La Nuova Sardegna

Nuoro

Atzara, dal Mandrolisai il rilancio del territorio

di Giovanni Melis
Atzara, dal Mandrolisai il rilancio del territorio

Tanti visitatori alla trentesima edizione della sagra del vino. E spunta il progetto di un patto tra produttori con un marchio unico

13 giugno 2016
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NUORO. La trentesima edizione della sagra del vino va in archivio con una certezza: il territorio del Mandrolisai è una garanzia per coloro che intendono trovare un vino corposo, aromatico ed equilibrato. La manifestazione, organizzata dalla pro loco di Atzara, ha segnato un importante punto di svolta sulla futura politica vinicola nella zona del centro Sardegna. Un territorio, uno dei pochi casi nell’isola, che ha dato il nome al proprio vino, dovuto agli uvaggi misti che da secoli si coltivano in questa valle dal clima variabile che copre Atzara, Meana Sardo, Ortueri, Sorgono e si estende a Samugheo. E che, la storia su questo arriva in soccorso, potrebbe ricomprendere anche Neoneli.

Come è noto il vino Mandrolisa è un Doc composto uve Bovale (in percentuale dal 35 al 60 per cento), Cannonau (dal 20 al 35%) e Monica (dal 20 al 35%). Presenta un colore rosso rubino, tendente all'arancione con l'invecchiamento, e un sapore asciutto, sapido, con retrogusto amarognolo.

Il futuro. L'area geografica, caratterizzata da una virulenza del mal del campanile, raccoglie qualche migliaio di ettari coltivati a vigneto. Una la cantina sociale, quella di Sorgono, una ventina le mini cantine e circa trecento produttori, in gran parte per auto consumo. Il business non assume chissà quali cifre. Ma potrebbe avere un importante rilievo nel futuro. Il Mandrolisai, diviso su tante cose, appare però unito nell'antico modo di vinificare, nei suoi cultivar vinicoli e nella passione per la vite. Un territorio che attraverso marchi identificativi, o addirittura un unico brand potrebbe superare quegli equilibri di mercato che il regionalismo gli impone.

Il tutto cercando di fare cartello, con un prodotto distinto, ogni paese ha i suoi segreti, ma unico nella ricetta e che può agevolmente far breccia su ulteriori segmenti di mercato. Questo il ragionamento a margine dell'importante convegno tenutosi sabato sera. Sandro Mercenaro, dell'università di Sassari, è stato chiaro sulle prospettive del settore: per essere competitivi non bastano la qualità e la storia. Servono anche un marchio definito e una apposita campagna di supporto pubblicitario, che deve necessariamente richiamare l'intero territorio.

La tradizione. A margine del convegno interviene il sindaco di Atzara, Alessandro Corona secondo il quale "i tempi sono ormai maturi per l'unità di un territorio che deve basarsi sulla bellezza del paesaggio e sulla comunicazione. Questo per trasferire nelle produzioni vitivinicole l'intero assetto storico-tradizionale che ci appartiene come una marchio a fuoco. Ci stiamo già muovendo come comune per la valorizzazione e tutela dei vitigni storici che rappresentano il nostro passato e che possono essere il volano per la crescita economica del futuro".

Sotto il profilo degli affari gli espositori presenti si lamentano un poco per la crisi: ma la buona annata dello scorso anno fa fare qualche piccolo sforzo ai consumatori.

I premiati. Ottimo il successo del concorso, che ha visto protagonisti ha visto un centinaio di produttori provenienti dai paesi di Atzara, Meana Sardo, Ortueri, Sorgono e Samugheo. Il concorso era diviso in due sezioni. Amatori, produzione sotto i mille litri e produttori intesi come coloro che superano i mille litri. Nella prima graduatoria successo per la cantina Nonne di Sorgono che ha preceduto i compaesani dell'azienda Pisu. Terzo gradino del podio per la vitivinicola Muggianu di Atzara. Nella seconda categoria, la cantina Fulghesu di Meana Sardo ha fatto incetta di premi, ottenendo la prima e seconda posizione. Al terzo posto si è classificata la cantina Franco Caria di Atzara.

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