Accademia Olearia, tradizione familiare
Dall’idea imprenditoriale di Giuseppe Fois un modello di filiera sostenibile e identitaria
Accademia Olearia è guidata da Alessandro e Antonello Fois, quarta generazione di una famiglia agricola sarda la cui storia documentata risale al 1827. Per oltre un secolo, la terra è stata lavorata seguendo il ritmo delle stagioni, senza una specializzazione univoca. La svolta avviene con l’ingresso alla guida aziendale del padre, Giuseppe Fois, che introduce criteri più strutturati nella gestione agricola. Come ricorda Alessandro Fois, «nel tempo la nostra discendenza ha iniziato a specializzarsi nell’olivicoltura: prima con il bisnonno, poi con il nonno e infine con nostro padre, che ha posto le basi concrete per quella che sarebbe diventata Accademia Olearia».
Il contributo del padre non riguarda solo la conduzione dei terreni, ma l’impostazione di metodo, più razionale, aperto alla tecnologia e a un'agricoltura moderna. Tra il 1999 e il 2000, Giuseppe convoca i figli e propone loro di smettere di svendere il proprio olio prodotto come sfuso ai grandi gruppi e di creare la propria etichetta.
«Una scommessa coraggiosa quella di nostro padre: ha scelto continuare a seguire la parte agricola e di affidare a noi figli – allora giovanissimi – la gestione delle nuove aree aziendali dandoci autonomia e responsabilità», racconta Alessandro. Oggi l’azienda lavora oltre 330 ettari tra oliveto e vigneto nelle aree di Alghero, Sorso, Sennori, Usini e Sassari.
«Stiamo completando anche un nuovo impianto olivicolo di 34 ettari di fronte a Sella e Mosca», aggiunge Alessandro. Ad oggi Accademia Olearia produce 150mila litri d’olio, destinati al mercato nazionale — con posizionamento premium anche nella grande distribuzione — e ai mercati esteri, tra cui Germania, Inghilterra, Nord Europa, Serbia, Romania, Slovenia, Francia, Danimarca, Svezia, Giappone, Taiwan, Singapore e Stati Uniti. La scelta sulle cultivar autoctone segue una traiettoria consapevole. All’inizio degli anni Duemila si crea un prodotto per intercettare un pubblico poco abituato.
«In quel periodo abbiamo dovuto ingentilire la Bosana, perché per molti risultava troppo vigorosa. L’abbiamo mixata con cultivar più delicate per renderla apprezzabile», spiega Fois. Da qui, una decisione netta: riportare il prodotto alla sua identità originaria, proponendo Bosana, Semidana, Tonda di Cagliari e a breve Nera di Oliena come monocultivar, senza adattamenti per il mercato ma restando fedeli alle loro reali qualità organolettiche. Il controllo della filiera è dichiarato come principio.
«Noi partiamo dall’oliveto e arriviamo alla bottiglia senza passaggi esterni. Se un prodotto porta il nostro nome, ogni fase deve essere interna e tracciabile», afferma Alessandro. Questa logica si riflette anche nella gestione zero waste e in economia circolare: il nocciolo delle olive viene utilizzato per il riscaldamento in inverno, mentre la polpa residua viene conferita alla produzione di biogas. A questo si affianca un impianto fotovoltaico attivo (60 KW) e un secondo in avviamento (70 KW), per rendere autosufficiente l’azienda.
Nel tempo, i grandi riconoscimenti: Ercole Olivario, Tre Foglie del Gambero Rosso per oltre dieci anni, posizionamenti continui al Der Feinschmecker e al Mario Solinas del Comitato Oleicolo Internazionale (COI) sono utilizzati come prova oggettiva di coerenza produttiva. «Non volevamo dire che il nostro olio era buono perché lo dicevamo noi, ma perché esisteva una valutazione esterna che lo certificava», sottolinea Fois. Nel febbraio 2025, Forbes Italia inserisce Alessandro e Antonello Fois in copertina tra le eccellenze agroalimentari. All’interno dell’azienda, il riconoscimento viene collegato direttamente alla scelta iniziale. «Come ci ha insegnato nostro padre, diamo valore a ciò che è stato fatto, ma guardiamo sempre a ciò che deve ancora essere costruito», conclude Fois.

