La Nuova Sardegna

Nuoro

Il partigiano Zidda torna a Nugoronobu

di Valeria Gianoglio
Il partigiano Zidda torna a Nugoronobu

Per il 25 aprile Comune, Anpi, e istituto Magistrale scoprono una targa in memoria del giovane combattente

26 aprile 2012
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NUORO. Qualche anno fa, una mano intraprendente e pietosa, in mancanza di meglio, lo aveva voluto ricordare con una semplice scritta a pennello e il suo nome per esteso. Campeggiava nella viuzza che collega via Trento a viale Trieste. E così, a suo modo, Michele Zidda, era riuscito a tornare a Nugoronobu, il quartiere nuorese che lo aveva adottato, quando, ancora piccolo, da Orune era arrivato nel capoluogo barbaricino con il padre Zoseppeddu e i fratelli Giovanni e Annìa. Prima di partire in guerra, per diverso tempo, aveva aiutato la sua famiglia lavorando nel vicino panificio Devoto di piazza Italia.

Ci sono voluti molti anni e una valanga di ricordi e di frammenti di storia da allora, ma alla fine, il giovane partigiano morto a 26 anni non ancora compiuti sul fronte sloveno, è in un certo senso tornato finalmente a casa. Da ieri mattina, infatti, grazie a un’iniziativa organizzata per il 25 aprile dal Comune, dalla sezione nuorese dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, e dall’istituto Magistrale, il prode partigiano che al fronte tutti conoscevano col nome di battaglia di Macario, osserva il suo vecchio rione da una targa che porta il suo nome. Mentre la sua foto, in divisa e berretto, domina la stradina e le vicine gradinate tra via Trieste e via Gorizia, e sul retro di quello stesso muro giocano i bambini dell’oratorio San Giuseppe. Come ricorda ieri, il presidente della sezione nuorese dell’Anpi, Pietro Dettori, è giovanissimo, Michele Zidda, quando parte per il fronte. Venti anni appena, correva il ’39. Tre mesi di addestramento reclute a Torino, poi dritto, dopo una licenza, sul fronte balcanico insieme ai compagni della brigata Garibaldi. In Slovenia combatte a lungo, Michele Zidda. Prima contro le truppe naziste, poi contro le milizie jugoslave. Ha solo 25 anni, 26 li avrebbe compiuti pochi mesi dopo, quando muore nel mezzo di un combattimento furioso sul monte Blegos.

Non sarebbe toccato a lui, combattere quel giorno, ma il giovane Zidda si era offerto per lasciare che un commilitone, con moglie e figli, potesse avere qualche chance in più di tornare a casa. La notizia della sua morte arriva a Nuoro solo alla fine della guerra, per bocca dei sopravvissuti Antonio Melis “Carreddu”, di Nuoro, e Alfonso Ledda, di Bosa. Da allora, il corpo del partigiano “Macario”, ricorda Pietro Dettori, non ha mai fatto ritorno a casa. Dopo diverse ricerche, i suoi parenti nuoresi – tra i quali il nipote Michele Gallarato, e l’ex sindaco di Nuoro, Mario Zidda, entrambi presenti alla cerimonia di ieri – scoprono che le sue spoglie sono custodite in un sacrario vicino a Skofja. Da ieri, il suo volto e il suo sguardo da giovane pieno di speranze, sono finalmente tornati a casa.

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