Concita De Gregorio: «Il desiderio è il sentimento che ci anima»
La giornalista e attrice sarà ad Alghero accompagnata in musica da Erica Mou
Sassari Piccoli o grandi che siano, i desideri fanno parte della vita. Tutti desideriamo qualcosa o qualcuno: un oggetto, una persona, un lavoro. Non è detto che poi quel desiderio si materializzi, diventi in carne e ossa o in oro zecchino, ma quella sensazione di attesa, quella voglia matta di avere qualcosa che non si ha è un aspetto che ci accomuna tutti. Ed è proprio a questa terra di mezzo tra il sognare e l’avere che Concita De Gregorio, giornalista, scrittrice e ora anche attrice, ha dedicato prima un libro di racconti, “In mezzo a un milione di rane e farfalle”, edito da Feltrinelli, e ora uno spettacolo che porta lo stesso titolo, che, con l’accompagnamento in musica di Erica Mou, debutta domani 29 giugno in prima regionale ad Alghero, a Lo Quarter alle 21.30, nell’ultima serata di Dall’altra parte del mare (ingresso gratuito, prenotazioni sul sito).
In mezzo a un milione di rane e farfalle: da cosa nasce questo libro?
«Nasce dall’incontro tra la mia prosa, in questo caso poetica, e le immagini di Beatrice Alemagna, che il New York Times ha definito la migliore illustratrice al mondo. Sono racconti molto brevi, anche di poche righe, narrati da una voce a tratti infantile, a tratti adolescenziale, con uno sguardo che conserva il candore, ma con una consapevolezza adulta. Non è un libro per ragazzi. È più un testo di filosofia, di auto aiuto per riuscire a superare momenti difficili».
Il libro come diventa uno spettacolo teatrale?
«Ci saranno le mie parole, le immagini di Beatrice saranno rese in movimento e poi con me ci sarà Erica Mou, che mi accompagna da molti anni e ha composto per questo spettacolo una colonna sonora che rievoca molte canzoni del passato».
È uno spettacolo sulla nostalgia? «No. Il tema del libro e del reading scenico è come si sta con quello che manca, come si riesce a convivere con quello che vorremmo. Quello che spesso i ragazzi di oggi non riescono a fare: sopportare un rifiuto, superare una frustrazione, non avere quello che desiderano. È un testo che allena il muscolo della pazienza e del desiderio».
Perché questo titolo?
«L’ultimo dei capitoli del libro si intitola “Un sogno” ed è un sogno ricorrente di questa giovane adolescente. Ovvero, un ragazzo e una ragazza che si incontrano per un congedo. Lui le dice: “ci rivedremo in un’altra vita, in questa non ci sono le condizioni per stare insieme. Ci ritroveremo nella forma di rane e farfalle”. Lei gli risponde: “come farò a riconoscerti?”. Nel senso “preferisco stare con te adesso, non nella prossima vita”. È un racconto sulla impossibilità di un incontro che nasce da una vecchia canzone catalana che sentivo da bambina. Credevo me la cantasse mia nonna a Barcellona, ma mia madre mi disse: “lei non può avertela cantata, era vietato parlare catalano, forse l’hai sentita in cortile dai bambini, perché i bambini non hanno paura dei dittatori”. Non dimenticherò mai questa risposta».
Cosa è il desiderio?
«È un sentimento di moto a luogo, è un sentimento in movimento. De sidera: andare verso una stella. Io cerco la mia stella e dunque mi muovo verso. Il desiderio è il sentimento che ci anima, altrimenti saremmo inerti. E lo siamo quando non desideriamo niente».
Il desiderio può diventare qualcosa di negativo?
«Il desiderio si esercita all’interno di alcuni confini: il lecito, il possibile. Questo si impara da bambini. Si impara l’attesa. Il desiderio aiuta a costruire la pazienza, la capacità di decifrare il mondo circostante».
Da bambina cosa desiderava?
«Non avevo chissà quali desideri, era un mondo più semplice. Mia mamma mi diceva sempre che volevo andare da sola. Avevo il desiderio di esplorare, di vedere il mondo, di avvicinarmi agli altri ma senza che nessuno mi portasse per mano».
E il desiderio da adulta?
«Quello che sono riuscita a realizzare da tre anni a questa parte: il teatro».
Tra attrice e giornalista trova qualche cosa in comune?
«Non sono due mondi distanti, sono due articolazioni della stessa attitudine. Ascoltare, mettersi nei panni degli altri, provare a capire la realtà attraverso gli occhi lo puoi fare scrivendo un articolo, un romanzo, mettendo in scena una rappresentazione. Certo, ci vogliono caratteristiche fisiche che per fortuna, e non per merito, ho».