La Nuova Sardegna

L’intervista

Wilma Goich: «Mia figlia è un dolore che non passa mai. Basta Vianella, il mio sogno è Sanremo»

di Alessandro Pirina
Wilma Goich: «Mia figlia è un dolore che non passa mai. Basta Vianella, il mio sogno è Sanremo»

L’artista si racconta: dagli esordi giovanissima al successo, l’amore per la Sardegna, la perdita di Susanna

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 Era poco più che una ragazzina quando ha calcato i primi palcoscenici. Da allora sono passati più di sessant’anni, ma lei, Wilma Goich, malgrado la vita le abbia riservato il più grande dolore che possa vivere una madre, ha la stessa grinta, lo stesso entusiasmo, la stessa voce di quel Sanremo ’63 che la fece conoscere in tutto il mondo con “Le colline sono in fiore”. Lo ha potuto tastare con mano il pubblico che ieri era presente al suo concerto, tenuto insieme al collega Michele, altra icona dei mitici anni ’60, a Gonnostramatza nella azienda agricola Cuscusa.

Wilma, da bambina cosa sognava?

«Io da bambina cantavo. La musica era nel mio dna».

Il primo ricordo musicale?

«La prima canzone che cantai - ero piccola davvero - fu “La pansè” di Renato Carosone. La sentii a casa di un amico di mio padre che aveva un giradischi e subito la cantai. “Questa ti farà dannare”, dissero tutti a mio padre».

I suoi genitori erano dalmati trapiantati in Liguria.

«Erano venuti in Italia prima dell’esodo. Mio padre era un chimico e fu assunto alla Montecatini a Cairo Montenotte, allora sperduto paesino tra il Piemonte e la Liguria. Quando ha visto come era il paese, è tornato a casa, ha sposato mia madre e si sono trasferiti. Tutti gli altri miei zii, cugini più avanti dovettero scappare e trasferirsi in Italia».

Il suo primo palcoscenico?

«Un teatrino molto piccolo a Savona per una manifestazione per Trieste. Cantai proprio “Trieste mia”».

A 19 anni è a Sanremo. Come fu vivere il festival?

«Ero abbastanza incosciente, come lo si è quando si è giovani. Ma quando si sale su quel palco la paura c’è eccome. Le case discografiche ti preparavano, pretendevano il massimo, dovevi essere sempre carina, non dire mai parolacce».

“Le colline sono in fiore” fu un successo internazionale. Come visse quella popolarità?

«All’inizio non me ne rendevo conto. L’ho capito solo quando ho iniziato a girare il mondo. L’ho cantata in tutte le lingue, persino in giapponese. Li ho iniziato a tastare con mano cosa fosse la celebrità, ma ho sempre preso questo mio successo un po’ sottogamba. Nella mia carriera ho conosciuto tutti, ma non ho mai avuto amicizie vere nel mondo dello spettacolo. In genere meglio gli uomini delle donne, ma ho legato con tutti senza raccontarmi: sono molto gelosa della mia vita».

Se stasera sono qui” porta la firma di Luigi Tenco.

«Con Luigi ci conoscemmo quando ero ancora minorenne alla Caravella d’oro di Venezia. Eravamo tra le nuove leve delle nostre case discografiche. Con me c’era mia madre e stavamo all’Excelsior: un ladro era entrato nella nostra stanza e ci aveva rubato tutto. Scendemmo nella hall e c’era Luigi. Ricordo che disse: “questo è solo l’inizio...”».

Primi anni Settanta in coppia con l’allora suo marito Edoardo Vianello nascono i Vianella: di chi fu l’idea?

«Quando ero incinta di mia figlia Edoardo strimpellava in casa con la chitarra. Avevamo intorno un sacco di autori che ci portavano le canzoni: Luciano Rossi, Califano, Minghi, Renato (Zero, ndr). Fu il Califfo a dirci: “perché non provate a cantare insieme?”. Per riuscirci, per fare uscire un suono piacevole dovemmo fare un sacco di esperimenti. Lui aveva la voce come la tromba e io come un violino. Alla fine trovammo la nostra sonorità. I Vianella però nacquero durante una serata a Foggia, fino a quel momento ognuno di noi cantava il proprio repertorio».

Con la fine del matrimonio avete sciolto anche il duo. Poi, dieci anni fa vi siete rimessi artisticamente insieme…

«È un capitolo chiuso di cui non parlo più. Abbiamo già polemizzato abbastanza, con Edoardo non ho più rapporti e non mi interessa».

Cinque anni fa ha perso la sua unica figlia Susanna, il peggiore dolore per una madre.

«È un dolore che non passa mai, entra e non esce più. Ci sono momenti sì, momenti no, ma è sempre come fosse successo ieri. L’altro giorno sono uscita per fare una commissione, mi sono ritrovata vicino a casa sua e mi sono detta: qui venivo sempre, ora non ci passo più. Mi ha fatto male. Magari durante gli spettacoli mi distraggo, la musica e il calore del pubblico fanno bene, ma, ripeto, non passa mai».

Ieri era a Gonnostramatza. Qual è il suo legame con l’isola?

«Ho cantato diverse volte, non mi ricordo se mai con Edoardo, o forse l’ho tolto dalla mia mente (ride, ndr). Adoro la Sardegna. Edoardo aveva una casa a Porto Rotondo e venivo spesso. E poi ho anche tante amicizie. Ho una carissima amica a Golfo Aranci, Anita, ci siamo frequentate per anni. È un po’ che non ci sentiamo, dopo che è mancata mia figlia forse per riserbo si è fatta un po’ da parte, ma ora che mi ci fa pensare la chiamerò...».

In questi anni c’è stata anche la televisione. Ma in principio fu Mike Bongiorno.

«Lavorare con lui è stato meraviglioso. Mi adorava perché ero serissima ma anche una giocherellona. E io adoravo lui. In un anno di trasmissione avrò cantato 3mila canzoni con Tony De Vita al piano».

Rifarebbe il Grande fratello?

«Sì, è stata un’esperienza positivissima. Arrivavo da questo grandissimo dolore e Signorini mi disse: “Wilma, vedrai che ti farà bene”. Gli ho dato retta e ha avuto ragione. Stare in quella casa mi ha portato al di fuori di quello che stavo vivendo: mi ha distratto, ho parlato con tante persone, ho pianto tantissimo. Un’esperienza decisamente positiva che ripeterei. Anche per fare qualche dispetto (ride, ndr)».

Un rimpianto nella sua carriera?

«Più che un rimpianto una considerazione: quando ho fatto i Vianella ho fatto male a trascurare Wilma Goich. Mentre Edoardo ha continuato a coltivare Vianello, io ho abbandonato tutto per dedicarmici completamente. Poi è stato faticosissimo riprendere le redini della mia carriera. Oggi, comunque sono tranquilla, anche se mi piacerebbe tornare per un’ultima volta sul palco di Sanremo».

Ci ha provato quest’anno?

«Mi è arrivata una canzone troppo tardi, non ho potuto organizzarmi. È un pezzo bellissimo, ma non lo do a nessuno, magari riuscirò a portarlo al festival l’anno prossimo».

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