La Nuova Sardegna

Olbia

Il futuro

Mitili con marchio Igp, ma prima l’ostacolo concessioni

OLBIA. Il futuro della cozza di Olbia si chiama Igp, Indicazione geografica protetta: si tratta del marchio di origine che viene attribuito dall'Ue a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali...

21 ottobre 2014
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OLBIA. Il futuro della cozza di Olbia si chiama Igp, Indicazione geografica protetta: si tratta del marchio di origine che viene attribuito dall'Ue a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità dipende dall'origine geografica e la cui produzione o trasformazione avviene in un'area determinata. Al Salone del Gusto il mollusco farà il suo ingresso grazie alla Comunità del cibo del Golfo di Olbia, che per colui che sta pilotando l’era della cozza 2.0, Mauro Monaco «in fondo rappresenta la galluresità». E spiega che le “condotte”, (o strutture periferiche di Slow Food) «hanno anche come scopo di sensibilizzare le comunità locali sul tema delle produzioni tipiche. Escluso il marchio Dop (origine protetta) perché non si può dimostrare che tutto il novellame proviene dal golfo di Olbia, puntiamo ottenere un prodotto certificato Igp, ad alta tutela, e sotto l’egida di Slow Food, che significa promozione a basso costo, ma con un forte valore aggiunto». Sf parte infatti dal concetto che lo sviluppo sostenibile poggi su tre gambe: ambiente, sociale ed economia». E niente come la cozza rispetta questi tre punti, «perché poco impattante, perché radicato nella cultura locale e perché ha dato da mangiare a generazioni di olbiesi prima dell'arrivo del turismo. E continua a farlo, con tanti giovani occupati». Poi Olbia dovrà essere brava a spendere sul mercato il capitale di immagine che si vuole ricavare da questo genere di operazioni. (apal)

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