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Reti da pesca e nasse abbandonate nell’area marina protetta di Capo Carbonara

di Gian Carlo Bulla
Reti da pesca e nasse abbandonate nell’area marina protetta di Capo Carbonara

Villasimius, operazione di recupero dei carabinieri subacquei del comando provinciale di Cagliari

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Villasimius Nella mattinata di ieri, sabato 15 novembre, i carabinieri subacquei del comando provinciale di Cagliari hanno recuperato a Villasimius reti da pesca, nasse e altri attrezzi per la pesca abbandonati nei fondali dell’area marina protetta di Capo Carbonara. 

L’intervento, che si è protratto per diverse ore, ha richiesto una pianificazione accurata e un impiego coordinato di personale, mezzi nautici e attrezzature specialistiche, al fine di garantire un’azione efficace e pienamente rispettosa dell’habitat marino. Alle operazioni ha assistito direttamente anche il prefetto di Cagliari, Giuseppe Castaldo, che ha seguito in tempo reale e con grande interesse tutte le fasi del dispositivo dalla motovedetta dei carabinieri. La presenza del prefetto ha conferito particolare rilevanza istituzionale all’iniziativa, riflettendo la crescente attenzione rivolta dalle istituzioni alla protezione dell’ambiente marino e al contrasto dei comportamenti illeciti che lo danneggiano.

Durante le fasi operative, il prefetto ha potuto osservare da vicino il lavoro svolto dai militari subacquei e dall’equipaggio della motovedetta, esprimendo il proprio compiacimento per l’elevata professionalità, la precisione tecnica e la sicurezza adottata in ogni passaggio. Ha inoltre sottolineato il valore strategico di tali interventi, capaci di prevenire rischi per la navigazione, danni all’ecosistema e fenomeni riconducibili ai reati ambientali.

L’attività, concordata con la responsabile dell’area marina protetta, la  Valeria Masala, si è concentrata su più parti dell’area marina protetta, selezionate sulla base delle precedenti attività di ricognizione e di segnalazioni fornite da operatori marittimi e associazioni ambientaliste. Durante la giornata i sommozzatori dei carabinieri hanno condotto numerose immersioni, raggiungendo fondali di diversa profondità dopo aver mappato la presenza di attrezzi abbandonati e sommersi.

Grazie all’impiego di un battello pneumatico, è stato possibile spostarsi con rapidità tra i vari punti di intervento, mentre la motovedetta classe 800 ha garantito una piattaforma sicura per la movimentazione, la raccolta e il successivo trasporto a terra del materiale recuperato.

Le reti fantasma e le nasse abbandonate rappresentano una delle principali minacce per l’equilibrio degli ecosistemi marini, poiché continuano a catturare fauna ittica anche in assenza di un utilizzo attivo, causando danni alla biodiversità e generando rischi concreti per i natanti che transitano nelle aree interessate. L’ingente quantità di attrezzature rinvenute e rimosse nella giornata odierna, insieme alla fauna liberata, tra cui alcune cernie e stelle marine, testimonia l’importanza di un presidio costante e di una cooperazione strutturata tra le istituzioni. Una volta trasportati a terra, gli attrezzi recuperati sono stati affidati ad enti autorizzati per il corretto smaltimento, completando così il ciclo di bonifica. 

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