La Nuova Sardegna

Lutto nel cinema

Lea Massari, l’antidiva innamorata della Sardegna

di Fabio Canessa
Lea Massari, l’antidiva innamorata della Sardegna

Il suo debutto nel film “Proibito” girato nel Sassarese, poi la scelta di ritirarsi a San Teodoro

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L’ultima apparizione al cinema risale al 1990, al fianco di Omar Sharif in “Viaggio d’amore”. A 36 anni dall’esordio con un film girato in Sardegna, “Proibito” di Mario Monicelli, Lea Massari salutava così le scene scegliendo di stabilirsi proprio nell’isola: a San Teodoro, in particolare a Lu Impostu che da meta per le vacanze era diventata per lei la casa dove vivere serenamente lontano dai riflettori con il marito Carlo Bianchini, ex pilota Alitalia, sposato nel 1963. Un’unione lunga, ma senza figli e rotta dal divorzio nel 2004 dopo il quale, in tempi più recenti, era tornata a Roma, la sua città natale, dove si è spenta a una settimana da quello che sarebbe stato il suo 92esimo compleanno.

Se n’è andata in silenzio, l’annuncio è arrivato due giorni dopo la morte a funerale già svolto in forma strettamente privata, con quella discrezione che rispecchia il modo in cui ha vissuto: da antidiva. A parlare per lei una filmografia di grande livello che la eleva nell’olimpo delle più indimenticabili interpreti del cinema italiano e non solo. Senza dimenticare le esperienze in sceneggiati che hanno fatto la storia della televisione come “Anna Karenina”, per citarne solo uno. Bellezza e talento, con il suo sguardo fiero, malinconico, magnetico è stata uno dei volti femminili più amati dai grandi registi a partire dalla metà degli anni Cinquanta quando debutta sullo schermo con “Proibito” di Mario Monicelli, ispirato al romanzo “La madre” di Grazia Deledda e girato in diversi comuni della provincia di Sassari.

Dal 1960 al 1962 vive uno dei momenti più entusiasmanti partecipando a numerosi film, compresi due capolavori assoluti come “L’avventura” di Michelangelo Antonioni, accanto a Gabriele Ferzetti e Monica Vitti, e “Una vita difficile” di Dino Risi, in cui è la moglie di Alberto Sordi. Tra gli altri film dello stesso periodo “Il colosso di Rodi”, esordio alla regia di Sergio Leone, “Le quattro giornate di Napoli” del regista cagliaritano Nanni Loy, “I sogni muoiono all’alba” tratto da un testo di Indro Montanelli che la porta a vincere un David speciale e “La giornata balorda” di Mauro Bolognini al fianco di Jean Sorel. Uno dei grandi attori francesi con i quali dividerà spesso la scena: Alain Delon in “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini grazie al quale conquista il Nastro d’Argento, Jean-Louis Trintignant in “La corsa della lepre attraverso i campi” di René Clément, Michel Piccoli in “L’amante” di Claude Sautet.

Un film controverso, non quanto “Soffio al cuore” di Louis Malle che fa discutere per il tema dell’incesto. Sono gli anni Settanta che portano a Lea Massari altri ruoli importanti come quelli in “Allonsanfàn” dei fratelli Taviani, con Marcello Mastroianni, “Antonio Gramsci - I giorni del carcere” di Lino Del Fra dove veste i panni di Tatiana Schucht, la cognata dell’intellettuale e politico sardo interpretato da Riccardo Cucciolla, e “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi dove recita con Gian Maria Volonté e per il quale vince un altro Nastro D’Argento. Negli anni Ottanta le sue apparizioni si diradano, fino all’ultimo film nel 1990 e l’ultima parte della vita lontana dai riflettori. Nel segno della discrezione, ma anche dell’impegno a favore della causa animalista.

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