La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, dal 2017 insieme alla Tasi arriva la tassa di soggiorno

di Serena Lullia
Turisti davanti alla basilica di San Simplicio
Turisti davanti alla basilica di San Simplicio

Il consigliere Rino Piccinnu: «Quando Forza Italia era in minoranza la criticava, ora la impone»

05 dicembre 2016
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OLBIA. Non solo Tasi. Spunta anche la tassa di soggiorno tra i balzelli che daranno il benvenuto al 2017. La tassa sulle vacanze, contestata da Forza Italia quando era all’opposizione, sarà applicata con il nuovo anno. Il regolamento è lo stesso varato dall’amministrazione Giovannelli e concordato con gli albergatori. Tra Tasi e imposta di soggiorno il portafoglio del Comune si gonfierà all’anno di oltre 4 milioni di euro.

Imposta di soggiorno. Il balzello sui turisti non ha mai fatto il pieno di consensi tra gli albergatori. Gli imprenditori dell’accoglienza avevano però accettato la sua applicazione a patto di concertarne il quantum, la formula di riscossione e la durata. «Di imposta di soggiorno non c’era traccia nel programma elettorale del sindaco Nizzi – commenta il consigliere del Pd Rino Piccinnu –. Come anche dell’introduzione della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. Quando Forza Italia era all’opposizione ha sempre contestato l’imposizione di nuove tasse. È un dato di fatto che la parte politica che oggi governa questa città condanna il Pd accusandolo di essere il partito delle tasse, sia a livello nazionale che locale. Ma quando poi il centro destra amministra inserisce subito una tassa che per tre anni non c’è mai stata a Olbia, la Tasi, e applica l’imposta di soggiorno».

Tasi. La tassa sui beni indivisibili è stata votata dalla maggioranza la scorsa settimana. Per legge non viene pagata dai proprietari della prima casa, ma si applica sulle pertinenze (garage o cantine) se superiori a una. La giunta Nizzi ha scelto di estendere l’esenzione solo alla categoria D, di cui fanno parte opifici, capannoni industriali, istituti di credito, cinema, teatri, assicurazioni.

Felici per le tasse. Piccinnu mette poi in evidenza il silenzio delle associazioni di categoria, Confartigianato, Confcommercio, Confindustria, Consorzio Centro città. «Sono preoccupato per il silenzio che è seguito all'introduzione di una nuova tassa come la Tasi, tra l’altro non concertata – aggiunge il consigliere Dem –. Un balzello che tra l'altro penalizza imprenditori che appartengono alla stessa categoria. Ad esempio un meccanico della zona industriale non pagherà la Tasi e beneficerà del taglio dell’Imu. Quello che ha l’officina al centro invece sì. Ma forse siamo stati noi a sbagliare tutto. Quando abbiamo amministrato abbiamo cercato di non pesare sulle tasche dei cittadini. Anche noi con 6 milioni di euro di Tasi in tre anni avremmo potuto sistemare qualche strada in più o accendere la fontana di piazza Matteotti. Ma se alle associazioni di categoria e ai cittadini va bene così, fa bene Nizzi a mettere le tasse e garantirsi risorse fresche. Se questo sistema piace il prossimo anno il sindaco magari si sentirà autorizzato ad aumentarle».

Emendamenti bocciati. Le minoranze compatte avevano presentato due emendamenti. Chiedevano l’estensione dell’esenzione della Tasi e il taglio dell’Imu ad altre categorie. «La stragrande maggioranza degli imprenditori non appartiene alla categoria D, ma alla C1 e alla A10. Sono bar, ristoranti, negozi, uffici, piccoli laboratori artigiani – conclude Piccinnu –. Molti di questi imprenditori hanno anche dei dipendenti, penso ai tanti negozi del centro storico. Eppure non beneficeranno di alcuna riduzione. Non solo continueranno a pagare l’Imu come prima, ma in più dovranno pagare anche la Tasi per 2 milioni di euro».

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