La Nuova Sardegna

Olbia

Abbigliamento in finto cashmere la finanza sequestra 13mila capi

Abbigliamento in finto cashmere la finanza sequestra 13mila capi

Operazione delle fiamme gialle in un esercizio commerciale di via Roma. Denunciato il titolare Sciarpe e pashmine con fibre sintetiche vendute come tessuti pregiati. Il valore è di 150mila euro

26 ottobre 2018
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OLBIA. Pregiate solo secondo l’etichetta, visto che il tessuto delle sciarpe non era fatto di puro cashmere ma di banalissime fibre sintetiche. Un negozio di via Roma è così finito sotto la lente di ingrandimento della guardia di finanza del gruppo di Olbia, che alla fine ha dovuto sequestrare un qualcosa come 13mila capi, per un valore totale di 150mila euro. L’operazione dei finanzieri guidati dal maggiore Marco Salvagno rientra nell’ambito di quei servizi di polizia economico–finanziaria disposti dal comando provinciale, da pochi giorni guidato dal colonnello Giuseppe Cavallaro, con l’obiettivo di tutelare il made in Italy e di difendere i consumatori dalle frodi tra gli scaffali dei negozi. E così l’attenzione dei finanzieri si è concentrata sul monitoraggio dei prodotti tessili confezionati e in vendita nelle numerose attività commerciali gestite da cittadini di origine extracomunitaria. In via Roma, al civico 26A, è stata quindi scoperta una vera e propria centrale del falso. Il titolare dell’esercizio, un cittadino pakistano, A. S. F. del 1972, è stato denunciato dai finanzieri. All’interno del suo negozio i baschi verdi hanno sequestrato 13mila pezzi tra sciarpe e pashmine. Tutti capi che nell’etichetta presentavano l’indicazione «Pure cashmere 100 %», mentre in realtà erano composti prevalentemente da acrilico e poliammide, come accertato dalle accurate analisi di un laboratorio specializzato. Adesso una parte dell’abbigliamento sequestrato, almeno quella parte non pericolosa per le persone, sarà destinata alle esigenze delle famiglie che vivono in stato di povertà, come era già accaduto in passato. «La contraffazione e il commercio di prodotti non genuini danneggiano il mercato, sottraendo opportunità e lavoro alle imprese rispettose delle regole e ostacolando anche l’attrazione nella regione di investimenti nonché il rilancio dello sviluppo e della crescita dell’intero Paese» specifica in una nota la guardia di finanza. (d.b.)

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