Aldo Cazzullo: «Nella Bibbia le nostre radici: mi sarebbe piaciuto intervistare Mosè»
Il giornalista con il suo spettacolo sulle Sacre Scritture ad Alghero e a Nora: insieme a lui Moni Ovadia
Un viaggio nel romanzo dei romanzi. A condurre il pubblico alla scoperta della Bibbia sarà un duo insolito: il giornalista Aldo Cazzullo, firma di punta del Corriere della Sera, e l’artista Moni Ovadia. Il primo racconta, il secondo lo accompagna con letture, interventi e canti. Ora “Il romanzo della Bibbia” sbarca in Sardegna. Due appuntamenti targati Cedac, il 4 luglio a Lo Quarter di Alghero e il 6 a Nora per la Notte dei Poeti.
Cazzullo, perché ha deciso di portare in scena la Bibbia?
«Avevo scritto il libro sulla Bibbia, che è stato il più venduto in Italia del 2024. Come ogni storia parla di noi. E la Bibbia siamo noi. Tutti siamo stati Caino quando abbiamo commesso un’ingiustizia e tutti siamo stati Abele quando l’abbiamo subita. Tutti siamo stati Davide quando abbiamo dovuto affrontare sfide impossibili come la sua contro un gigante alto tre metri...».
Sarà uno spettacolo a due voci, lei e Moni Ovadia.
«Abbiamo ruoli diversi. Io racconto e Moni interpreta. Moni è la voce di Dio, ma anche di Abramo, di Mosè. E in più ci saranno le musiche dal vivo di Giovanna Famulari al pianoforte e alla viola. È un racconto che parte dalla Creazione fino all’avvento di Gesù in cui c’è tutto: amore e odio, guerra e pace, violenza e speranza».
Quanta attualità c’è nell’Antico testamento?
«Moltissima. Più che attuale la Bibbia è eterna. Le radici del presente sono nella Bibbia. Anche le radici della guerra che c’è adesso in Medioriente sono nella Bibbia. I Filistei sono gli antenati dei palestinesi: Golia era un filisteo, Sansone era un ebreo innamorato di una filistea, Dalila, e viene rinchiuso del carcere di Gaza. Poi quando muore - “muoia Sansone con tutti i filistei” - uccide più filistei di quelli che aveva ucciso da vivo. Ma pensiamo anche alle guerre del Mar Rosso degli anni Sessanta e Settanta tra Egitto e Israele che si combatterono nel deserto del Sinai: non esiste nella storia un caso di due popoli che si chiamano allo stesso modo e che si confrontano negli stessi luoghi a oltre 3mila anni di distanza. Posso fare un altro esempio?».
Certo.
«Il secondo comandamento dice: non nominare il nome di Dio invano. Che non vuole dire solo non bestemmiare. Ma vuole dire soprattutto non usare il nome di Dio, non strumentalizzarlo per scopi ideologici, politici. E dunque non uccidere in nome di Dio. E invece “Deus vult” era il grido di battaglia dei crociati che l’attuale ministro della Difesa americano si è tatuato in un braccio. “Gott mit uns (Dio con noi, ndr)” era inciso sulla fibbia del cinturone dei soldati nazisti. “Allah Akbar (Dio è grande, ndr) è quanto dicono gli estremisti islamici prima di farsi esplodere. Come ci sono anche gli ebrei estremisti che uccidono in nome di Dio. Più attuale di tutto questo?».
Il ruolo delle donne nelle Sacre scritture?
«È molto importante. Mi colpisce molto la storia di Susanna, una donna molto bella che viene corteggiata da due vecchiacci. Lei li respinge e loro la ricattano: “diremo che ti abbiamo vista con un giovane che non era tuo marito”. Lei si ribella ma loro insistono: “crederanno a noi perché siamo uomini”. E così fu. Susanna non viene creduta e viene condannata a morte per adulterio. Ma un giovane ispirato da Dio, Daniele, si mette a indagare bene - non come nel caso di Garlasco, insomma - e riesce a dimostrare che i due vecchiacci avevano detto il falso. Loro vengono condannati a morte e Susanna liberata. Questo sta a dimostrare che le donne devono sempre resistere e denunciare i loro molestatori».
Gli italiani conoscono la Bibbia?
«In pochi l’hanno letta, anche perché a lungo la Chiesa ha scoraggiato la lettura della Bibbia. Ma ce l’abbiamo dentro, ci appartiene, ci riguarda, un po’ perché abbiamo radici cattoliche molto profonde. È vero poi che Dio vieta di raffigurare la sua immagine ma noi gli abbiamo disobbedito e ispirandoci a lui abbiamo creato i più grandi capolavori dell’arte occidentale».
Le sue interviste sono uno degli appuntamenti più attesi dai lettori del Corriere: chi le sarebbe piaciuto intervistare dei personaggi della Bibbia?
«Sicuramente Mosè, perché secondo la Bibbia balbetta. Dio incarica della missione più difficile, liberare il popolo d’Egitto dal faraone, un uomo che non riesce neanche a parlare. Ma molto spesso nella Bibbia Dio si affida a uomini apparentemente fragili: Isacco è cieco, Sara e Abramo vecchi e senza figli, Mosè balbetta, Giacobbe è zoppo, Davide è un ragazzino contro un gigante. E poi Giuditta, vedova, che dà disposizione che la testa del comandante nemico sia appesa alle mura della città. Nel Seicento Artemisia Gentileschi, la prima donna a essere definita “pittora”, ritrarrà se stessa come Giuditta mentre taglia la testa di Agostino Tassi, che la violentò quando era 18enne, di fatto condannandolo a una pena eterna»