Il mare tra tutela ed economia: «Senza una svolta, entro il 2050 la pesca è compromessa»
Il summit sulla blue economy voluto dallo sportello Europe Direct del Comune di Nuoro
Dorgali Tutelare il mare e le biodiversità, trovare un equilibrio tra lo sviluppo economico legato alla blue economy, la gestione sostenibile delle risorse, il freno ai cambiamenti climatici, l’interazione anche sociale con un ambiente sempre più interconnesso dove il benessere del mare - che l’uomo non sta affatto trattando bene - coincide con il benessere generale.
Sono stati questi i temi al centro del primo summit sullo stato di salute del Golfo di Orosei, qualche giorno fa, a Dorgali e Cala Gonone. A parlarne, si sono trovati scienziati, divulgatori, politici, economisti, grazie all’iniziativa “Il futuro del mare”, organizzata dallo sportello Europe Direct del Comune di Nuoro, coordinato da Salvatore Boeddu, promossa dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, con il patrocinio del Comune di Dorgali e la collaborazione dell’ Acquario di Cala Gonone, meglio, l’Acquario della Sardegna, per dirla con il suo direttore Flavio Gagliardi. E che il mare sia il centro del nostro mondo dovrebbe essere un dato acquisito, e non solo perché copre il 70 per cento della superficie terrestre.
«Ma noi in Italia ne tuteliamo soltanto il 10 per cento. E se non diamo una svolta, entro il 2050 la pesca, a cominciare da quella artigianale, potrebbe essere compromessa». Lo ha detto con chiarezza Mariasole Bianco, scienziata e divulgatrice tra le più competenti e attive: è la cofondatrice e presidente di Worldrise.
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