La Nuova Sardegna

Nuoro

Le strutture portuali resistono alla furia del mare

di Alessandro Farina
Le strutture portuali resistono alla furia del mare

Bosa, danni non rilevanti dopo l’ultima mareggiata, ma sono necessari lavori di messa in sicurezza

30 dicembre 2020
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BOSA. Le strutture a difesa del porto di Bosa hanno resistito anche all’imponente mareggiata che si è abbattuta sulla costa centro occidentale dell’isola nella notte fra il 27 e 28 dicembre. I cavalloni alti anche cinque metri hanno impattato sulla diga foranea, alla foce del Temo, sul braccio in cemento armato a difesa della baia dell’isola Rossa, sulla scogliera artificiale a protezione della litoranea tra Bosa Marina e Turas senza procurare danni.

«Abbiamo effettuato una perlustrazione ma non risultano danni evidenti. Anche la testata della banchina commerciale dell’isola Rossa tutto sommato ha resistito alla forza del mare» spiega il tenente di vascello Fabrizio Frascella che comanda il locale ufficio circondariale marittimo guardia costiera.

Buone notizie insomma, dopo l’intensa mareggiata che per ore e ore ha letteralmente martellato tutta la costa di Bosa. Dove però non mancano evidentemente motivi di preoccupazione e lavoro.

L’accesso alla banchina fluviale alla foce del Temo, infatti, è regolamentato da precise disposizioni di Circomare Bosa, considerato lo stato della struttura, costruita nella anni Cinquanta e dove sono necessari lavori di messa in sicurezza e adeguamento alla funzione portuale ed anche a quella turistica, vista la posizione.

Ci sarà da intervenire inoltre anche sulla testata, ormai compromessa, del molo commerciale al centro della baia dell’isola Rossa, letteralmente staccato dal resto della struttura e pericolante, la situazione che costringe solo ad un parziale utilizzo del pennello di attracco.

Sul muraglione in cemento armato che si estende verso sud est dallo sperone di roccia dove svetta la torre aragonese, si dovrebbe intervenire con una rifioritura dei massi verso il mare, trascinati nel fondale dalle tempeste invernali, e soprattutto sulla testata, che lentamente si sta “scollando” dal resto della struttura. Per ora a disposizione ci sono, da diversi anni, cinquecentomila euro. Altra questione quella dell’edificio del vecchio faro, ormai malandato ma mai restaurato.

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