La Nuova Sardegna

Nuoro

Il teste: traffici illegali “spiati” in diretta

Il teste: traffici illegali “spiati” in diretta

Scambio di armi e droga con la Sardegna e ingenti somme di denaro mai versate

17 ottobre 2019
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NUORO. Richieste di quantitativi ingenti di droga e armi in partenza dall’Emilia verso la Sardegna. Tra numeri di “Rit” da indicare e voci da riconoscere, è proseguito ieri il processo che vede sul banco degli imputati 14 persone (Lucio Baltolu, Gaetano Frio, Enrico Brau, Antonio Francesco Mereu, Danilo Manzoni, Roberto Mezza, Giulio Cesare Mulas, Raffaele Paladini, Paolo Paris, Antonio Francesco Pipere, Francesco Piras, Peppino Puligheddu, Vittorio Scano e Giampiero Serra), accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di armi e stupefacenti. Il brigadiere capo Giovanni Maria Vargiu ha continuato ad elencare e “raccontare” dei legami tra soggetti già noti alle forze dell’ordine che, in contatto tra loro, avevano creato un filo continuo tra l’isola, Orgosolo in particolare, e alcune aree della Penisola. Dalle intercettazioni emergono trattative, discussioni per conti non ancora chiusi e ingenti somme di danaro mai versate. «L’orgolese Giovanni Antonio Mereu – dice il teste – vantava un credito di 60mila euro da Francesco Piras che, a sua volta doveva ricevere dei soldi da Lucio Baltolu. Questi, dopo aver emesso un assegno scoperto, aveva deciso, in cambio, di mettere in vendita un suo terreno alla periferia di Olbia». Ancora, in un’altra conversazione captata all’interno dell’auto tra Vittorio Scano e Danilo Manzoni, viene fuori che per una importante partita di droga non si potevano ricevere soldi in quanto, all’epoca, Luca Carboni (oranese ucciso il 19 settembre 2017) si trovava in carcere. Si parlava di 27 chilogrammi di cocaina per i quali doveva 43mila euro. Ma le intercettazioni telefoniche e ambientali, sulle quali si basa l’impianto accusatorio di questo processo, hanno fatto emergere anche particolari inquietanti. Una scheda telefonica in uso a Vittorio Scano, infatti, era intestata a Paolo Pirisi di Oniferi, ucciso nel luglio del 2000. Una presunta rete di collegamenti e di scambi illeciti che gli investigatori seguivano a distanza. Dalle sale ne ascoltavano in diretta gli spostamenti. Come l’episodio di Marco Arzu che la sera prima si era imbarcato da Livorno alla volta della Sardegna con un carico di armi. «Peppino Puligheddu – dice Vargiu – con un autocarro doveva fargli da staffetta lungo il percorso. Arzu era stato fermato al bivio di Lula con un vero e proprio arsenale». Prossima udienza il 15 gennaio. (k.s.)

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