La Nuova Sardegna

L'intervista

Ron: «Riporto la mia musica nell'isola. Il festival? Occasione straordinaria, ma ci sono stati Sanremo e Sanremo»

di Alessandro Pirina
Ron: «Riporto la mia musica nell'isola. Il festival? Occasione straordinaria, ma ci sono stati Sanremo e Sanremo»

Il cantautore torna in Sardegna con due tappe del tour al Teatro Massimo di Cagliari

3 MINUTI DI LETTURA





Ron ritorna “al centro della musica”. Il grande cantautore lombardo arriva a Cagliari con due tappe del suo tour - venerdì 14 e sabato 15 novembre al Teatro Massimo - in cui si racconta attraverso una scaletta ricca di oltre venti titoli – tra successi e nuove canzoni, tratte anche dall’album di due anni fa “Sono un figlio” – che include anche “Lontano Lontano” di Luigi Tenco, nella versione con cui l’artista ha aperto l’ultima edizione del “Premio Tenco”, quando ha ricevuto il premio alla carriera.

Ricorda la sua prima volta in Sardegna?
«Io faccio fatica a ricordare qualunque cosa, sono un disastro. Purtroppo non mi ricordo dove fosse il concerto, ma so che una prima volta c’è stata e che c’era un vento allucinante. Un vento caldo bellissimo...».

Cosa deve aspettarsi il pubblico di Cagliari?
«Un concerto pieno di musica, arricchito da una volontà di raccontarmi molto forte che ho da qualche tempo. In questi ultimi anni è successa una cosa molto bella: sono andato a riprendere brani che non cantavo da tanto tempo. Non l’ho fatto perché non ne avessi più da cantare, ma perché quegli anni erano speciali. Eravamo aperti a qualsiasi cosa, da vedere, da sentire...».

Cosa prova quando ripensa al giovane Rosalino che si affacciava al mondo della musica?
«Io sono sempre stato uno con una faccia di tolla bestiale. Mi divertivo tantissimo, allora come adesso. Ho un ricordo bellissimo di quei tempi. Un ragazzino di 12-13 anni che di lì a poco, ne avevo 16, si sarebbe trovato sul palco di Sanremo in coppia con Nada».

Sanremo è stato il suo talent.
«La prima volta in tv fu davvero qualcosa di straordinario. In quel festival c’erano tutti, anche i grandi cantanti americani: io li conoscevo praticamente tutti e andavo alla loro ricerca».

Quali sono stati i grandi incontri della sua carriera?
«Sicuramente penso a “Banana republic”, dove fui invitato da Francesco (De Gregori, ndr) e Lucio (Dalla, ndr) a partecipare, a mettere la mia musica, a rivoltare le loro canzoni, a renderle ancora più belle. Fu una cosa eccezionale in un tempo non semplice».

Un lombardo a Bologna: sarebbe ripetibile oggi una scuola come quella nata sotto le Torri?
«Ora non credo proprio, non sento più quell’ardore tipico bolognese. Si facevano i dischi con Lucio, con fonici straordinari. E poi Luca Carboni, Samuele Bersani, gli Stadio. Siamo andati a fare cose meravigliose, c’era grande libertà».

Com’è oggi quella Piazza Grande senza Lucio Dalla?
«È sempre bellissima, è difficile trovare una sorgente di energia come Bologna».

Che effetto le fa che la sua Garlasco sia al centro dell’attenzione mediatica?
«Mi dà un fastidio bestiale. Non si fa altro che parlare di questo caso, ma la verità probabilmente non la conosce nessuno e nessuno la scoprirà. È un argomento di cui non mi piace parlare».

A febbraio sono 30 anni dalla vittoria di Sanremo con “Vorrei incontrarti fra cent’anni”: la rivedremo all’Ariston?
«A Sanremo sono stato in tutto 8 volte, è sempre una occasione straordinaria. Per me il festival è stato importantissimo, malgrado sia anche stato buttato fuori. E comunque ci sono Sanremo e Sanremo. Non tutti sono stati all’altezza. Se penso a Pippo Baudo ancora mi emoziono non solo per la sua bravura ma anche per la sua umanità. Lui ha fatto davvero tanto per la musica».

Ma lei chi vorrebbe incontrare fra cent’anni?
«Mia nonna Emilia».
 

Primo Piano
L’inchiesta

Omicidio di Cinzia Pinna, sequestrato il telefono a un’amica di Ragnedda: ecco chi è

Le nostre iniziative