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Uomini di mare

Olbia, Amleto Bertotto: «La mia vita al comando dei panfili con conti, principesse e industriali»

di Stefania Puorro
Olbia, Amleto Bertotto: «La mia vita al comando dei panfili con conti, principesse e industriali»

Il comandante 78enne racconta la sua storia: «Porto Cervo mi ha cambiato la vita, ricordo la gentilezza dell’Aga Khan»

18 marzo 2024
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Olbia. Tante storie in una. C’era un nonno, Camillo Ogno, che nella notte tra il 17 e 18 marzo 1918 si trovava a bordo del piroscafo “Tripoli”, affondato da un sommergibile tedesco. In quel tragico evento Camillo si salvò. E diventò un eroe. Perché portò in salvo altri 35 marinai come lui utilizzando le porte delle cabine come zattere per arrivare a terra, a Golfo Aranci. C’erano poi due genitori, proprietari di una flotta di pescherecci a Golfo Aranci, Giuseppe Bertotto e Assunta Ogno: amavano Shakespeare tanto da decidere di chiamare il secondogenito (ebbero 4 figli) Amleto. E proprio lui, oggi, all’età di 78 anni, racconta quanto il mare abbia avuto un ruolo importante nella vita della sua famiglia e da quando era bambino anche nella sua.

Amleto Bertotto, vedovo da due anni e padre di due figli, Giuseppe e Natascia, è un comandante di panfili. Nato a Chioggia quasi per caso, è cresciuto a Golfo Aranci e da tempo vive a Olbia. Ancora adesso si mette al timone per portare a spasso per il mare ricchi industriali, avvocati, imprenditori, attori. Porto Cervo è sempre stata la sua base e proprio lui piazzò la prima boa per segnalare la banchina, a bordo del rimorchiatore Attilius, quando era in costruzione il porto della Marina. «Porto Cervo mi ha dato tutto. Mi ha consentito di lavorare, mi ha permesso di costruirmi una casa e di farne una ai miei figli».

Da 13 anni è il comandante fisso di un famoso avvocato di Roma e anche per la prossima stagione, se non ci saranno intoppi, piloterà il suo yacht. «La mia vita in mare è piena di ricordi - dice Amleto Bertotto -, e non dimenticherò mai la gentilezza del principe Aga Khan. Mi salutava sempre con il sorriso e poi mi diceva: “Tu sei il comandante più elegante di Porto Cervo”. La mia divisa, rigorosamente bianca, era sempre perfetta. Ci tenevo molto, ma ci teneva soprattutto mia moglie Amalia che non dimenticava mai di darmi un cambio nel caso si fossero macchiati la camicia o i pantaloni. Che donna meravigliosa era mia moglie. Ed è grazie a lei che ho cominciato a fare il comandante. In passato ero imbarcato sui Canguri, poi nel 1973, ho preso il patentino a Cagliari per pilotare gli yacht. Appena siamo arrivati a Porto Cervo, io e mia moglie eravamo i custodi di una grande villa. Poi ho iniziato a uscire con i motoscafi e a guadagnare i primi soldi accompagnando persone facoltose a conoscere le baie della Costa Smeralda, le isole dell’arcipelago di La Maddalena, quelle della Corsica e tutta la fascia di mare più a sud, da Olbia a San Teodoro e anche oltre. Il mio primo titolare fu Ferdinando Villa: fu lui, presidente del Legnano, a vendere Gigi Riva al Cagliari. Villa era straordinario e di me, quando eravamo in mare, si fidava ciecamente. Anche perché io il mare della Costa Smeralda lo conosco alla perfezione. So dove ci sono le secche e mi è capitato spesso di vedere barche che affondavano».

Più il tempo trascorreva e più io, sempre al lavoro tra le banchine in attesa dei clienti, mi facevo conoscere. «Ho pilotato la barca della contessa Lampugnani e ogni volta che le facevo il baciamano, mi riempiva di mance. Mia moglie mi diceva di dare il massimo al lavoro in modo da sistemarci. Così è stato. Ho lavorato per 4 anni con Nazareno Gabrielli e poi con Piero Belloni, l’industriale della Termozeta morto 20 anni fa, che nel 1966 inventò la maglia ciclamino del Giro d’Italia. Indimenticabili le esperienze vissute con il grande tessitore Carlo Bonazzi e con Anna Maria Stoppani, fondatrice dell’omonimo colorificio. Proprio con la signora Stoppani, a largo di Porto Cervo, si ruppe il timone: lei si mise a piangere, mi disse di chiedere aiuto ma io la tranquillizzai dicendole che avrei risolto il problema: legai il remo del gommoncino in modo che la barra rimanesse ferma. E siamo arrivati a destinazione. Ho anche lavorato per Domenico Augusta, per Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e ora presidente del M5s e per l’attrice Cristiana Capotondi».

Bertotto parla anche della volta in cui la principessa Zhara, figlia dell’Aga Khan, lo invitò sul maxi yacht comprato dal padre. «Era ancora adolescente. Stava facendo il bagno e c’era qualcuno che la infastidiva. Presi allora un gommoncino e la scortai sino a riva. Lei mi ringraziò e mi invitò a bordo del gigante galleggiante da 50 metri. Le portai una scatola di cioccolatini. Era raggiante». La nuova stagione ora è alle porte e Amleto Bertotto è pronto per un’altra avventura. «Anche se ho 78 anni, continuano a cercarmi. E ne sono felice. Il mio patentino è ancora valido. Ora deciderò. Ma so che il mare mi sta aspettando».

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