La Nuova Sardegna

Cagliari

Cronaca nera

Riapertura del caso Manuela Murgia: attesa per l’incidente probatorio

di Luciano Onnis
Manuela Murgia la ragazza di 16 anni trovata morta nella necropoli di Tuvixeddu il 4 febbraio 1995 a Cagliari
Manuela Murgia la ragazza di 16 anni trovata morta nella necropoli di Tuvixeddu il 4 febbraio 1995 a Cagliari

Sotto la lente degli inquirenti gli indumenti che indossava la ragazza al momento della morte, conservati per trent’anni

4 MINUTI DI LETTURA





Cagliari Domani 7 luglio è il momento, ritenuto determinante dagli inquirenti, della riapertura del “caso Manuela Murgia”, la ragazzina sedicenne di Cagliari trovata morta la mattina del 5 febbraio 1995 ai piedi del canyon della necropoli di Tuvixeddu e subito archiviato, allora, come suicidio.  Domani mattina nel tribunale di Cagliari, nell’aula del terzo piano, si terrà alla sola presenza delle parti in causa l’incidente probatorio sugli indumenti che indossava la ragazza al momento della morte, conservati per trent’anni.  Gli accertamenti scientifici irripetibili sono stati disposti dal gip Giorgio Altieri davanti alla richiesta del pubblico ministero Guido Pani che ha riaperto il caso per omicidio volontario, indagando come autore il fidanzatino di allora di Manuela, Enrico Astero, oggi cinquantaquattrenne.

A indurre il magistrato inquirente a riaprire il caso, è stata una relazione tecnica effettuata dal medico legale Roberto Demontis sui referti compilati dai suoi due colleghi che a loro tempo eseguirono l’autopsia sul corpo di Manuela Murgia e che stabilirono che si trattava chiaramente di un suicidio. Un referto che la famiglia della vittima non ha mai accettato, ritenendo che la loro figlia e sorella era stata uccisa deliberatamente. In tutti questi trent’anni hanno cercato in lungo e largo le prove sulla loro convinzione, non permettendo che il caso finisse nel dimenticatoio e promuovendo la mobilitazione di massa perché venisse riaperto. Cosa che è avvenuta appunto i mesi scorsi, quando la famiglia Murgia, tutelata dagli avvocati Bachisio Mele, Giulia Lai e Maria Filomena Marras, ha presentato in Procura la relazione tecnica del professor Demontis, con cui venivano contestate le conclusioni dell’autopsia dei medici legali allora (Giuseppe Paribello e Giuseppe Santa Cruz), e sosteneva invece che Manuela Murgia fosse stata uccisa e che non si fosse trattato di un suicidio.  

Fra le ipotesi anche quella che la ragazza sia stata sottoposta a violenza sessuale e poi uccisa. Il pubblico ministero Guido Pani, incaricato di riaprire il caso, ha affidato il nuovo filone di indagini alla squadra mobile della questura di Cagliari, che, come primo atto, ha recuperato nel vecchio istituto di medicina legale di via Porcell gli indumenti che indossava Manuela al momento del ritrovamento del suo corpo a Tuvixeddu, dando contestualmente il via a nuove indagini su quanto avvenuto fra il 4 e il 5 febbraio del 1995. Importanti elementi sarebbero stati raccolti anche grazie a nuovi strumenti tecnologici e scientifici trent’anni fa inesistenti. L’attività investigativa della Mobile, diretta da Davide Carboni, ha portato i mesi scorsi il pm Pani a iscrivere nel registro degli indagati Enrico Astero, difeso dall’avvocato Marco Fausto Piras, per l’omicidio volontario della fidanzatina sedicenne. Il presunto colpevole ha da subito respinto la pesantissima accusa, ma le indagini sono proseguite fra le schermaglie giuridiche, fino ad arrivare all’incidente probatorio di domani, sul quale l’avvocato Piras ha presentato riserva al gip Giorgio Altieri, che l’ha respinta.

Gli accertamenti scientifici saranno un momento clou per confrontare il profilo genetico dell’indagato con le tracce biologiche rinvenute sugli indumenti e gli effetti personali della vittima, conservati per trent’anni negli archivi dell’ex istituto di medicina legale universitario.   I tre avvocati della difesa Murgia ritengono l’incidente probatorio il passaggio fondamentale del caso riaperto. La procedura si svolgerà in presenza del gip Altieri, che ha designato Il GIP ha già designato come periti super partes del tribunale quattro esperti del Ris di Cagliari. Per la famiglia Murgia, i consulenti tecnici saranno l’autorevole genetista forense Emiliano Giardina (che ha scoperto il Dna di Massimo Bossetti nell’omicidio di Yara Gambirasio), mentre la difesa ha indicato l’ex comandante del Ris di Parma, Luciano Garofalo (delitto Garlasco, il caso Cogne). Gli esperti periti cercheranno una verità biologica fra gli indumenti di Manuela Murgia, con l’estrazione e l’analisi dei profili genetici dai reperti. Negli indumenti verranno cercate molecole biologiche come tracce di sudore, sangue, sperma, capelli e altro. Dal Dna estratto si analizzeranno i marcatori genetici individuali, che verranno poi confrontati con il profilo dell’indagato, a cui sarà richiesto di fornire consensualmente il proprio Dna. In caso di negato assenso, si provvederà a una estrazione forzata.

Primo piano
Cronaca

Orune, Contena temeva per il figlio Luigi dopo l’omicidio Goddi

di Valeria Gianoglio
Le nostre iniziative