Olbia, il Tar affonda la Marina della Sacra Famiglia: «Via i quattro pontili»
Secondo il tribunale è legittimo il mancato rinnovo della concessione
Olbia I quattro pontili galleggianti di legno per l’ormeggio delle piccole imbarcazioni non dovranno più esistere. Il mancato rinnovo della concessione demaniale da parte dell’Autorità di sistema portuale alla Marina della Sacra Famiglia è assolutamente legittimo. Lo ha stabilito il Tar della Sardegna con una sentenza che respinge il ricorso dell’associazione sportiva dilettantistica Marina Sacra Famiglia contro Adsp e Comune, il quale aveva stabilito l’incompatibilità di quei pontili con la nuova destinazione dell’area, a forte vocazione naturalistica e che ospita il nuovo percorso ciclopedonale dall’ex ponte di ferro all’aeroporto. Per il Tar «la decisione di concedere o meno un bene demaniale in concessione è oggetto di un’ampia discrezionalità che l’amministrazione competente deve esercitare, tenendo conto dell’esigenza di tutelare adeguatamente l’interesse pubblico primario affidato alle sue cure, unitamente agli altri interessi eventualmente incisi dalla relativa scelta gestionale». In questo caso i motivi di pubblico interesse prevalgono sull’iniziativa privata e, secondo il Tar, sono legittime le pretese del Comune recepite dall’Autorità portuale. Il Tar non si è invece pronunciato, non essendo un provvedimento attualmente operativo, sulla richiesta da parte dell’Adsp di eventuali indennizzi per abusiva occupazione «nella misura della somma pari al canone, maggiorato del 200%, dal giorno successivo alla scadenza del titolo concessorio (21 maggio 2024) fino al giorno di effettiva rimozione». Ma è la sanzione che rischiano gli ex concessionari della Marina della Sacra Famiglia.
Le motivazioni. Il Tar ha quindi respinto il ricorso degli operatori e accolto le motivazioni del Comune, che aveva spiegato come la presenza del punto di ormeggio fosse incompatibile con i lavori in corso e con lo stato dei luoghi a lavori stessi terminati, evidenziando che i suddetti interventi costituiscono la premessa per la realizzazione di un parco urbano costiero-marittimo, per cui «si intende procedere alla pulizia della fascia costiera e degli isolotti, alla creazione di percorsi, sui quali verranno individuati punti di avvistamento dell’avifauna presente» e che, inoltre, lungo l’intera linea di costa cittadina, compresa l’area di interesse della ricorrente, è in corso di realizzazione una pista ciclopedonale. Un’area, quindi, a forte vocazione naturalistica, che non contempla più l’esistenza dei pontili. Nell’ottobre dell’anno scorso un’ordinanza del Consiglio di Stato, su un ricorso presentato dall’Autorità di sistema portuale e dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, aveva accolto l’appello cautelare perché, in sostanza, si riteneva che la presenza della Marina – con i suoi pontili – interferisse con i lavori in corso del progetto Iti, creando anche dei problemi dal punto di vista della sicurezza. Un assunto confermato dalla sentenza del Tar, che di fatto condanna allo sgombero la piccola marina che, da anni, ha come base la spiaggia di Mogadiscio. Un angolo di golfo dove il Comune sta realizzando alcuni degli interventi di riqualificazione previsti dal progetto Iti: un parco sul mare con chioschi, pista ciclabile, aree fitness e skate park. Una mazzata per i 140 soci della Marina. Tutti proprietari di piccole imbarcazioni – tra cui anche pescatori – che adesso si ritroveranno improvvisamente senza ormeggio. A meno di un ricorso al Consiglio di Stato nella speranza di ribaltare la decisione del Tar.
La storia. Quella della Sacra Famiglia è una marina popolare. Nata nel 2015 con l’obiettivo di rimettere ordine nella zona di Mogadiscio, si è poi trovata al centro del cantiere dell’Iti. Il Comune, come ribadito in passato dal sindaco Settimo Nizzi, punta a liberare il tratto di costa nella zona da ogni imbarcazione. Le piccole e medie imbarcazioni troverebbero ospitalità tra la Marina di Tilibbas e parte del nuovo porto turistico che sorgerà nella linea di costa che va dal Molo Bosazza a via Poltu Ezzu, secondo le indicazioni dell’adeguamento tecnico funzionale disposto dall’Autorità di sistema portuale. Il Comune aveva così chiesto all’Authority di non rinnovare le concessioni alle attività presenti nel quartiere della Sacra Famiglia. C’è chi ha già dovuto fare le valigie, come lo storico cantiere Moro. La Marina, invece, si era appellata al Tar, sostenendo di non intralciare in alcun modo il progetto Iti. Il Tar, ad aprile 2024, aveva accolto il ricorso e fissato l’udienza. Nel frattempo, però, l’Authority si era nuovamente rivolta al Tar, ponendo stavolta alcune questioni legate alla sicurezza. Ma dopo un’ordinanza del tribunale amministrativo del luglio dell’anno scorso, l’Authority si era rivolta al Consiglio di Stato, che aveva accolto l’appello.