con il loro apparato radicale piantato nel paleosuolo e in molto casi il legno ha conservato intatte le caratteristiche morfologiche. Le foreste si pietrificano grazie al processo di silicizzazione, durante il quale gli atomi di silicio vanno a sostituire le parti dure degli alberi, come tronco e corteccia, mantenendone però intatta la struttura. Questo conferisce ai vegetali un aspetto pietrificato. A dare origine alle foreste fossili nelle diverse ere geologiche, sono stati eventi catastrofici improvvisi e di dimensioni tali da coinvolgere ampie zone. Nel Miocene inferiore, circa venti milioni di anni fa, probabilmente in seguito ad una violentissima eruzione vulcanica le foreste si inabissarono nei laghi circostanti che, riempiti di cenere ricchissima di silicio, crearono il substrato ideale per il processo di fossilizzazione. La particolarità dei reperti della foresta di Carrucana e dell’Anglona sta nelle dimensioni dei tronchi pietrificati, davvero notevoli. La vastità del bacino lacustre ha impedito la formazione di un unico e omogeneo ambiente di sedimentazione, creando invece distinti microambienti nei quali le diverse condizioni chimico-fisiche hanno prodotto differenti tipologie fossili. Così oggi accanto ai giganteschi manicotti d’incrostazione tipici di Carrucana, si possono trovare anche le splendide permineralizzazioni a opale, calcedonio o a grossi cristalli di quarzo e perfino le incredibili silicizzazioni che hanno portato alla totale trasformazione del vegetale in minerale fin nei dettagli più minuti. Per secoli considerati solo un ingombro dagli agricoltori del luogo, tanto da essere stati spesso raggruppati anche con mezzi meccanici per far posto ai cereali, già da 1992 è stato costituito il parco paleobotanico che oltre al Comune di Martis, capofila del progetto, ha coinvolto quelli di Bulzi, Laerru, Perfugas per programmare una strategia comune per la salvaguardia e la valorizzazione di un’area di grandissimo valore paesaggistico. Un primo importante intervento ha portato alla realizzazione in quattro distinti siti, uno per comune, di grandi gallerie-ombrario, moderne installazioni in legno, progettate dall’architetto Giovanni Maciocco e dalla sua equipe specializzata nella pianificazione del paesaggio. Poste sui rilievi che dominano il territorio, le gallerie-ombrario hanno due funzioni principali, quella di evidenziare punti di osservazione che favoriscano i collegamenti visivi tra i siti e le aree o i monumenti più significativi e quella di ospitare la rappresentazione delle risorse paleobotaniche e del materiale informativo relativo ai siti e a questo singolare fenomeno. Il progetto dell’architetto Macciocco ha ricevuto importanti premi per la sua originalità, tra cui il “Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa” a Roma e il premio della Regione. Purtroppo però alla realizzazione non ha fatto seguito un’adeguata programmazione ma soprattutto la necessaria manutenzione e le grandi istallazioni da anni invocano aiuto (una è addirittura crollata). Sarà necessario quindi un nuovo intervento di valorizzazione per un sito che rappresenta qualcosa di unico e inestimabile a livello mondiale.

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