La Nuova Sardegna

Nuoro

Pronto il piano immigrati con «l’accoglienza diffusa»

di Francesco Pirisi
Pronto il piano immigrati con «l’accoglienza diffusa»

La prefetta Daniela Parisi incontra i sindaci per presentare i progetti Sprar «Le risorse necessarie arriveranno dal fondo nazionale per il diritto di asilo»

09 marzo 2017
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NUORO. Piccole comunità di immigrati in tutti i comuni della provincia. Il piano è già in atto e si basa sui progetti Sprar, il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, finanziato con le risorse del Fondo sociale europeo. Strutture chiamate a superare i Cas (i Centri di accoglienza straordinaria), presenti in una decina di centri della provincia, con 630 presenze totali, che sinora hanno ospitato i migranti arrivati dal nord Africa e da alcune nazioni dell’oriente asiatico. Tra l’una e l’altra esperienza cambierà la distribuzione geografica, e ancora di più la filosofia dell’accoglienza, chiamata a privilegiare integrazione e formazione, soprattutto scolastica, degli extracomunitari. Piano e scadenze per i progetti sono stati presentati ieri nella sala della Camera di commercio, durante l’incontro tra la prefetta Daniela Parisi, l’Anci Sardegna e gli amministratori dei Comuni, che in questa fase vedranno crescere competenze e possibilità di guidare i processi di accoglienza, anche sulla base delle realtà demografiche e sociali di ciascuna comunità.

Le premesse della questione nelle parole della rappresentante del Governo, che prima di arrivare a Nuoro si è occupata di immigrazione al ministero dell’Interno: «Si tratta di passare a un sistema di accoglienza che da un lato consenta di integrare in maniera ottimale gli immigrati e dall’altro di evitare il crearsi di situazioni di conflitto tra i nuovi arrivati e le popolazioni residenti. Questo proprio grazie ai piccoli numeri, dunque più gestibili, e alle attività di assistenza che vanno a interessare i molteplici aspetti della vita di chi arriva da noi».

Concetti confermati da Daniela Sitzia, vice-direttrice dell’Anci Sardegna, con l’obiettivo di mettere in evidenza il vantaggio di transitare da un sistema buono per l’emergenza a uno nuovo, più raffinato per l’attenzione ai particolari: «Il 2014 è stato il momento in cui gli enti locali sono stati investiti di questa competenza, dopo gli arrivi anche in Sardegna degli anni precedenti e la gestione della Protezione civile. Il cambio ha dato i suoi effetti, ma certo non ha mancato di manifestare anche problemi, da quelli dell’integrazione a quelli finanziari per i Comuni. Per questo, a livello nazionale, abbiamo chiesto di rivedere l’intero intervento, e l’allargamento degli Sprar, che prima era riservati unicamente a coloro che dichiaravano di essere scappati non dalla mera miseria ma dall’oppressione presente nei propri paesi».

I progetti in Italia sono già stati fatti propri da 19 regioni e contano un centinaio di esperienze. In Sardegna il primo è vecchio di qualche anno e negli ultimi mesi se ne sono aggiunti una mezza dozzina.

Il resto è atteso da qui alla fine di marzo, termine per la scadenza della prima quota di domande. Mentre la seconda scadenza è per il 30 settembre. I Comuni potranno partecipare al bando (a sportello, con fondi dunque destinati a chi arriva per primo), e in maniera contestuale presentare la manifestazione di volontà e esplicarla nel progetto. Si tratta di micro-comunità, costituite da una famiglia più donne vittime di tratta, oppure una comunità di adulti, o ancora una famiglia e insieme due, tre minori. La loro presenza sarà seguita dai servizi sociali.

Per i ragazzi l’obbligo della frequenza della scuola ordinaria, per gli adulti la possibilità di migliorare la formazione didattica e professionale acquisita nelle terre d’origine. Tra le novità il coinvolgimento di associazioni e cooperative in grado di impiegare gli ospiti in progetti lavorativi.

Le altre raccomandazioni della funzionaria dell’Anci, Sitzia: «La cosa migliore è che i progetti vengano presentati dalle unioni dei Comuni o dalle Comunità montane, perché possono gestire i fondi senza i limiti del bilancio armonizzato». Le risorse sono consistenti e certe, come ha garantito la prefetta Parisi: «Arriveranno dal fondo nazionale per il diritto di asilo e l’erogazione avrà cadenza trimestrale».

Tra i sindaci la volontà di raccogliere l’opportunità, ma anche qualche dubbio. Uno sulla disponibilità di personale, messo in rilievo dal primo cittadino di Desulo, Gigi Littarru: «Mi chiedo se sarà possibile farvi fronte, considerato che i Servizi sociali sono carichi di centinaia di pratiche».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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