Cala Liberotto, la perla del turismo ora è in abbandono
La parabola di una località famosa per le sue bellezze naturali Negli anni ’80 era il volano dell’industria turistica di Orosei
OROSEI. Correvano i primi anni del 1980. Cala Liberotto e tutto il comparto turistico di Cala Ginepro erano il motore pulsante dell'industria turistica oroseina. I suoi campeggi comunali erano i più noti ed appetiti di tutta la costa orientale, le sue grosse strutture ricettive il fiore all'occhiello dell'imprenditoria turistica immobiliare sarda e gli affitti delle ville e delle seconde case, nate come funghi a due passi (quando non addirittura dentro) le candide calette delle sue spiagge, spuntavano quotazioni d'affitto in stile Costa Smeralda e andavano sold out sin dalla primavera. I suoi locali, infine, erano il cuore attrattivo della movida oroseina. Paese che dal canto suo stentava invece ancora a capire cosa voler fare da grande e che viveva in bilico tra l'effimera bolla speculativa del mattone e l'agonia lenta ma inesorabile dell'agricoltura (economa trainante per secoli del centro baroniese) mentre lo zoccolo duro delle buste paga si consolidava nel distretto estrattivo del marmo del Monte Tuttavista.
Cala Liberotto e la sua costa erano “l'Eldorado” agognato da tutti: spiagge e marine di rara bellezza, costi ancora accessibili per gli investitori ed un mercato turistico italiano ed estero in un buona salute e non ancora “drogato” dalle tariffe concorrenziali fuori mercato che cominciavano a far notizia nei nuovi mercati internazionali del turismo.
Il “tesoro” paesaggistico e ambientale di Cala Liberotto sembrava illimitato e duraturo, insomma, e faceva ben sperare. Forse meglio dire illudersi. Perché è proprio dagli anni ’80 che inesorabilmente i peccati originali di un comparto turistico nato un po’ fai da te hanno cominciato in maniera sempre più evidente senza che nel corso dei decenni nessuna amministrazione pubblica o ente istituzionale è riuscita a risolvere strutturalmente. Ad incominciare da una rete viaria e pedonale pubblica o da una rete di illuminazione tracciata durante le lottizzazioni degli anni 60/70 e rimasta così negli anni presentandosi ora vecchia e pericolosa in più punti. Per non parlare delle reti fognarie, inesistenti o sottodimensionate, o dei rischi idrogeologici che gli ultimi due gravi eventi calamitosi abbattutisi sul comparto nel 2004 prima e poi nel 2008 hanno messo impietosamente a nudo. Interventi che sulla carta sono progettati e finanziati da tempo (come la nova arginatura del rio Sos Alinos e la nuova rete depurativa a servizio del comparto ma dei quali non si vedono l'inizio). Eppure solo da qui potrà partire la rinascita di un comparto economico così importante per l'economia oroseina e non solo.
Intanto dai residenti storici della borgata e dai suoi affezionati frequentatori si leva l'annuale grido di dolore e le polemiche per i giornalieri disservizi di cui sono vittime. Primi tra tutti la cura del verde pubblico, il decoro di strade e marciapiedi ed il servizio di nettezza urbana. Che saranno pure palliativi in una terapia che invece dovrebbe essere d'urto. Ma che in ogni caso aiuterebbero, eccome, a ridare fiducia e futuro ad un intero comparto turistico costiero.